“Andiamo a cena fuori questo weekend?”, viene proposto al telefono. “Certo – è la risposta – ma dove?”. “Non lo sapremo se non poche ore prima. Come non sappiamo chi verrà a cena con noi”. Potrebbe essere stata questa una delle conversazioni tra quanti hanno preso parte alle Cene e ai Pranzi Carbonari di SoulFood. La ricetta di questo progetto romano nato nel 2008 è semplice: invitare degli sconosciuti a mangiare insieme senza sapere dove né con chi, ma solo quali saranno i temi di discussione e a chi sarà devoluta la quota spesa per mangiare. Sei luoghi segreti di Roma si animano, e nasce una cena in officina con Stefano Benni ma anche un servizio di catering interculturale di donne, passando per una cena a base di pietanze che raccontino l’antimafia e la resistenza, mentre in un altro quartiere della Capitale ai fornelli si trovano indiani sikh che lavorano nella campagne del litorale pontino.

“Le cene carbonare sono ÈÈ”. Ma l’incasso di cene e pranzi è anche un aiuto economico verso realtà a chilometro zero accomunate dall’amore per il cibo, l’arte e la sostenibilità. Tra i tanti che hanno partecipato in questi anni Giobbe Covatta, il cantautore Alessandro Mannarino, gli attori Ascanio Celestini e David Riondino e Valerio Aprea, ma anche il regista Wilma Labate e l’attrice Donatella Finocchiaro. “Cerchiamo negli scrittori, negli attori, nei musicisti o nei giocolieri, persone che attraverso il loro linguaggio affrontino temi forti legati al cibo – racconta SoulFood – riuscendo a coinvolgere persone diverse per età e interessi”.

SoulFood è un progetto collettivo di Roma che vede al centro il tema del cibo visto come rispetto dei lavoratori, dell’ambientale (con la scelta della filiera corta) e della nostra salute (“meglio stagionalità che surgelati”). E dopo sei anni di cene segrete per Roma, nel 2015 partirà un nuovo progetto: il SociaLABabelling, ovvero una proposta di certificazione dal basso. “In quanti leggendo le etichette di alcuni cibi non riescono a capire quali sono i veri ingredienti del prodotto?”, continua Marta Rossato, spiegando che la loro proposta è proprio quella di creare una piattaforma web dove una community di consumatori e produttori possa scambiare e divulgare informazioni sui prodotti agroalimentari del territorio e sull’affidabilità dei produttori, “premiando chi mette in primo piano qualità, rispetto per l’ambiente e per i lavoratori – continuano da SoulFood – e dando così vita a una certificazione condivisa e realizzata dal basso dai consumatori stessi”.

In giro per la capitale anche diversi #MACHETTEMAGNI point, dove sono distribuiti adesivi per partecipare a quella che il gruppo definisce una “guerrilla” pacifica: introdursi in supermercati e negozi e applicare l’adesivo “MACHETTEMAGNI: prima di comprare leggi l’etichetta” sui prodotti che presentano la lista di ingredienti più incomprensibile. “Una guerrilla per chi dice no a scaffali di conservanti, ingredienti incomprensibili e manipolazioni che modificano il gusto”, precisano i responsabile del progetto. Realizzare SociaLABelling è stato possibile solo con il supporto, anche economico, di tutte quelle persone che credono che si possa scardinare l’attuale modo di produrre e acquistare il cibo. L’obiettivo è quello di mettere in primo piano le relazioni di fiducia, rispetto alle regole “di un mercato miope e che non tiene conto del rispetto per i lavoratori, per la terra, per il gusto – conclude Marta Rossato – Per noi, una piccola rivoluzione giornaliera”.

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