“Un bene culturale di pregio lasciato all’incuria che rischia di collassare”, ha scritto in una nota la Procura di Palermo riferendosi a Villa Rossi, l’ampio complesso monumentale Settecentesco, da tempo in abbandono. Per una delle residenze aristocratiche della Piana dei Colli, nell’antica borgata trasformata in quartiere Tommaso Natale, il declino si è trasformato in degrado. Tale da divenire pericoloso. Le condizioni dell’immobile lungo viale Strasburgo così precarie da spingere il gip Angela Gerardi ad emettere un provvedimento di sequestro eseguito dal gruppo investigativo per la tutela artistica e ambientale della Procura. Negli ultimi anni tante le segnalazioni. Noto ricovero di gruppi di clochard. Ma nessun intervento da parte del Comune che ne detiene la proprietà dal 1999, dopo l’estinzione della Pia Opera degli Asili Rurali. Nessun reale interesse per un Bene dal rilevante pregio architettonico e artistico. Nel Seicento residenza di campagna di Pietro Rossi e, successivamente, dei Marchesi Natali e quindi dei Naselli. Finché nel Settecento fu acquistata da Giovanni Figà che decise la trasformazione della cappella in chiesa intitolata a San Ludovico. Poi una storia senza grandi cambiamenti. Almeno per quel che riguarda l’immobile.

Un corpo residenziale con una cappella seicentesca, oltre a stalle, magazzini agricoli e scuderie. Crollate in gran parte le coperture, i muri perimetrali lesionati in più punti, gli infissi perlopiù assenti. Senza contare le decorazioni esterne, profondamente dilavate e con numerose micro fratture. Il giardino intorno, più di 5mila mq, incolto. Con la vegetazione spontanea che ha avvolto diverse delle essenze esistenti. Appena fuori ad uno degli ingressi alla proprietà una piccola, ma in crescita, discarica di immondizie che ha ormai sepolto alcuni cassonetti comunali. Poco più in là, sullo stesso lato, c’è un capannone industriale. Abusivo. Realizzato riutilizzando parte delle antiche stalle. Quasi niente rimane del tentativo fatto nel 2009 dai volontari del centro sociale Villa Rossi. Allora la villa fu in parte risistemata ed alcuni spazi furono utilizzati per coinvolgere il quartiere. Regalargli degli spazi di condivisione. Naufragato quel progetto spontaneo niente più. Se non l’abbandono.

Ora il sequestro. Con il quale appare certificata l’incapacità del Comune di tutelare e valorizzare un pezzo della sua storia. Di più. Sottolineata l’incerta politica non soltanto culturale di un governo della città che affida uno spazio verde, confinante con la villa, alla parrocchia di San Giovanni Battista, la quale ne fa un’area giochi per bambini. Ma contemporaneamente non provvede almeno a mettere in sicurezza le parti, pericolose, della villa. Circostanza questa che ha consigliato all’ufficio comunale di protezione civile e sicurezza il transennamento dello spazio a rischio e il divieto per la Parrocchia di utilizzare l’area. Così quella che sarebbe potuta essere una possibilità per un quartiere periferico, anche socialmente difficile, si tramuta nell’ennesimo problema. Criticità che si aggiunge a criticità. Nell’alternarsi delle amministrazioni. In un intreccio di inefficienza e incapacità che rischia di cancellare quello “Strano e divino museo di architettura” che a detta di Maupassant caratterizzava non solo Palermo ma tutta la Sicilia.

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