In passato, nella lista nera finirono titoli insospettabili. Mary Poppins, per esempio: nel 1938, la bambinaia più famosa del mondo fu accusata di fomentare “la sottomissione cieca alla governante”. Oggi a terrorizzare “benpensanti”, gruppi di destra e ultracattolici sono soprattutto i racconti di famiglie gay, storie illustrate e fiabe con due mamme e due papà. Proprio come Piccolo Uovo, libro distribuito negli asili, che ha scatenato l’ira della Lega Nord e di Forza Nuova. Il suo caso è solo uno degli ultimi tentativi di censura dei volumi dedicati ai più piccoli. Un fenomeno che oggi prende di mira soprattutto i temi dell’omosessualità e della transessualità, e che mette in allarme l’Aib, l’Associazione italiana dei bibliotecari. Tanto che sull’argomento ha voluto dedicare un incontro alla 52esima edizione della Fiera del libro per ragazzi di Bologna: “Le raccolte di ogni biblioteca devono riflettere gli orientamenti attuali e l’evoluzione della società e non possono essere soggette ad alcun tipo di censura ideologica, politica o religiosa”.

I casi – In tutta Italia se ne contano decine, e non tutti finiscono sui giornali. A febbraio, a Carate Brianza, la comparsa in biblioteca del libro illustrato ‘Ho 2 mamme‘ ha alzato un polverone, dividendo la città. Da Milano la vicenda è arrivata fino a Roma con alcuni consiglieri comunali di centrodestra che, raccogliendo la protesta di un gruppo di genitori, hanno presentato un’interrogazione in Senato per denunciare “la propaganda delle famiglie omosessuali“. Due mesi prima, in provincia di Nuoro, un gruppo di genitori, sostenuto da un sacerdote, si era mobilitato per fare piazza pulita di alcuni libri scelti per un’iniziativa anti-discriminazioni di genere. Andando ancora più in là nel tempo si arriva in Emilia. Nel 2003, a Fanano, nel modenese, una bibliotecaria era stata multata e accusata di spaccio di materiale pornografico (poi assolta) per aver prestato il libro ‘Scopami‘, di Virginie Despentes, a un ragazzo di 14 anni.

“Ne vediamo di tutti i colori”, dice Enrica Manenti, presidente dell’Aib. “A Sesto Calende, ad esempio, per togliere un libro dagli scaffali della biblioteca comunale, il sindaco Marco Colombo l’ha preso in prestito e mai restituito. Non siamo in un regime di censura, è vero, ma sono comunque episodi molto gravi, che toccano nel vivo la professione del bibliotecario”. Per questo la Commissione nazionale biblioteche e servizi per ragazzi dell’Aib ha deciso di creare sul proprio sito una sorta di cronistoria dei casi di censura, con una raccolta di materiali. “Scriveteci e segnalate – è stato l’appello che la bibliotecaria Caterina Ramonda ha rivolto ai suoi colleghi presenti – Una delle censure più gravi è proprio quella che si fa nelle biblioteche, togliendo i libri dagli scaffali. Ci sono titoli che non si riescono a trovare in nessuna biblioteca. Noi vogliamo tenere alta l’attenzione su questo tema”.

A Bologna, in due ore di confronto, editori, scrittori e bibliotecari hanno raccontato l’evoluzione della censura nell’editoria per bambini e per ragazzi, concentrandosi in particolare sulle nuove forme di controllo. La lista di parole, azioni e personaggi messi all’indice è lunghissima. Affonda le radici nei secoli scorsi e arriva fino ai giorni nostri. Oggi a puntare il dito e a invocare le cesoie sono genitori, altre volte insegnanti, altre ancora consiglieri comunali. I motivi sono sempre gli stessi: la salvaguardia della famiglia tradizionale e dell’innocenza dei bambini.

Manuela Salvi, scrittrice classe 1975, ha portato al convegno la sua esperienza personale. I suoi libri hanno come protagonisti personaggi gay, lesbiche e drag queen. E in quelli per adolescenti non mancano scene di sesso. “L’omosessualità non è una parolaccia, nessun bambino ha mai reagito male davanti a questo tema”. Il suo esordio risale al 2005, con Nei panni di Zaff, albo illustrato per bambini dell’asilo, che parla di omosessualità. “Allora non incontrai molti ostacoli. Poi, nel giro di 10 anni, la situazione è cambiata. Gli editori hanno cominciato a chiedermi sempre più modifiche, tagli, autocensure, per evitare di avere problemi. Ma capita anche che alzino la fascia d’età, così che un libro per bambini di 10 anni viene destinato ai ragazzi di 14. Sono limiti che deprimono uno scrittore”. Per questo nel 2012, l’autrice ha deciso di abbandonare l’Italia e volare Oltremanica. E oggi, si definisce “una rifugiata culturale”. “Non si possono negare dei fatti che esistono e ci sono, come le famiglie gay. Altrimenti si crea una dittatura degli adulti che decidono cosa i bambini devono conoscere e cosa no”.

Presente all’incontro anche Francesca Pardi, editrice della casa Lo Stampatello. Si tratta di una piccola realtà che tra i suoi titoli ha anche Piccolo uovo, il libro illustrato che Forza Nuova ha detto di voler bruciare in piazza. “All’inizio, quando abbiamo deciso di iniziare a pubblicare favole sulle famiglie omogenitoriali fu un suicidio imprenditoriale. Il mercato non ci appoggiava. Oggi la censura non è più delle istituzioni, ma arriva sempre più spesso dai genitori, che pretendono di sovrapporsi a professionisti, insegnanti o bibliotecari, imponendo una censura selvaggia. E il paradosso è che nella quasi totalità dei casi queste persone non aprono nemmeno i libri che vogliono eliminare”.

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