Art. 1 – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Forse una volta era così. Oggi l’Italia è un Paese fondato sulla spintarella, sulla raccomandazione, sul lavoro non lavoro, ovvero sul lavoro “aggratis”. Tempo fa girava un video su youtube dove ironicamente dei ragazzi sottolineavano il problema del “lavora gratis in cambio di visibilità”. Succede anche questo nel Bel Paese, come se le bollette le potessimo pagare con “la visibilità”.

Caro Ministro Poletti la cosa che mi fa paura è che siete entusiasti che 49 mila giovani possano fare “stage” per entrare nel mondo del lavoro. Questi stage hanno fini educativi? Siamo sicuri che i ragazzi impareranno un lavoro o saranno messi a fare fotocopie o a passare le posate con l’aceto? No perché tutto ciò è educativo ma i ragazzi già a 15 anni devono anche conoscere il concetto di “dignità“.

Se invece gli stage li intendete come “possibilità di crescita con previsione di un rimborso spese” che spinga il giovane a conoscere a 360 gradi il mondo del lavoro e quindi vi sia una vera crescita personale, allora tanto di cappello. Sai Ministro, perdona il darti del ‘tu’, qui tanti sono “furbetti” e questi ragazzi non sono tutti pelandroni come si vuol far credere. Ci sono proposte oscene qui fuori: 2 euro l’ora per portare le pizze, farsi una stagione estiva a 400 euro al mese stando sotto il sole 12 ore e quando ti va bene quei 400 euro li vedi, altrimenti hai fatto solo ‘esperienza’ e ti sei abbronzato gratuitamente, oppure “lavora gratis che la mia azienda ti fa curriculum”.

Ecco, quel curriculum se vivessimo in un Paese normale, sarebbe almeno un punto a favore. Ma qui in Italia, caro Ministro, il curriculum, le esperienze, specie se superi una certa età è addirittura una discriminante. Sai quanti di noi si sono sentiti dire:”Sei troppo qualificato per questo lavoro non possiamo permetterci uno stipendio all’altezza delle tue capacità?” Beh, diversi.

Ecco allora che ai giovani io preferisco dare 3 mesi di vacanza ma più dignità, a meno che il progetto “stage” non sia un qualcosa serio che a questi ragazzi dia la voglia di studiare per credere in un futuro. Quel futuro che tanti di noi non vedono allo stato attuale e dove laureato spesso fa rima con disoccupato. Sul fatto.it si può trovare la rubrica Cervelli in fuga dove molti ragazzi hanno trovato fortuna lasciando questo Paese. Fatti delle domande Poletti. Cosa non funziona davvero?

Davvero crede che il problema siano i tre mesi di vacanza di adolescenti o l’attenzione possiamo porla sulle aziende e magari dare incentivi a chi assume i neodiplomati o i neo laureati? Credere nei giovani vuol dire anche fare programmi concreti di supporto. Credere nei giovani vuol dire credere in loro e dare la dignità che per troppo tempo questo Paese ha tolto a molti. Credere nei giovani vuol dire anche investire nella scuola e dare loro i mezzi affinché già nel periodo scolastico abbiano gli strumenti per affrontare il loro futuro.

Ministro Poletti, uscite dai vostri palazzi e toccate almeno per un mese intero la realtà. Smettetela di farvi film assurdi, qui fuori c’è un mondo che ha bisogno di credere in questo Paese e iniziare a vedere nella nebbia che si è creata un barlume di futuro.

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