Prima o poi doveva succedere e adesso il momento è finalmente arrivato. La dittatura del risvoltino al pantalone che da troppo tempo ammorba la società e disgusta il nostro senso estetico ha le ore contate. L’appuntamento è per il primo aprile, giorno scelto dalla Lega Nazionale contro il Risvoltino per celebrare la Giornata Mondiale contro l’orrida hipsterissima usanza. L’idea ironica (ma anche no) è stata lanciata attraverso Facebook, con una pagina evento creata ad hoc che ha già raccolto oltre 52mila adesioni.

“Il primo aprile rendiamoci utili e fermiamo questa epidemia”, si legge nella descrizione dell’evento. “Aiuta anche tu un portatore di questo problema. Dalle 8.00 del primo aprile dona pochi istanti alla nostra causa ed elimina quello scempio. Se anche tu come noi hai ancora un cuore e un minimo di umanità, partecipa al nostro evento. Un tuo inchino con sistemazione pantaloni può salvare un essere umano”. Bella trovata, divertente e virale, ma che ha un evidente fondo di innegabile verità. Da qualche anno teenager sbarbatelli e trentenni barbudos girano per strada come se nelle città di mezzo mondo si fossero rotti tutti insieme e tutti d’un colpo i tubi dell’acqua.

È la moda, bellezza. Ma c’è un limite a tutto. Abbiamo sopportato le spalline e le cotonature degli anni Ottanta, i ciuffi gellatissimi alla Brandon Walsh nei Novanta, e ora ci tocca l’effetto Sampei il pescatore, con milioni di tizi pronti a lavorare in risaia. Che poi, a dirla tutta, la moda hipster è in fase calante in ogni angolo del globo. Noi italiani, però, abbiamo i nostri tempi. Qui è arrivata dopo, e purtroppo finirà dopo. Come se non bastasse, poi, i puristi dell’hipsteria globale hanno più volte rinnegato l’orrido risvoltino al pantalone.

La Lega Nazionale contro il Risvoltino, tra il serio e il faceto, il primo aprile si sobbarcherà l’arduo compito di riportare il buongusto nelle nostre città. Soprattutto a Bologna, che a quanto pare è la capitale italiana del risvoltino. Bologna la Dotta, la Grassa, la città delle avanguardie politiche e culturali, l’irregolare centro nevralgico di fermenti studenteschi e impeti libertari, deturpata da caviglie in vista sotto l’arrotolato pantalone di turno. O tempora o mores. E allora sì, forse hanno ragione i burloni che su Facebook hanno lanciato l’iniziativa. Facciamolo davvero (su YouTube c’è un video esilarante che ci spiega come fare). E se proprio non riusciremo a salvare un essere umano, almeno salveremo il nostro senso estetico e il decoro urbano delle nostre città. Hasta lo srotolamento siempre!

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