I cocktail storici e vintage stanno tornando di moda in tutto il mondo. Un’onda lunga di drink miscelati che dall’estero sta riconquistando anche i banconi dei nostri migliori cocktail bar, sempre più attenti e attivi nel soddisfare i clienti e i palati dei bevitori più esigenti. Una tendenza che non poteva non riportare in voga anche le polibibite, ovvero le miscele alcoliche secondo il movimento futurista di Marinetti che negli anni ’30 cercò di rivoluzionare arte, letteratura ma anche cucina e ricette di bevande. Un movimento avanguardista che aveva nella provocazione la sua forza e la sua linfa creativa; un movimento nazionalista e autarchico tanto da rifiutarsi di chiamare i cocktail con un nome inglese e quindi chiamarle polibibite. Tutti potevano essere i creatori di queste bevande, tanto che nei ricettari del periodo si trovano bevande ideate da molti illustri esponenti del futurismo. “Ogni errore di dosaggio, potrà dar vita ogni volta ad una ricetta diversa” diceva Marinetti, esattamente l’opposto della volontà espressa dalla codifica IBA (International Bartender Association), che li spinse ad utilizzare stili e tecniche che per svariati aspetti assomigliano molto all’arte della miscelazione contemporanea. E mai come in questo periodo storico per il bartending, un cocktail che ha un’anima e una storia è quello che più affascina e conquista il cliente.

Qualche mese fa è uscito per CocchiBooks il libro “La Miscelazione Futurista – Polibibite, la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta” del barman e studioso Fulvio Piccinino, dove l’autore illustra, tra filologia e attualità, 18 curiose polibibite e i trucchi per realizzare un aeroaperitivo futurista e un neomanifesto del miscelatore futurista. Un progetto promosso, nelle vesti di editore, dalla storica casa astigiana Giulio Cocchi (suoi gli iconici Barolo Chinato e l’Aperitivo Americano inventati dal fondatore, così come lo Storico Vermouth di Torino) che ha saputo coinvolgere in una sinergia inedita altri grandi produttori italiani di liquori (Campari, Tassoni, Luxardo, Nardini, Pallini, Strega, Fabbri) legati storicamente al futurismo con i loro aperitivi, vermouth, bitter, amari, liquori dolci, distillati, vini e spumanti. Un’inizi

ativa che mira a riportare in auge la miscelazione futurista, cocktail rimasti per anni non proposti ma anche spingere i nuovi barman a sperimentare con prodotti spesso dimenticati, anche organizzando seminari in giro per l’Italia e per il mondo.

E se nelle più importanti manifestazioni del settore in Canada, USA e Regno Unito, i barman si fanno conquistare dal sapore retrò di questi cocktail, sono tanti ormai i locali italiani dove potersi deliziare di queste particolari bevande. Dal Bar Cocchi di piazza Alfieri ad Asti al Lacerba di via Orti 4 a Milano, dal Jerry Thomas Project di vicolo Cellini 30 a Roma (dove si è tenuta fra l’altro la prima competizione nazionale per il Miscelatore Record Nazionale Futurista) al Cafè Marinetti del Grand Hotel Majestic già Baglioni di via Indipendenza 8 a Bologna, dal Palazzo delle Misture di salita Ferracina 8 a Bassano del Grappa (VI) al Business Cafè Lounge di via S.S. Sannitica 87 a Casoria (CE), dal Caffè Rivoire 1872 di p.zza della Signoria 5/r a Firenze al Bar Crystal di via dei Martiri della Liberazione 147 a Chiavari (GE).

Infine, nel corso della scorsa settimana della moda femminile milanese, anche il Blanco di via. G. B Morgagni 2 (ang p.le Lavater), uno dei ritrovi più modaioli della nightlife meneghina, ha introdotto stabilmente nella sua proposta cocktail alcune polibibite. Un angolo della bottigliera del locale mette in bella vista gli ingredienti e i bicchieri scelti ad hoc per realizzare “classici” come l’Avanvera dell’ingegnere torinese Cinzio Barosi (3 cl. Storico Vermouth di Torino Cocchi, 3 cl. brandy italiano, 1 cl. liquore Strega) che viene servito su di un piattello in metallo o alluminio con dei mucchietti di mandorle, caffè , fette di pomodoro e formaggio; la Giostra d’Alcol del pittore Enrico Prampolini (6 cl. Barbera d’Asti Docg Bava, 3 cl. Campari, 3 cl. cedrata Tassoni) nel cui interno viene immerso uno stecchino con un quadrato di formaggio e uno di cioccolato; l’Inventina di Marinetti, secondo cui questa polibibita rinfrescante e lievemente inebriante servisse a trovare fulmineamente un’idea nuova (12 cl. di moscato, 4 cl. liquore al ananas, cubetti di succo d’arancia gelato); la Rosa Bianca ideata dal ristoratore torinese Angelo Giachino (2 cl. Campari, 4 cl. succo d’arancia, essenza di rosa damascena, gocce di anice forte) proposto su di un vassoietto con seta rossa e velluto nero profumato all’essenza di rosa; e un’inedita creazione del bravo barman Fabio Tarroni, il CosìaCaso (6 cl. Barolo chinato, 3 cl. di vermouth, 3 cl. succo di mela) presentato su un vassoio con chiodi di garofano, cannella, mela e peperoncino.

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