Il dado ormai è tratto. Ma sulla pillola dei 5 giorni dopo (EllaOne è il nome commerciale) il dibattito rimane acceso. Al centro c’è il diritto della donna di poter scegliere liberamente in materia di sessualità e riproduzione, e in generale rispetto al proprio corpo. Per la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) la liberalizzazione di EllaOne, il contraccettivo d’emergenza prodotto dall’industria francese Hra Pharma, non rappresenta un passo in avanti. Ricordiamolo, la decisione di rendere disponibile la pillola senza l’obbligo di prescrizione medica è stata presa il 21 novembre dal Committee for Medicinal Products for Human Use (Chmp) dell’Ema (l’Agenzia europea del farmaco). Approvata il 7 gennaio dalla Commissione europea. E confermata in Italia due giorni fa dall’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), che però ha mantenuto la ricetta per le minorenni. La ragione del Chmp, spiegata in un comunicato, è che il farmaco funziona di più se assunto entro le 24 ore dal rapporto sessuale a rischio, e quindi “rimuovere la necessità di prescrizione dovrebbe velocizzare l’accesso delle donne a questo medicinale, e aumentarne di conseguenza l’efficacia”.

“È una follia – commenta Paolo Scollo, presidente Sigo e primario all’Ospedale Cannizzaro di Catania -, togliendo l’obbligo della ricetta medica la donna pensa di poterlo usare come un normale contraccettivo ogni volta che vuole. E invece deve essere un rimedio solo occasionale. Un sovradosaggio può causare effetti sui muscoli uterini, rendendoli non idonei a una futura gravidanza, la scomparsa delle mestruazioni per un lungo periodo, diarrea e nausea. Insomma, non va presa come una bibita al bar. Ma chi glielo spiega adesso? Il medico nel suo studio informa la paziente sulla pillola, sulle sue controindicazioni, sulle malattie trasmissibili sessualmente in mancanza di precauzioni, e sui metodi di contraccezione più sicuri”.

Finora EllaOne è stata usata da oltre tre milioni di donne in 70 Paesi del mondo. Secondo l’Ema i suoi benefici sono superiori agli effetti collaterali che può causare (i più comuni sono mal di testa, nausea, dolori allo stomaco e dismenorrea). “Ma, ripeto, non previene le malattie sessuali. E troppa gente lo ignora. Nel mio lavoro me ne accorgo tutti i giorni. C’è la convinzione che la pillola anticoncezionale ripari dal contagio dell’Hiv, ma è un errore. Non è un caso che l’Italia è all’ultimo posto in Europa per l’uso del profilattico, che invece è un ottimo rimedio. Ecco perché è fondamentale fare educazione sessuale nelle scuole. L’anno scorso ho presentato al ministero dell’Istruzione un programma di formazione per gli insegnanti ma non ho ricevuto risposte”.

La rete di sorveglianza degli ospedali pubblici, coordinata dal Centro operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità, nel suo ultimo report (giugno 2014) rileva che tra il 1991 e il 2012 ha registrato 96.752 nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse (Ist). Le diagnosi di infezioni più comuni sono quelle da Clamydia trachomatis, soprattutto nei giovani tra i 15 e i 24 anni, da Trichomonas vaginalis e da Neisseria gonorrhoeae. Dal 2006 si è verificato anche un aumento delle segnalazioni di linfogranuloma venereo. Un altro dato preoccupante è che nel 2012 l’Hiv è risultato quasi 20 volte più frequente nelle persone con Ist e che circa il 20 per cento di queste ha scoperto di essere Hiv positivo quando ha ricevuto la diagnosi della malattia sessuale.

Sulla liberalizzazione della pillola dei 5 giorni dopo, il 10 marzo era arrivato il parere contrario del Consiglio superiore di sanità (Css), interpellato dal ministero della Salute. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e membro del Css, è stato uno dei esperti fuori dal coro che ha votato a favore. “Il Css ha sbagliato a opporsi. Era logico seguire l’Ema perché al momento non ci sono evidenze scientifiche forti contro l’uso di EllaOne. Chi pensa davvero che sia dannosa potrebbe impugnare il provvedimento e invece nessuno lo ha fatto. È inutile quindi fare polemiche”.

Garattini è d’accordo sull’obbligo della prescrizione medica per le under 18, “è una scelta saggia – dice – perché chi è giovane è ancora inesperto”. Ma, sottolinea, “la libera commercializzazione del farmaco non può essere un evento isolato. Va accompagnata a interventi di formazione sulla sessualità rivolti a genitori, insegnanti e studenti a partire dalle scuole elementari. Ci sono credulità che vanno estirpate. La pillola contraccettiva non ripara dal papilloma virus o l’Hiv”. Ai ginecologi che bocciano la delibera dell’Aifa, replica: “È assurdo che la donna in Italia sia libera di abortire e non di assumere una pillola per evitare l’aborto in un secondo momento. E poi, pensiamo a tutte quelle donne che subiscono violenze sessuali dal partner tra le mura domestiche e per la vergogna non hanno il coraggio di andare dal medico per farsi ordinare la pillola. Se diamo l’opportunità di acquistarla liberamente in farmacia, le vittime di abusi possono evitare gravidanze indesiderate”. Lo scienziato, infine, fa notare che l’Ulipristal acetato, il principio attivo di Ellaone, è un anti-progestinico, cioè una molecola che contrasta l’effetto del progesterone, l’ormone che favorisce la fecondazione e l’annidamento, e quindi se una donna già incinta prende la pillola, non perde il bambino.

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