E’ ufficiale, i mondiali di calcio di Qatar 2022 si giocheranno d’inverno, e la finale sarà disputata il 18 dicembre. Lo ha deciso il Comitato Esecutivo della Fifa riunito a Zurigo, dopo che già il mese scorso l’apposita task force dell’organismo che decide le sorti del pallone mondiale, impegnata a impostare il calendario internazionale 2018-26, aveva indicato il periodo invernale come l’unico possibile causa le alte temperature estive. Esclusi gennaio e febbraio, per la concomitanza con le Olimpiadi Invernali (in lizza Cina e Kazakistan), si è quindi optato per dicembre. Il calendario deve ancora essere stilato, ma è certa la durata di 28 giorni e la data della finale il 18 dicembre: festa nazionale dell’emirato dal 2007, quando si sostituì la precedente celebrazione (il 3 settembre, dal 1971 giorno dell’indipendenza dal Regno Unito) con il giorno in cui nel 1878 Jassim Al Thani salì al trono.

Protestano lievemente le federazioni europee che non prevedono la pausa invernale, ma ci sarà modo di allievare il loro dispiacere a suon di petroldollari, così come ai grandi operatori televisivi Fox e Telemundo, che hanno perso l’evento dell’estate, il segretario generale della Fifa Jerome Valcke ha ammesso di aver concesso un canale privilegiato per i diritti tv del Mondiale 2026 “per calmierare il loro dissenso”. Gli unici in preda a uno shakespeariano inverno del discontento sono gli inglesi, che nel periodo delle feste natalizie intasano il calendario per la gioia delle televisioni che pagano oltre 2 miliardi di euro l’anno. Ma l’Inghilterra, grande sconfitta di quella notte di dicembre 2010 in cui furono assegnati i Mondiali al Qatar, tra corruzioni e tangenti provate in tutte le salse e che hanno provocato un terremoto interno alla Fifa in cui si è salvato solo Blatter, se ne farà una ragione.

Tutto è bene quello che finisce bene quindi. Sono stati tutelati gli interessi degli sceicchi che hanno fatto il loro trionfale ingresso nel calcio comprando PSG e Manchester City, tra le altre, acquistando i diritti tv esteri della Champions e della Ligue 1 tramite Al Jazeera, e assumendo nelle loro fondazioni il figlio del presidente della Uefa Platini. Sono stati tutelati gli interessi dei calciatori non dovranno giocare con le temperature estive che si avvicinano ai 50° gradi all’ombra. Da qui al 2022 a quelle temperature dovranno però continuare a lavorare gli operai – 12-16 ore al giorno per 7 giorni la settimana, alloggiati in baracche di lamiera prive dei basilari servizi igienici e che al sole diventano incandescenti – impegnati a realizzare gli stadi, le infrastrutture, i negozi e gli alberghi che alla modica spesa di 1 miliardo di euro renderanno maestosi i Mondiali di Qatar 2022.

Questi lavoratori migranti, stimati in oltre 1.2 milioni (vale a dire l’88% della popolazione dell’emirato del Golfo Persico), sono soggetti alla legge kafala, che li obbliga a essere di proprietà del loro datore di lavoro: non possono cambiare mestiere senza il consenso del padrone, né tantomeno lasciare il paese, dato che i loro passaporti sono loro confiscati al momento dell’assunzione. Diverse organizzazioni umanitarie, da Human Right Watch a Amnesty International, oltre a denunciare questo sistema di schiavitù hanno stimato in diverse centinaia i lavoratori morti fino ad oggi per caldo, fatica, mancata assistenza sanitaria, e hanno previsto che continuando così il numero dei morti nei prossimi sette anni si avvicinerà ai 5mila.

Già dal 2013, quando le prime denunce di HRW avevano sollevato il problema dei lavoratori morti per costruire gli stadi, le autorità qatariote avevano promesso un cambio della legge, e poi nel 2014 avevano fatto trapelare alla stampa un mezzo annuncio sull’abolizione della famigerata legge kafala. Eppure ciò non è mai avvenuto. Solo il mese scorso Nasser Al-Khater, direttore della comunicazione del Comitato Organizzatore di Qatar 2022, ha prima dichiarato: “Come ci è stato chiesto da più parti il kafala sarà presto abolito”. Salvo poi aggiungere: “Non è così facile modificare una legge così antica da un giorno all’altro. Il Governo sta lavorando a una modifica delle leggi sull’immigrazione e sul lavoro che tenga conto di tutti i meccanismi applicativi, tra queste anche la legge kafala sarà rivisitata”. Dopo ben cinque anni dall’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar si è finalmente trovato il modo di tutelare calciatori e spettatori per non fare soffrire loro il caldo. Per tutelare i lavoratori migranti e prevenire ulteriori stragi, invece, serve ancora del tempo.

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