Il grande assente nel dibattito sulla Rai è il servizio pubblico o, ancora di più. il diritto dei cittadini a “conoscere per deliberare” sulle grandi questioni sociali.

Il Presidente della Commissione di Vigilanza dovrebbe avere come missione quella di battersi per il diritto alla conoscenza e una informazione libera e corretta. Ma il presidente Roberto Fico, molto impegnato nella bagarre che si è scatenata sul futuro della Rai dopo gli annunci “decisionisti” del Capo del governo, sembra più concentrato sui futuribili assetti di potere che non sui dibattiti che la Rai continua ad eludere, primo tra tutti quello sul collasso della giustizia italiana e le soluzioni di amnistia e indulto prospettate con il suo messaggio alle Camere dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ed anche sulle altre grandi questioni sociali delle quali si parla nel mondo, come quelle legate alle “legalizzazioni” delle droghe, della prostituzione, dell’eutanasia.

Proprio sul tema dell’eutanasia, sarà forse per troppa distrazione sugli aspetti di potere Rai prossima ventura che l’onorevole Fico non ha nemmeno risposto alla Associazione Luca Coscioni, che  da due settimane lo ha invitato ad un convegno sulle scelte di fine vita che si terrà domani, giovedì 19 marzo a Roma e che si ripropone di “stanare” il Parlamento sulla legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della eutanasia presentata nel dicembre del 2013 con 67mila firme di cittadini/elettori.

Al presidente Fico avevamo chiesto di aprire la sessione pomeridiana dei lavori con una relazione sul tema “Fine vita e informazione”, perché nessuno meglio del presidente della Vigilanza potrebbe riferire su come la Rai informa –  o meglio non informa – i cittadini/abbonati sui temi delle libertà civili in generale e in particolare sulle scelte di fine vita. Benché una maggioranza netta di italiani sia da sempre favorevole alla legalizzazione della eutanasia, infatti, né i telegiornali né i giornali radio trattano mai di questo tema, se non in occasione di vicende clamorose come i suicidi di malati famosi (Monicelli, Magri, Lizzani). Si aprì una finestra con la risposta inviata dal Presidente Napolitano all’Associazione Coscioni per spingere il Parlamento ad una discussione “serena e approfondita” sul tema, ma il dibattito mediatico, come quello parlamentare, si chiuse immediatamente proprio come su amnistia e giustizia. Per non parlare delle tante trasmissioni “di approfondimento”che evitano accuratamente un confronto tra le ragioni a favore e quelle contrarie, come accade regolarmente in Paesi come la Francia, dove infatti il Parlamento non ha potuto eludere la questione ed è impegnato in questi giorni in un delicato passaggio parlamentare.

Il problema non è, ovviamente, l’assenza di una risposta al nostro invito. Il problema è il disinteresse finora dimostrato dal Presidente della Vigilanza anche su questo tema benché sollevato attraverso una legge di iniziativa popolare: un disinteresse che colpisce negativamente proprio perché il M5S e Grillo –dai quali continuano a non giungere risposte– hanno sempre dichiarato di volersi battere perché le proposte di legge di iniziativa popolare non finiscano, come accade da tempo immemorabile, nei cassetti delle commissioni parlamentari. Rimangono poche ore prima dell’incontro di domani per sperare in un atteggiamento diverso.

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