L’hanno battezzata l’eclissi di primavera, perché coincide con l’equinozio, il giorno in cui le ore di buio e di luce, al netto dell’oscuramento provocato dalla Luna, si equivalgono. In Italia, infatti, la primavera fa ufficialmente il proprio ingresso a partire dalle 22.45 del 20 marzo (Google ha dedicato un doppio doodle all’evento). Eppure, sui banchi di scuola abbiamo imparato a contare l’inizio della stagione in cui la natura si risveglia a partire dal 21 marzo, e non dal 20. Perché, quindi, questo anticipo di 24 ore, che si verifica per l’ottava volta consecutiva? Come mai gli equinozi non ricorrono lo stesso giorno ogni anno?

Tutta “colpa” del calendario gregoriano, introdotto nel 1582 da Papa Gregorio XIII, e del cosiddetto anno bisestile. “La Terra impiega circa 365.25 giorni per fare un giro intorno al Sole. Questo è il motivo per cui abbiamo un anno bisestile ogni quattro, in cui bisogna aggiungere un giorno al nostro calendario convenzionale, per evitare una graduale “deriva” delle stagioni. Per lo stesso motivo – spiegano gli esperti del National Maritime Museum, parte del complesso museale britannico che comprende anche lo storico Osservatorio reale di Greenwich -, la data precisa degli equinozi non è la stessa ogni anno”.

L’equinozio di primavera, inoltre, almeno dal punto di vista astronomico, è ogni anno leggermente in anticipo rispetto al precedente, a causa di un fenomeno che gli scienziati definiscono “precessione degli equinozi”, un cambiamento lento ma continuo dell’asse di rotazione terrestre causato dalla forma della Terra non perfettamente sferica, e dalle forze gravitazionali esercitate dal Sole e dalla Luna. Dall’inizio del nuovo millennio, secondo quanto illustrato in una tabella del National Maritime Museum, l’equinozio si è verificato il 21 marzo solo in due occasioni, nel 2003 e nel 2007. Nel 2044 e nel 2496, invece, dovrebbe addirittura coincidere con il giorno della festa del papà, il 19 marzo.

L’equinozio, spiegano gli astronomi, più che un giorno, è un istante. Quel particolare momento del viaggio terrestre intorno al Sole – che si verifica due volte nel corso dell’anno solare – durante il quale la nostra stella nel suo moto apparente nella volta celeste ne attraversa l’orizzonte, e si viene a trovare allo zenit, cioè esattamente perpendicolare all’Equatore. I suoi raggi sono, pertanto, ortogonali rispetto all’asse di rotazione terrestre, garantendo in teoria parità tra giorno e notte.

In teoria. Già, perché, in realtà, come fanno notare gli esperti, non è proprio vero che in questo giorno le ore di luce sono esattamente uguali a quelle di buio. Le prime, infatti, tendono, seppur di poco, a prevalere, per effetto dell’atmosfera terrestre. Come possiamo sperimentare ogni volta che vediamo la luce del giorno da prima che il Sole sorga a dopo che è già tramontato.
L’equinozio di primavera, infine, è una data particolare per il Polo Nord. Segna, infatti, l’inizio del giorno più lungo dell’anno, che terminerà solo fra sei mesi, a settembre, con l’equinozio d’autunno e l’inizio della notte polare. Una lunga notte, che quest’anno ha avuto una piccola coda, quando stamane la luce del giorno, attesa da sei mesi, ha di nuovo lasciato per un po’ spazio alle tenebre, a causa dell’eclissi solare.

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