Perché non comprate la Tesla?”. Con questa semplicissima domanda, un paio di settimane fa uno degli investitori della Apple ha chiesto al numero uno della Mela, Tim Cook, quello che in molti si chiedono: perché il colosso tecnologico, che vuole sbarcare nell’industria dell’auto e ha un sacco di soldi da investire, non acquista un marchio “cool” come Tesla? La casa automobilistica fondata da Elon Musk, peraltro, rispecchia la sua filosofia: vetture alto di gamma, con un design che piace in tutto il mondo, che soprattutto che guardano al futuro. Durante il meeting a Cupertino, Cook ha cercato di dribblare le proposte degli investitori sulla volontà di acquisire l’azienda automobilistica, spostando il discorso su CarPlay, il software che connette i sistemi multimediali delle automobili con l‘iPhone. Almeno nella caccia ai talenti, le due aziende sono in competizione: tra gli sviluppatori di Tesla, alcuni sono volti noti a Cupertino, e Tesla è l’azienda che nel mondo ha più dipendenti ex Apple.

Elon Musk annuncia novità

Dal canto suo Elon Musk su Twitter ha annunciato per il 30 aprile una novità non automobilistica, forse qualche innovazione nel campo delle batterie. Ma se negli Stati Uniti la Tesla è l’immagine dell’azienda di successo, amata e desiderata, dall’altra parte del mondo ha qualche difficoltà. In Cina, Tesla è sbarcata con un piano ambizioso per dominare il segmento delle eco-car, in un mercato dove i nuovi ricchi sono molto interessati all’innovazione. E in effetti all’inizio hanno riscosso successo, con le prime consegne lo scorso aprile. Ma i problemi sono iniziati presto: prima la protesta di diversi clienti per i ritardi, poi un interesse sempre più tiepido dei potenziali acquirenti, spaventati dalla mancanza di colonnine di ricarica. I Supercharger, le colonnine di ricarica rapida proprietà della Tesla, sono appena una sessantina in Cina, dove chi vive nelle grandi città spesso non ha la possibilità di avere un garage e quindi un caricatore domestico.

Elon Musk sarebbe stato ingannato dagli speculatori cinesi, che gli hanno fatto credere che la domanda per le elettriche era altissima. E adesso Tesla licenzia un terzo dei dipendenti in Cina

Ma Elon Musk sarebbe anche stato “ingannato” dagli speculatori cinesi, secondo avrebbe detto lo stesso Musk all’agenzia di stampa Xinhua e riportato da Business Insider. Gli speculatori gli avrebbero fatto credere che la domanda per le auto elettriche era estremamente alta, inducendolo a importare nel paese più auto del necessario. “La Cina è l’unico posto sulla Terra dove abbiamo scorte in eccesso”. Così dopo un 2014 chiuso con meno di 2.500 Model S vendute (Elon Musk aveva posto come obiettivo di successo 5.000 consegne), il 2015 non è iniziato nel migliore dei modi. A gennaio sono stati consegnati 269 veicoli, in linea con l’anno precedente. Un risultato mediocre che ha già portato le prime conseguenze: in Cina sono stati tagliati 180 dipendenti su 600 totali, il 30% della forza lavoro nel Paese.

Musk optimistic Twitter

A Palo Alto si dicono fiduciosi perché sono sulla strada giusta in un mercato che ha grandi potenzialità. Ieri Elon Musk ha twittato “Sono molto ottimista riguardo al futuro a lungo termine della Tesla in Cina. Ho una grande fiducia nel team Tesla China“. Tutto vero, visto anche che la Cina ha avviato delle politiche per ridurre le emissioni di CO2 e sta iniziando a sviluppare una coscienza green. Ma Tesla si troverà a concorrere con aziende che hanno già una grande forza di brand in Oriente. A partire da BMW, che ha lanciato la i3 e la i8, passando per Audi, che produrrà in loco una versione ibrida plug-in della A6. Daimler, invece, ha già un contratto con la cinese BYD per produrre la Denza, un’elettrica con un’autonomia di 300 chilometri. La sfida è aperta, ed Elon Musk dovrà affilare le armi, per combattere contro i tedeschi del lusso che non hanno alcuna intenzione di lasciarsi scappare la Cina.

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