Il 24 marzo Andreas Lubitz, il copilota che ha fatto volontariamente schiantare l’Airbus Germanwings contro le Alpi francesi, non doveva andare al lavoro. I dottori gli avevano prescritto il congedo per quel giorno, ma il 27enne ha strappato il certificato medico, ritrovato dagli inquirenti durante le perquisizioni nelle sue abitazioni a Montabaur – dove viveva coi genitori – e Duesseldorf. Dal documento emergono patologia e trattamento, ma il giovane – che già in passato era aveva sospeso il suo addestramento per ”una sindrome da burnout, una depressione – ha voluto nascondere al suo datore di lavoro la malattia, salendo così sul volo nel quale hanno perso la vita 150 persone. Germanwings ha confermato di non avere mai ricevuto il certificato che per martedì lo indicava come malato.

Secondo il quotidiano Bild, ha attraversato “un episodio depressivo pesante” nel 2009 ed è stato sottoposto a cure psichiatriche. Da allora seguiva un trattamento “medico particolare e regolare”. Queste informazioni, aggiunge il tabloid tedesco, erano state trasmesse a Lufthansa, la compagnia aerea della quale fa parte Germanwings. E il sito T-online scrive che Lubitz era paziente dell’ospedale universitario di Duesseldorf da febbraio. Il 10 marzo l’ultima visita “di carattere diagnostico”, anche se i dettagli sono coperti da segreto professionale. Non si conosce il reparto in cui veniva curato e un portavoce della clinica spiega che è “impreciso” parlare di depressione. Per il Tagesspiegel si tratterebbe comunque di problemi di salute mentale.

A tre giorni dalla tragedia si aggiungono così nuovi particolari, che arrivano in gran parte dalla stampa tedesca. Lubitz sei anni fa era stato in parte giudicato “non idoneo al volo” durante l’addestramento nella scuola della Lufthansa di Phoenix, negli Usa. Gli investigatori hanno inoltre trovato chiari indizi di “una malattia psichica“. Una delle piste seguite in questo momento è quella della crisi amorosa: il ragazzo di 27 anni si era appena lasciato con la fidanzata che avrebbe dovuto sposare. Gli inquirenti tedeschi non hanno però trovato nessun indizio o elemento che annunciasse l’intenzione del copilota di volersi suicidare, né alcuna rivendicazione del gesto nel materiale che hanno sequestrato nelle sue abitazioni. Sempre secondo Bild, inoltre, il comandante rimasto chiuso fuori dalla cabina di pilotaggio, uscito momentaneamente, per rientrare ha cercato anche di sfondare la porta con un’ascia perché Lubitz si era rifiutato di aprire e gli aveva negato l’accesso.

L’Autorità per l’aviazione civile tedesca (LBA) ha richiesto alla Lufthansa l’accesso alla documentazione medica completa del copilota per poter trasferire il materiale alle autorità inquirenti francesi.

L’ascia usata dal comandante – I nuovi dettagli aggiungono informazioni su cosa sarebbe successo nei minuti precedenti l’incidente. La Bild scrive che il comandante chiuso fuori dalla cabina dal copilota ha cercato di buttare giù la porta blindata con un’ascia per cercare disperatamente di evitare il disastro. La notizia non è stata confermata dalla compagnia, ma un portavoce di Germanwings ha effettivamente riconosciuto che a bordo c’era anche l’oggetto, che “fa parte delle apparecchiature di sicurezza di un A320″.

Bild: “Lufthansa sapeva del trattamento a cui era sottoposto” – Al centro delle indagini resta la presunta depressione di Andreas Lubitz. Il copilota era stato “più volte retrocesso”, scrive sempre Bild, durante l’addestramento al volo di Lufthansa, che ha frequentato dal 2008. “Nel 2009 gli è stato diagnosticato ‘un grave episodio depressivo poi rientrato'”. In totale sarebbe stato sotto trattamento psichiatrico per un anno e mezzo. Da allora, rivela il quotidiano tedesco Bild che ha avuto accesso ai documenti ufficiali dell’autorità tedesca di supervisione del trasporto aereo, Lubitz seguiva un trattamento “medico particolare e regolare”. Queste informazioni, aggiunge il quotidiano, erano state trasmesse a Lufthansa, la compagnia aerea tedesca della quale fa parte Germanwings.

