Un tasto, uno dopo l’altro. Veloci, le dita si rincorrono sicure, inarrestabili. Mentre il pubblico lo ascolta rapito, James Matthews chiude gli occhi e si abbandona alla sinfonia, senza più pensare a quelle lontane notti trascorse sotto ai ponti o in qualche umido scantinato. Di certo, all’epoca non poteva immaginare quello che la vita avrebbe avuto in serbo per lui: gli articoli sui giornali, le esibizioni nelle più grandi città degli Stati Uniti, persino la programmazione per il 23 maggio 2015 di una performance da solista sul palco del prestigioso Carnegie Hall di New York. No, non ci avrebbe creduto se qualcuno glielo avesse raccontato allora: piuttosto, si sarebbe messo a ridere di gusto e, scrollando le spalle, avrebbe ricominciato a suonare a testa bassa.

James Matthews 2

James è un ragazzo alto e robusto di 25 anni, cresciuto a pane, jazz e gospel in un’umile famiglia di Lakeland, in Florida. Complici i sapienti insegnamenti del papà, sin dalla tenera età di tre anni stringe un’amicizia viscerale con il pianoforte: una passione che non ha più smesso di muovergli l’anima. Quando vince una borsa di studio per le lezioni di musica del Florida Southern College di Lakeland, non ha dubbio alcuno: è la sua grande occasione. E poco importa che la borsa non coprisse le spese di affitto e la sua famiglia navigasse in condizioni economiche critiche, aggravatesi ulteriormente dopo la separazione dei genitori e il suo trasferimento insieme al padre in un’altra città. James avrebbe trovato una soluzione e sarebbe tornato a Lakeland, a costo di andare a dormire sotto ai ponti. Detto fatto: di giorno studente di pianoforte, di notte senzatetto all’insaputa di tutti.

“La vita era davvero difficile. Avrei dormito ovunque avessi trovato riparo: dietro i cassonetti dell’immondizia, nei boschi, sotto ai ponti”, mi racconta. “Conservavo le mie cose dentro un armadietto della scuola e mi lavavo nei bagni della palestra. Lavoravo inoltre per la chiesa locale per guadagnare qualche spicciolo. Ma la parte migliore delle mie giornate erano le lezioni di pianoforte. Ero così concentrato sui miei studi e sulla musica da non riuscire a rattristarmi più di tanto per la mia condizione notturna, perché sapevo che il giorno dopo ci sarebbe stato il pianoforte ad aspettarmi”.

Un giorno, dopo sei mesi di vagabondaggio, James scopre di poter avere accesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7, al palazzo di musica del college, con la sua carta studente. Trova così un posto dove dormire più confortevole e meno rischioso. Per mesi, intorno a mezzanotte, si intrufola nell’edificio, si corica proprio sotto il pianoforte a mezza coda, all’interno delle piccole sale-prova, e si sveglia presto la mattina per non farsi scoprire. Una notte, però, il professore Robert MacDonald entra in un’aula, forse alla ricerca di qualcosa dimenticato durante la lezione del giorno precedente. E rimane esterrefatto. “Mi sorprese mentre dormivo sul divano della sua classe”, ricorda James, divertito e commosso. “Fu un momento molto emozionante, perché era la prima volta che qualcuno veniva a conoscenza del fatto che fossi senza tetto: nessuno, infatti, fino a quel momento, aveva mai sospettato nulla”.

MacDonald ovviamente non rimane con le mani in mano e, profondamente colpito dal suo studente, gli offre un posto dove stare, procurandogli poi una borsa di studio che prevedesse anche l’alloggio in un’altra scuola nel North Florida, il Chipola College. Qui James si trasferisce nel 2008, mettendo fine a un duro anno da senzatetto. Inizia la risalita e finalmente può concentrarsi solo sulla musica: si appassiona a Frank Liszt, Beethoven e Christopher O’Riley, apprezza il genere pop. Alla fine degli studi, James si iscrive all’Università del West Florida a Pensacola e accetta di partecipare al concorso American Protégé International Piano and Strings. La vittoria di una Menzione d’Onore, nell’aprile 2014, gli apre le porte del prestigioso Carnegie Hall di New York, portando i riflettori dei media e della critica ad accendersi su di lui: il suo talento è evidente, la sua storia inizia improvvisamente a girare e a commuovere il pubblico.

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Nel giro di poco tempo, James si guadagna il soprannome di prodigio del pianoforte, viene reclamato a gran voce dal celebre talk show The Ellen DeGeneres Show e inizia a cavalcare la cresta dell’onda con un tour che lo porta a viaggiare in lungo e in largo per gli Stati Uniti, da New York a Boston, da Nashville a Colorado, passando per Las Vegas e California. Vola persino in Australia, esibendosi come ospite al Sydney Opera House. “Ho toccato dodici paesi, suonando in chiese, locali e palchi di vario tipo, e offrendo lezioni gratuite di pianoforte ai bambini nelle loro case. È stato così meraviglioso!”.

Un successo travolgente per lui, ma senza mai staccare i piedi da terra: James prima di tutto pensa infatti a studiare e laurearsi, pur in attesa del ritorno da solista al Carnegie Hall a maggio e pur fantasticando un giorno di esibirsi anche in Europa. Mentre le sue note avvolgono il pubblico nella dimensione spazio-temporale dell’arte, sul suo volto sboccia il sorriso. I sogni, in fin dei conti, non sono poi così impalpabili. E il resto, come sempre, si vedrà.

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