Le strade tra Sel e Pd, dopo 5 anni di governo insieme in Toscana, si separano. Colpa della svolta renziana, dicono i vendoliani. Tornano nelle braccia di Rifondazione, rispondono i democratici. Fatto sta che mentre in molte regioni l’alleanza elettorale regge nonostante il governo, a Firenze si replicano le fratture che tutti i giorni si registrano in Parlamento tra il governo e l’opposizione di Sel. Alle Regionali del 31 maggio il presidente uscente Enrico Rossi – riconfermato senza primarie – non potrà più contare sul partito di Nichi Vendola che nel 2010, neonato, era stato fondato proprio come “sinistra di governo”. Sel farà parte, invece, di un “listone rosso” con quel che resta di Rifondazione e Comunisti italiani, oltre a liste civiche e movimenti che affonda le radici nell’esperienza della lista Tsipras. Un addio all’esperienza e alle responsabilità di governo? “Niente affatto – replica a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Brogi, coordinatore di Sel Toscana – E’ il Pd della svolta renziana che ha rinunciato a essere centrosinistra. Continueremo a essere sinistra di governo e lo faremo in alternativa al Pd. Non faremo semplice testimonianza o quelli del ‘No’ e del ‘contro’: giocheremo all’attacco”. La rottura con Sel non sembra scomporre più di tanto il segretario Pd, il deputato Dario Parrini: “Mi dispiace per loro. Sel poteva scegliere di comportarsi da sinistra di governo e invece ha scelto di tornare nelle braccia di Prc, di essere forza esclusivamente di protesta che pensa solo a bloccare tutto e a dire di no a tutto”.

Il “listone rosso” segna definitivamente la rottura, dunque, con l’esperienza di Toscana Democratica, la coalizione (Pd, Idv, Federazione della Sinistra-Verdi, Sel) che nel 2010 con il 59% garantì a Rossi la vittoria. L’obiettivo della sinistra è ora quello di declinare in chiave regionale l’esperienza della lista Tsipras delle Europee (5,1% in Toscana). Lo sfidante di Rossi sarà proprio Tommaso Fattori, candidato alle europee 2014 nel collegio “Centro” (9973 preferenze e non eletto). Ancora da capire se al “listone” aderirà anche qualche promotore di Buongiorno Toscana, progetto che affonda le radici in Buongiorno Livorno che alle elezioni amministrative 2014 si rivelò terza forza cittadina e per poco non sfilò il ballottaggio al Movimento Cinque Stelle (che poi vinse al doppio turno). Formalmente Buongiorno Toscana non ci sarà: sono prevalse “logiche conservatrici”, hanno spiegato dall’associazione, e “un modello identitario che usa simboli e linguaggi che parlano principalmente all’elettorato della sinistra storica rinunciando a una prospettiva maggioritaria”.

Perchè Sel (3,8% alle regionali 2010 e 3,7% in Toscana alle politiche 2013) ha “strappato” con il Pd? Nel mirino dei vendoliani – dice il verbale dell’assemblea regionale qualche mese fa – soprattutto la privatizzazione del sistema aeroportuale Pisa-Firenze (Sel spingeva per una “forte regia regionale pubblica”) e l’allungamento a 2400 metri della pista fiorentina: “E’ il principale tema su cui si sono operate scelte sbagliate”. Critiche anche sul progetto dell’Autostrada Tirrenica: “Siamo per togliere la concessione a Sat e mettere in sicurezza la Variante Aurelia nel tratto pericoloso e controverso (cioè in Maremma, ndr)”. Sotto accusa anche la posizione sui servizi idrici: “Il combinato disposto di due provvedimenti governativi assai negativi come lo Sblocca Italia e la Legge di stabilità, in tema di acqua, fanno intravedere un peggioramento dello scenario nazionale, in contrasto con l’esito referendario”. Infine il Toscanellum, la nuova legge elettorale approvata grazie all’intesa tra Pd e Forza Italia, i cui detrattori hanno ribattezzato Cinghialum: a essere contestata è la previsione di un listino bloccato (seppur facoltativo) e soprattutto “soglie di sbarramento troppo elevate” (5% per liste non coalizzate) che sarebbero “in contrasto con l’esigenza di assicurare il criterio della rappresentanza“.

I rapporti tra Pd e Sel erano precipitati dopo le primarie nazionali del dicembre 2013, quelle vinte da Renzi, appunto: “Per 4 anni il Pd ha espresso una politica positiva – afferma Brogi – poi un anno fa ha davvero ‘cambiato verso‘. In Toscana c’è un popolo di sinistra che non si riconosce più nei gruppi dirigenti del Pd a causa di una svolta neocentrista“. “Con le europee – aggiunge la consigliera regionale uscente Monica Sgherri – è ripartita la strada per superare le frammentazioni: l’obiettivo adesso è riportare la sinistra in consiglio regionale. Con la svolta renziana è in atto una sorta di democristianizzazione”. Sosterranno Fattori anche il Partito Comunista d’Italia (gli ex Comunisti italiani di Diliberto) e Rifondazione comunista: alle Regionali 2010, insieme ai Verdi, incassarono il 5,7% e rimasero in maggioranza fino al febbraio 2014, quando un rimpasto di giunta decretò l’uscita di scena dell’assessore Salvatore Allocca. Anche il PcdI non sosterrà più il Pd. Il segretario regionale Lucia Mango ha contestato Rossi su sanità, aeroporti, legge elettorale e piano paesaggistico: “Nessuna forza di sinistra può accettare il nuovo corso scelto da Rossi, prigioniero della nuova maggioranza interna al suo partito”. Al fianco del Pd ci sarà invece una lista di fuoriusciti trasversale: si chiama “Il popolo toscano-Riformisti 2020” e ne faranno parte ex Idv, ex Lega Nord, alcuni esponenti dell’Udc e del Psi.

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