Emersi indizi di “malattia psichiatrica” durante le perquisizioni – Sono state perquisite le sue due abitazioni e secondo il Der Spiegel gli inquirenti della Procura di Dusseldorf hanno trovato indizi di una malattia psichica. La polizia della città tedesca di Montabaur, insieme a un uomo coperto da una giacca per non rivelare la sua identità, si è recata nell’abitazione dei genitori del ragazzo e ha portato via tre sacchi blu, uno scatolone e un pci. Perquisito anche l’appartamento di Lubitz a Dusseldorf, da dove gli inquirenti hanno portato via alcuni oggetti. 

La famiglia di Lubitz interrogata a Marsiglia – Secondo quanto riferisce Le Parisien, la famiglia di Lubitz è stata interrogata nel pomeriggio del 26 marzo dalla Gendarmerie Nationale dopo il suo arrivo a Marsiglia, per cercare di capire il folle gesto del giovane copilota. Come tanti altri famigliari, i suoi parenti, ancora ignari di tutto, avevano preso l’aereo dalla Germania per raggiungere Marsiglia e quindi il luogo della tragedia a bordo di un pullman. Solo una volta in Francia hanno appreso della ricostruzione degli inquirenti secondo cui alla base del disastro c’è stata proprio l’azione del ragazzo. Oltre all’interrogatorio con i gendarmi, la famiglia di Lubitz è stata messa sotto l’alta protezione degli agenti francesi mentre in Germania insulti e telefonate di minaccia sono arrivate a coloro che hanno lo stesso cognome.

A Le Vernet, sul luogo del disastro aereo, i familiari delle vittime hanno incontrato quelli del copilota. Lo sostiene Joel Balique, moglie del primo cittadino del paese della tragedia. “Non ho visto rabbia nei loro confronti – dice – ma solo comprensione”. Balique gestisce il piccolo villaggio turistico trasformato in centro d’accoglienza per i parenti delle vittime, dove è stata allestita anche una piccola camera ardente. “Il rancore, forse, verrà in un secondo momento – sostiene la donna – io ho visto soltanto comprensione per una famiglia che ha perso il proprio figlio“.

Cambiano le regole in cabina di pilotaggio – E la tragedia di Germanwings ha anche cambiato le regole. L’Easa, l’agenzia europea per la sicurezza aerea, ha stabilito oggi che in caso di momentanea assenza di un pilota dal cockpit, sia presente un membro del personale di cabina. La decisione arriva dopo un fitto giro di consultazioni tra le authority nazionali dell’aviazione civile e ha effetto immediato. Molte compagnie, tra cui Alitalia e EasyJet, già il 26 marzo avevano deciso di ripristinare l’obbligo di almeno due persone in cabina. Provvedimento adottato anche da Lufthansa, in accordo con l’autorità federale per il volo e le altre compagnie tedesche.

Sul fronte legale infine, il sindacato nazionale dei piloti di linea francesi (Snpl) ha annunciato che sporgerà denuncia per le notizie trapelate ufficiosamente sul contenuto della scatola nera nelle scorse ore, perché la loro diffusione sarebbe una violazione del segreto professionale. Sarebbe stato il copilota, secondo le notizie emerse dopo l’analisi del cockpit voice recorder, a far schiantare volontariamente l’Airbus. Prima che la procura rivelasse le prime conclusioni sullo schianto, testate come Le Monde e New York Times citavano fonti anonime per fornire dettagli sull’indagine. Con la denuncia, ha affermato il presidente Erick Derivry, il sindacato vuole una riforma dell’agenzia per la sicurezza dell’aviazione civile BEa, che ritiene non sia “totalmente indipendente”.

ha collaborato Mattia Eccheli

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