Bloccare i tasti del telecomando dei canali Cuatro e TeleCinco, non comprare i prodotti che vengono pubblicizzati sulle due reti, continuare a stimolare una campagna contro la proprietà via Twitter, chiedere il reintegro di un giornalista e la chiusura dei programmi più discussi. In Spagna è da giorni in atto una campagna di boicottaggio contro le reti targate Mediaset. L’obiettivo è quello convincere il numero più alto possibile di telespettatori a non passare un minuto sui due canali generalisti, far crollare lo share e con esso i gettoni di presenza degli sponsor. Ma soprattutto sensibilizzare l’opinione pubblica sulla libertà di stampa e difenderla, anche a suon di cinguettii.

In un palinsesto già ricco di programmi-spazzatura – è il pensiero di chi protesta sui social – con il Grande Fratello che arriva alla finale della sua quindicesima edizione, incontrare un prodotto televisivo degno di questo nome sulle due
reti era quasi impossibile. Ora lo è ancora di più, perché il volto più autorevole dei canali controllati da Silvio Berlusconi al di là dei Pirenei, Jesús Cintora, 38enne di Ágreda, riferimento del programma informativo Las mañanas de Cuatro, è stato accantonato.

 

Nessuna lettera di licenziamento, per il momento, ma una destituzione dalla conduzione che ha gridato allo scandalo e fatto schizzare il #BoicotAnunciantesMediaset tra i trending topic già dallo scorso weekend. Mediaset, con uno stringato comunicato, ha detto che la sua linea editoriale è di informare i cittadini, non di formare gli spettatori. Cintura sarà “parcheggiato” nella redazione, senza un programma, senza comparire in tv e con ancora un anno di contratto. Tradotto: pagato per stare in silenzio, in un angolino, e colpevole di denunciare molte scelte politiche discutibili del governo guidato da Mariano Rajoy.

“L’editto bulgaro in salsa spagnola” non è nuovo da queste parti. Prima di Jesus Cintora toccò ad Ana Pastor, accantonata dalla conduzione di Los Desayunos de Tve della rete pubblica per domande sgradite al Partito Popolare durante l’intervista con Mahmud Ahmadinejad. Jordi Evole, suo attuale collega de La Sexta, è stato additato più volte di per essere il portavoce ufficioso di Podemos durante la trasmissione Salvados. José Miguel Monzón ha recente vinto il Premio Internacional de Humor Gat Peric per le sue divertenti battute durante El Intermedio, sketch che ovviamente non fanno mai sorridere Rajoy né l’esecutivo. Tutti presentatori ostili, tutti contro il PP, un leitmotiv già visto. Il governo, già sotto accusa per aver dato alla luce la Ley Mordaza (legge bavaglio), un provvedimento che riduce sensibilmente la possibilità di riunirsi e la libertà d’espressione, rifiuta ogni dialogo. Dice di essere appoggiato dalla gente, quando quest’ultima lo scorso weekend è scesa in piazza proprio per protestare contro il bavaglio dell’informazione. La legge è stata votata solo dalla maggioranza ma il Psoe di Pedro Sanchez ha già detto che ricorrerà al Tribunale Supremo per modificarla.  

Il caso Cintora ha creato un effetto boomerang e scatenato una campagna di boicottaggio verso i prodotti più pubblicizzati sulle reti del Biscione. A farne le spese Nescafe e Danone, Canal+ come Puleva, in una sorta di lista della spesa del non-comprare. Non solo. Oltre 140.000 persone hanno firmato la petizione per chiudere il programma Sálvame, sempre delle reti Mediaset, per volgarità, odioatti immorali. A Mediaset non manca nulla: un presentatore in castigo, una campagna di boicottaggio sulle reti sociali, un’accusa di silenziare le voci fuori dal coro, soprattutto se invise al numero uno della Moncloa. Si legge Spagna, ma ricorda tanto l’Italia di qualche anno fa.

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