Da un lato l’élite delle trivelle, riunita a Ravenna per la tre giorni (25 – 27 marzo) dell’Offshore mediterranean conference. Dall’altro Legambiente e i comitati di cittadini che chiedono tutele per il territorio e le coste. La costa romagnola si divide tra l’ottimismo per un settore che porta con sé un massiccio indotto economico (raddoppiando le estrazioni, si prevedono 15 miliardi di potenziali investimenti) e le forti preoccupazioni ambientali. Mentre i grandi gruppi del settore – da Eni a Edison, passando per le delegazioni istituzionali e industriali di 34 Paesi – si confrontavano al Pala De Andrè sul futuro del settore nella città intorno a cui ruota il distretto oil&gas più importante del Paese, i toni del dibattito sono saliti. Anche perché nel frattempo il governo si appresta a presentare alle Camere il provvedimento che recepisce la direttiva comunitaria 2013/30/Ue sulla sicurezza delle operazioni di estrazione di gas e petrolio in mare. E in città sono roventi i confronti sul problema della subsidenza, cioè l’abbassamento verticale del fondo marino: le località costiere di Lido di Dante e Lido Adriano dal 1984 al 2011 sono sprofondate rispettivamente di 45 e 40 centimetri, il che equivale a una media di circa 1,5 centimetri annui.

Il processo, si legge sul sito della Regione dedicato ai temi ambientali, è stato accelerato dalla “estrazione di fluidi dal sottosuolo, ampiamente praticata nei territori dell’Emilia-Romagna nelle ultime decine di anni”. “L’uso del suolo della fascia costiera, soprattutto nelle zone di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, è passato dal 7% del 1943 al 40% del 2008. Tuttavia, i problemi di erosione delle spiagge e della subsidenza non sono solamente di origine antropica, ma anche dovuti a cause naturali”, ha spiegato la dottoressa Luisa Perini, del servizio geologico, sismico e dei suoli della Regione, intervenuta al dibattito organizzato da Fiom e Filctem Cgil. Mentre il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, ha detto che “in Italia, e a Ravenna in particolare, abbiamo aziende che operano in totale sicurezza e nel più assoluto rispetto dei lavoratori e dell’ambiente”. Spiegazioni e rassicurazioni che non bastano a Legambiente e in particolare al comitato di Lido di Dante, che è tornato a chiedere di ripensare l’attività della piattaforma Angela Angelina, situata a circa un miglio dalla costa e che, con le sue estrazioni, aggraverebbe gli effetti della subsidenza. Le polemiche vanno avanti da gennaio, quando il Comune ha rinnovato l’accordo con Eni per le estrazioni.

“Facendo una proiezione con gli ultimi dati Arpa disponibili, fino al 2027 (anno in cui scadrà il rinnovo della concessione della piattaforma, ndr), Lido di Dante si abbasserà come minimo di altri 33 centimetri e Lido Adriano di ulteriori 22, trascinando giù come un imbuto tutte le località limitrofe, la pineta Ramazzotti e la riserva naturale di Stato. È quindi essenziale che i nostri amministratori si impegnino a porre in atto le più opportune politiche di pianificazione, tutela e salvaguardia del territorio e delle nostre coste”, scrivono i cittadini in una nota. “Si nega che estrarre inquina l’ambiente, mentre si afferma che storia, tradizione, agricoltura e pesca possano stare insieme alle trivelle – rincara Francesca Santarella, consigliere comunale M5S –. Puntare sulle estrazioni è una scelta miope anche dal punto di vista economico. Si continuerà a sfruttare il territorio senza un impegno concreto per l’utilizzo di fonti rinnovabili; i posti di lavoro si possono creare anche concentrandosi sull’efficientamento energetico e la messa in sicurezza del territorio”.

A rispondere alle polemiche ambientali, dal Pala De Andrè è arrivata la voce del consigliere regionale Pd, Gianni Bessi: “Se vogliamo mantenere il benessere delle nostre comunità non possiamo fermare la ricerca e lo sviluppo di fonti energetiche, sia tradizionali che alternative”. Dello stesso parere Vicari, che ha spiegato come il governo, dopo le misure inserite nello Sblocca Italia, sia intenzionato ad accelerare con il recepimento della direttiva europea sulla sicurezza offshore: “Avremo nuove regole indirizzate a garantire un più alto livello di sicurezza per la costruzione e la gestione degli impianti”.

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