Restyling completo in grado di coniugare l’estetica con la fruibilità: è il Museo Egizio di Torino 2.0. Tre anni e mezzo di lavori – in cui lo spazio non è mai stato completamente chiuso raggiungendo un numero record di visitatori per il 2014 – e un investimento di 50 milioni di euro frutto della collaborazione tra Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, ministeri competenti e istituzioni locali, in un perfetto connubio tra pubblico e privato, per un allestimento nuovo di zecca che trasforma un museo antiquario, di gusto ottocentesco, in un polo archeologico che racconta la storia degli oggetti, ricostruisce i contesti storici, valorizza il ruolo della ricerca. Il rinnovamento è ben visibile già dal logo, da cui è stata tolta la scritta “Torino”, ed è stato ridisegnato come una sorta di graffito con il geroglifico simbolo dell’acqua per creare un legame tra il fiume Nilo e il fiume Po.

Oggi (martedì 31 marzo) il Museo Egizio ha aperto le sue porte alle autorità, alla stampa e ai membri della comunità scientifica internazionale, in particolare agli studiosi dell’Antico Egitto. All’inaugurazione hanno partecipato il ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, il sindaco del capoluogo piemontese Piero Fassino, la padrona di casa, la presidente Evelina Christillin, e il neo direttore Christian Greco. Tra gli ospiti anche direttori e curatori di musei europei e ovviamente tutti coloro che hanno partecipato al grande cantiere, tra questi il progettista Aimaro Isola e il figlio Saverio, che hanno vinto la scommessa di rendere “moderno” un contenitore aulico come l’ex Collegio dei Nobili firmato da Guarino Guarini. Per domani, invece, è prevista l’apertura ufficiale al pubblico con ingresso gratuito dalle 9 a mezzanotte e offerta libera a favore della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro. Un traguardo importante, dunque, per il secondo museo egizio al mondo, dopo quello del Cairo, raggiunto rispettando tempi e costi e che ora si prepara ad accogliere il pubblico dell’Expo.

Raddoppiato nella superficie, il nuovo museo ha inglobato anche l’ex Galleria Sabauda passando da 6400 a 10mila metri quadrati disposti su quattro piani collegati da un sistema di scale mobili che, nella visione dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti, dovrebbero richiamare un ideale percorso di risalita lungo il Nilo. Ma non è l’unica novità: a far rinascere i preziosi tesori, la scomparsa delle teche a favore di ariosi cristalli che permettono al visitatore una osservazione più limpida e reale. Inoltre, i 44 papiri custoditi, il più lungo dei quali misura 18 metri, per un totale di 200 metri, sono ora raccolti in un’unica sala. E poi statue di divinità, monili, reperti di ogni genere e sarcofagi decorati, molti dei quali restaurati, adesso sono esposti in apposite vetrine intorno a cui si potrà girare a 360 gradi, garantendo così una visione tridimensionale. Proprio la galleria che custodisce i sarcofagi riserva una delle tante sorprese del nuovo museo: durante i lavori, sotto vari strati di intonaco, sono stati rintracciati affreschi ottocenteschi con animali realizzati quando quei locali ospitavano il Museo di Scienze naturali e che ora sarà possibile ammirare.

E non mancano le novità multimediali: mentre si passeggia per le sale grazie a un tablet o a uno smartphone, si potranno tradurre in tempo reale i geroglifici che per millenni hanno celato oscuri misteri o intraprendere un percorso interattivo dedicato al Nilo.

Ad accompagnare il visitatore in questo percorso museale rinnovato che consente di assaporare ancor più delle bellezze della civiltà egizia, si aggiunge il percorso scientifico allestito dal direttore Greco che spiega la “connessione” dei reperti con i luoghi di origine, tra di loro e con gli oggetti presenti in altri siti europei e la genesi “torinese” del museo. Infine, ma non meno importante, l’introduzione delle audioguide in lingua araba che risponde all’esigenza di far viaggiare nel tempo, dal 4000 a.C. al 700 d.C, tra i 30mila reperti conservati, un pubblico quanto più ampio possibile.

Articolo Precedente

Videoritratti: Vittorio e Sonny, due inseparabili

next
Articolo Successivo

Roma, Mura Aureliane: la ‘scoperta eclatante’ e le molte manomissioni

next