Non proprio dei giovanotti, ma sicuramente meno anziani che in passato. La Germania dell’auto è di fronte ad un cambio generazionale del management, che in qualche modo rispecchia una tendenza nella politica e nell’economia. L’esempio è Jens Weidmann, l’influente presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca. Classe 1968, l’economista è al vertice dell’istituto già dal 2011, cioè da quando aveva 43 anni.

Il più giovane della nuova generazione di dirigenti dell’auto è Harald Krüger (foto in alto), che in maggio subentrerà a Norbert Reithofer qualche numero uno di BMW Group: Krüger ha 50 anni ed in maggio assumerà il controllo di un gruppo da oltre 80 miliardi di fatturato che ai soli azionisti di riferimento (i fratelli Johanna e Stefan Quandt e Susanne Klatten, attorno al 47% del capitale) farà avere quest’anno altri 815 milioni di euro (una cifra record in 99 anni di storia dell’Elica), vale a dire 3,5 miliardi negli ultimi 5 anni.

Rupert Stadler, il numero uno di Audi, è tra i papabili alla successione del 68enne Martin Winterkorn alla guida di Volkswagen Group (202,5 miliardi di volumi nel 2014): non è ingegnere, ma ha 52 anni e, soprattutto, gestisce la “cassaforte” del gruppo. Quasi la metà dell’utile netto è stata assicurata dalla casa dei Quattro Anelli, che nei primi due mesi del 2015 ha venduto più della rivale BMW. Appena due anni più “anziani”, classe 1961, sono Karl-Thomas Neumann (ex VW), chiamato due anni fa a risollevare e sorti di Opel, e Jürgen Stackmann, al volante di Seat, il marchio spagnolo della galassia Volkswagen. In casa Daimler, dove il ruolo di CEO del 62enne Dieter Zetsche al vertice non è in discussione, sono praticamente due giovanotti sia il responsabile del design cui è stato permesso di rivoluzionare le linee, Gorden Wagener, classe 1968, sia quello del probabile prossimo membro del Board of Manager, Ola Kaellenius, appena 45 anni (nella foto qui sotto). E poi c’è il 54enne Hubertus Troska, responsabile delle operazioni in Cina, destinato a sicure posizioni di vertice.

Ola Kaellenius Daimler

Volkswagen – il marchio che vende di più in seno al gruppo ma i cui utili sono calati di 417 milioni nel 2014 a 2,5 miliardi – sta per venire affidato a Herbert Diess, l’ancora 56enne manager che arriva da BMW dove puntava al posto di Reithofer. Diversamente da Italia (Sergio Marchionne appartiene alla “vecchia guardia” con i suoi 63 anni) e Francia (Carlo Tavares, PSA, è del 1958 ma Carlos Ghosn, numero uno dell’alleanza Renault Nissan, è del 1954), la Germania si adegua agli Stati Uniti dove il 54enne Mark Fields è CEO di Ford e la coetanea Mary Barra (foto in basso) guida General Motors. Per il momento Barra è l’unica donna al volante di un gruppo automobilistico e in Germania – dove si continua a discutere di quote rosa – ancora non ci sono promozioni eccellenti in vista. E questo malgrado Zetsche (Daimler) parli delle donne come “nuova Cina”, ma più per quanto riguarda il mercato. E Winterkorn (VW) definisca le donne manager come “i migliori uomini”.

Eppure, a Berlino la politica è di esempio: oltre alla cancelliera Merkel, al governo ci sono 5 ministri donna, una delle quali – ed è la prima volta – alla difesa. Tre dei 15 ministri sono addirittura nati negli anni Settanta: Alexander Dobrindt (trasporti), Andrea Nahles (una donna, al lavoro) e Manuela Schwesig (famiglia). I primi due sono del 1970, la terza del 1974.

Mary Barra GM

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