È arrivato il momento di dimostrare di essere qualcosa di più e di meglio di una comunità di privilegiati vittima di cliché e luoghi comuni. È arrivato il momento di fare un passo avanti, di manifestare apertamente il proprio orientamento sessuale e usare il proprio ruolo, il proprio mestiere o la propria visibilità per far capire all’opinione pubblica, ma soprattutto alla classe politica, che non si può più attendere: il matrimonio egualitario non è un capriccio di una minoranza, ma un diritto sacrosanto reclamato a gran voce dalla Storia.

Negli ultimi anni, i politici italiani (soprattutto quelli di sinistra) hanno giocato al ribasso sulla pelle di milioni di persone che vivono come cittadini di serie B, costretti a sopportare le vergognose prese di posizione omofobe dei Giovanardi, degli Adinolfi o dei Salvini di turno. Una dignità calpestata dall’omofobia strisciante che permea di sé la società italiana. Abbiamo sopportato fin troppo e abbiamo le nostre innegabili colpe.

Per anni, la comunità Lgbt italiana si è divisa in correnti e gruppuscoli di interesse, separati da cieche e anacronistiche dispute ideologiche, avvelenati da distinguo di appartenenza politica che non hanno più alcuna ragione d’essere.

Se in Italia il termine “lobby” non fosse stato percepito sempre come una parolaccia, forse avremmo potuto costruire un gruppo di pressione trasversale, organizzato e serio, pronto a rinunciare a un pezzetto di orticello per il raggiungimento di un obiettivo comune più alto che non può più essere rimandato.

È tardi, ma possiamo rimediare agli errori del passato. Ecco perché credo sia giunto il momento di un gesto concreto da parte di giornalisti e giornaliste, politici e politiche, uomini e donne di spettacolo, intellettuali gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, una chiamata di responsabilità che dimostri che anche in Italia esiste una comunità Lgbt di “privilegiati” che non si preoccupa solo dei propri interessi ma si schiera apertamente per difendere i diritti negati di chi non ha voce. Degli adolescenti gay vittime di bullismo nelle scuole italiane, delle persone transessuali messe ai margini della società come paria di un sistema di caste tutto occidentale, delle tante donne e dei tanti uomini che ancora oggi perdono il posto di lavoro a causa del loro orientamento sessuale. Sono milioni di persone che chiedono disperatamente di essere riconosciute come tali.

Con questo post, che vuole essere solo un primo spunto per una discussione più approfondita, mi rivolgo a chi ha la fortuna di poter vivere serenamente il proprio orientamento sessuale e ha trovato il tempo, la voglia e il coraggio di dirlo apertamente. Da domani, mettiamoci attorno a un tavolo e redigiamo un appello pubblico a favore del matrimonio egualitario. Usiamo la nostra visibilità per difendere la nostra stessa dignità e quella di milioni di altre persone.

È un passo avanti necessario e improcrastinabile: vogliamo tutto e lo vogliamo adesso. Perché nonostante l’egoismo di qualcuno e l’indifferenza di molti altri, l’uguaglianza deve andare di MODA. Persino in Italia.

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