A capo scoperto sotto la pioggia, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto stamattina una corona in via Mario Fani in Roma, luogo in cui il 16 marzo del 1978 furono uccisi gli agenti della scorta nel corso del rapimento del leader della Dc, Aldo Moro. Il capo dello Stato si è fermato davanti alla lapide con i nomi e le effigi delle cinque vittime della strage e dopo un minuto di raccoglimento ha poi ha scambiato qualche parola con i familiari delle vittime presenti alla commemorazione. Le alte cariche dello Stato hanno ricordato il 37esimo anniversario del rapimento di Aldo Moro e l’eccidio della scorta, per la prima volta nella data del rapimento e non della morte dello statista. Anche il presidente del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini, hanno depositato una corona d’alloro in ricordo dei cinque uomini della scorta uccisi dalle Br.

A margine della cerimonia, Giuseppe Fioroni,  presidente della commissione d’inchiesta sul caso Moro, ha ricordato la vicenda di Alessio Casimirri, il brigatista condannato a sei ergastoli, ancora latitante: “Il Paese merita di non pagare più il conto salato di non conoscere la verità. Dopo 37 anni sono più le ombre che le luci sulla vicenda e il prezzo che non possiamo più sopportare è quello di non sapere. Oggi discutiamo di Battisti e della sua estradizione, una battaglia che il governo e la società civile stanno facendo, ma non possiamo non ricordare che da 37 anni il brigatista Alessio Casimirri, condannato a sei ergastoli per decine di persone uccise è ancora latitante”. Anche Fioroni ha deposto una corona per il Pd. Casimirri, ha ricordato:”vive felicemente in Nicaragua senza aver scontato un giorno di pena. Oggi che ricordiamo l’eccidio a cui partecipò credo che il governo debba riprendere con forza l’estradizione di quel brigatista non per vendetta ma per una giustizia giusta e per una verità che va accertata. Mi auguro che i ministri Orlando e Gentiloni – ha sottolineato – rapidamente pongano all’ordine del giorno per via diplomatica oltre che per via giudiziaria la vicenda, con un Paese a cui l’Italia ha dimezzato il debito e con cui le relazioni diplomatiche sono ottime. Sarkozy ha parlato di impegni di Mitterrand, ricordiamoci che questa vicenda ha riguardato direttamente anche Casimirri e quest’anno credo sia il momento giusto”. A chi gli chiedeva se con le morti di Andreotti e Cossiga fosse possibile ancora la verità, Fioroni ha risposto: “la audizione di don Mennini ci ha dato uno spaccato che ci consente di poter proseguire alla ricerca di fatti che, anche semplici, sono stati dati per scontati e non lo erano. Si era detto che Moro era stato rapito con un tamponamento, e non c’è mai stato: tante cose anche banali ma non vere. Se sul piccolo non si è detta la verità bisogna cercarla anche sul grande. Per questo l’iniziativa di riaprire le indagini da parte del procuratore di Roma va interpretata come sforzo condiviso di cercare null’altro che la verità. Quel giorno – il ricordo di Fioroni – ero uscito dall’esercitazione di anatomia, avevo una busta con due femori e un teschio. Fui fermato dalla polizia all’incrocio tra via della Pineta Sacchetti e via Trionfale e lì appresi cos’era successo e venni a fare un presidio con i giovani”.

Il presidente della Commissione parlamentare ha poi continuato, intervenendo a ‘Uno Mattina’: “Credo e mi auguro che sul caso di Alessio Casimirri il governo, e in particolare i ministri Gentiloni e Orlando, vogliano avviare una estradizione per amore di giustizia e di verità”. Per il Fioroni bisogna indagare su Giovanni Senzani, “perché ad un certo punto uno spiraglio per la liberazione di Moro si aprì, come ha detto per la prima volta Don Mennini, ma subito quel canale di ritorno si interrompe e crea la reazione delle Br che si sentono non più corrisposte nel dialogo, nonostante ci fosse in piedi la possibilità di arrivare ad una soluzione”. “E qui c’è un ruolo su tutti di un personaggio delle Br che non è stato indagato sulla vicenda Moro spiega Fioroni – quello di Senzani, su cui anche la Commissione d’inchiesta ha puntato la sua attenzione”. “Quando lo spiraglio si aprì, qualcuno avvertì l’ala dura dei brigatisti che decise di accelerare i tempi sulla morte di Moro”.

“Serve una soluzione sul modello del tavolo sudafricano di verità e giustizia, perché noi non odiamo nessuno, ma vogliamo sapere come sono andate le cose”, ha detto poi il portavoce dei familiari delle vittime di via Fani, Giovanni Ricci (figlio di Domenico, autista di Moro ucciso il 16 marzo ’78) anche lui intervenuto a ‘Uno Mattinà. “Cercheremo di avanzare una proposta di legge in questa direzione, perché non vogliamo vendette”.

Il Guardasigilli Orlando considera “obiettivo essenziale e irrinunciabile dell’azione di Governo la consegna all’Italia del pluriergastolano Casimirri, nonostante le decisioni negative fin qui assunte dalle autorità della Repubblica del Nicaragua” e ha chiesto l’urgente ricognizione dello stato delle procedure di ricerca all’estero del latitante

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