Un’anteprima tutta italiana, da scoprire in tutti i suoi dettagli, per conoscere la storia di un fotografo troppo a lungo dimenticato. Si tratta di Il segreto svelato al Mast Photo Gallery di Bologna che fino al 3 maggio presenterà una vasta panoramica del lavoro di Emil Otto Hoppé con oltre 190 opere in bianco e nero, ritratti espressivi e scatti di un’epoca industriale dei primi del Novecento.

La mostra, curata da Urs Stahel, arriva per la prima volta in Italia con un patrimonio ricchissimo e raro dopo una prima presentazione alla National Portrait Gallery di Londra (nel 2011). Raro perché di Hoppé pochi conoscono addirittura l’esistenza. Nonostante infatti il suo lavoro sia stato davvero immenso e lui fosse considerato uno dei ritrattisti più famosi dell’epoca, Hoppé, dopo la sua morte, è stato completamente ignorato e la sua intera opera rimasta sepolta in un archivio londinese.

A riportare alla luce tutto il suo lavoro è stato lo storico e curatore Graham Howe che, dopo un incontro puramente casuale con il nipote di Hoppé, ha deciso di andare alla ricerca di questo fotografo di cui non conosceva ancora l’esistenza. “Quel ragazzo mi disse – racconta Howe – tu sei uno storico della fotografia: come mai si parla poco di mio nonno? Gli risposi che non sapevo dargli una risposta anche perché di fotografie di suo nonno ne vidi davvero poche. Lui mi disse ‘Cercale’. E così ho fatto”. Howe si mise subito alla ricerca e arrivò a Londra per cercare qualche immagine in un archivio. Per caso scoprì che tutti i suoi scatti, circa 6000 stampe, erano lì, tutti rigorosamente catalogati per tema e non per artista.

Scatti di danza (coi celebri ritratti dei ballerini russi), di città, opere cubiste, ferrovie, architetture, scatti industriali. Un artista di incredibile versatilità i cui scatti raccontano l’evolversi di un’epoca, tra industria, cambiamenti sociali, arte e nuovi canoni di bellezza con immagini in grado di unire mondo esteriore con quello interiore e dove i toni emergono tanto quanto i colori ricchi (pur rimanendo nell’ambito della foto in bianco e nero). Insomma, il Mast ci offre un’occasione unica per scoprire un grande fotografo rimasto troppo a lungo dimenticato e lo fa in modo del tutto originale. Non ci saranno infatti solo immagini statiche appese nelle grandi sale del Mast ma al piano terra, nella ‘camera oscura’- ci saranno anche una serie di videoproiezioni dedicate ai ritratti e ai viaggi che Hoppé ha svolto in giro per il mondo per documentare e raccontare società e popolazioni dell’epoca.

Un grande lavoro visivo, insomma, e di grande impatto emotivo, corredato da citazioni (tratte soprattutto dalla biografia di Hoppé) che riassumono la sua visione fotografica del mondo e permettono di scoprire un lavoro di importanza storica e bellezza al pari di Edward Weston, August Sander e Edward Steichen.

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