Musica

“Paura”, il nuovo disco solista di Daniele Carretti “Felpa”: taccuino di un viaggio mentale

Tutti i brani dell'album sono stati registrati tra le quattro mura domestiche, di notte. Suoni e arrangiamenti ovattati, dolenti, profondi; più che il testo, a volte può il contesto. Autobiografia, certo; quel tanto che basta

di Maurizio Di Fazio

Ecco il nuovo disco di Felpa, il progetto solista di Daniele Carretti (Magpie, e i mitici Offlaga Disco Pax). Senza far rumore. “Paura”, questo il titolo dell’album, narra dei piccoli grandi spaventi, sgomenti, sensi di inadeguatezza e di afflizione che quotidianamente ci circondano. Ci assalgono. Quando restiamo soli, o ci capacitiamo di esserlo.

Pubblicato da Audioglobe con un frame fotografico di momenti passati in cui, forse, Daniele-Felpa non era mai ancora uscito con la signorina Paura, il cd è stato registrato in casa, quindi a Reggio Emilia, tra il marzo del 2013 e l’agosto 2014. Il primo singolo si chiama, emblematicamente, “Inverno”. Ad accompagnarlo una brillante rilettura di Rimmel di Francesco De Gregori, a quarant’anni dalla sua epifania. Musica per introspezioni ed eterni ritorni; scelte, a un certo punto, indifferibili. Suoni e arrangiamenti ovattati, dolenti, profondi; più che il testo, a volte può il contesto. Autobiografia, certo; quel tanto che basta. Bonnie “Prince” Billy o Matt Elliott o chi per loro, rulez.

Quando è triste, Felpa suona, registra. Così come quando ci si trova sommersi in uno di quei momenti in cui ripensando al passato e immaginando il futuro provi un senso di “paura”, proprio materica, quasi vertigine. Suonare diventa terapeutico, e va da sé che risenta di tutte le sensazioni provate, immagazzinate, esorcizzate. “Paura” dà un sound a questo pulviscolo di emozioni: subito dopo l’abbandono, poco prima della rinascita apparente. Con il cuore saldamente poggiato sulle onde del destino, sulla tentazione di esistere.

Dalla nebbia impalpabile di “Buio” al bramarsi di un imperioso “Inverno”. Quei “Momenti” immoti, o che non succederanno mai. Quelle storie al capolinea, dilatabili dalle chitarre elettriche (“Accanto a te”). Restarsi accanto anche quando sono ormai passati i titoli di coda (“Paura mai”). Sullo sfondo sfarfallano pur sempre i bagliori tiepidi di un “Sempre dopo”, o le danze senza gravità del più soffice “Spazio”. Ma l’“Estate” è già alle porte, col suo seguito di minacce intrepide e circadiane. Adieu, ragioni di lucidità. Solo insonne e fetale “Luce”.  Tutti i brani di “Paura” sono stati registrati tra le quattro mura domestiche, di notte, ogni qual volta questa calasse.
Taccuino di un viaggio mentale che trova ordine e requie nella testa di chi ascolta. Nulla si slega, tutto si ricollega in questa cosa immensa che chiamiamo Tempo.
E la musica non ne ha paura.

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