Il governatore Ignazio Visco ha fatto pubblicare un comunicato sul sito dell’Istituto per replicare, senza citarlo, al nostro articolo sulla “affittopoli” tuttora in atto in Banca d’Italia a beneficio di dipendenti ed ex. La sua risposta si basa su due cardini: siamo trasparenti e non applichiamo trattamenti di favore. A detta della Banca d’Italia, tutti i canoni sarebbero fissati per i dipendenti in base al regime dei patti territoriali delle associazioni degli inquilini. Dunque nessun favore. Inoltre, spiegano dalla Banca d’Italia, sul sito è pubblicata la tabella dei canoni. Trasparenza e parsimonia, insomma, sarebbero le due regole auree applicate. Peccato che i patti territoriali siano applicati al livello minimo come nessun proprietario farebbe con palazzi di pregio nelle zone più belle di Roma, e che le tabelle pubblicate non comprendano gli affitti scontati dei dipendenti, ma solo quelle da poco applicate ai terzi.

Per aiutare il governatore a realizzare trasparenza e parsimonia, pubblichiamo sul sito del fatto i bandi con gli appartamenti, la descrizione e il canone richiesto. Più le tabelle (non quelle dei terzi ma quelle che riguardano i dipendenti e gli ex, tabelle che il governatore si è guardato bene dal mettere sul sito) che determinano i canoni vantaggiosi. Si scopre così che i trattamenti di favore proseguono, ma per decenni i canoni erano stati addirittura scandalosi. Fino al 2004 la Banca d’Italia applicava canoni ridicoli ai suoi dipendenti e ai terzi (generali, prefetti e ministri) ai quali era stato concesso questo beneficio. Ad esempio, per un appartamento di 100 metri quadrati in zone centralissime di Roma si pagava un affitto meno di 500 euro al mese. Oggi quei canoni sono quasi raddoppiati, restando comunque al di sotto del mercato. Sono palazzi signorili con portieri in giacca e cravatta e manutenzione all’altezza della Banca d’Italia, in zone come Piazza Cavour o viale Mazzini, viale Trastevere o via Labicana a 400 metri dal Colosseo. Nel 2004-2005 la Banca d’Italia ha finalmente aumentato i canoni (lasciandoli ben al di sotto del mercato) e poi ha cominciato ad applicare solo ai terzi un canone più vicino a quello di mercato. A volte gli effetti si sono visti solo molti anni dopo perché i vecchi contratti – più favorevoli – erano “4 più 4”. Solo 8 anni dopo l’entrata in vigore del nuovo regime, cioè da un paio di anni, tutti i vip si sono visti aumentare l’affitto. Alcuni hanno lasciato l’appartamento, a quel punto divenuto meno conveniente.

I dipendenti e gli ex illustri, come gli ex vicedirettori generali Pierluigi Ciocca, Antonio Finocchiaro e l’attuale vicedirettore generale Luigi Federico Signorini, invece, in gran parte sono rimasti perché le case restavano a buon mercato. Gli ex vice Tarantola, Ciocca, Finocchiaro e Signorini abitano tutti in palazzi della fascia alta nel centro di Roma. Ancora più vantaggiose sono le condizioni ottenute dai dipendenti meno noti nelle zone meno centrali. Per esempio i palazzi dell’Esquilino, vicino alla Stazione Termini, hanno subìto aumenti tra il 15 e il 34 per cento, arrivando a una forchetta che va dai 45 ai 75 euro a metro all’anno. Per un appartamento di 100 metri quadrati in una zona bella e centrale, insomma, si possono pagare anche 400 euro al mese. Ecco qualche esempio tratto dai bandi del luglio 2014, riservati ai dipendenti e quindi non pubblicati dal governatore Visco.

In via Belli e via Clementi, tra il Tevere e Piazza Cavour, si affittavano nell’estate scorsa due appartamenti dal taglio identico: salone quattro camere e doppi servizi a 1.321 euro al mese. In via Livorno, a due passi da Piazza Bologna, al secondo piano in un bel palazzo troviamo soggiorno tre camere e doppi servizi a 764 euro, praticamente la metà del prezzo di mercato. Sempre in zona Bologna, in via Simon Boccanegra, per un soggiorno e tre camere al primo piano Bankitalia chiede solo 640 euro. A Monteverde nuovo, in via Antonio Pignatelli, un attico con soggiorno due camere e cantina va via a 585 euro al mese. Nella parte più bella di viale Somalia, vicino a Villa Chigi, un bel quarto piano con soggiorno due camere e cantina si affitta a 446 euro al mese. In via Principe Amedeo, vicino a Termini, per un soggiorno e due camere al secondo piano si paga solo 531 euro al mese. In via Verona, tra Piazza Bologna e Villa Torlonia, in un bel palazzo si può avere un secondo piano con salone e due camere per 603 euro.

Se poi volete spendere meno ci sono affaroni in periferia. In via Saredo, vicino a viale Palmiro Togliatti, Bankitalia affitta al secondo piano un soggiorno e due camere a 378 euro al mese. A quel prezzo non si prende neanche una camera in comune con altri studenti. In via Rattazzi, tra la Stazione Termini e Santa Maria Maggiore, un appartamento di un soggiorno e una camera si affitta a 359 euro. Il record della convenienza però va al monolocale al piano terra di via Pignatelli, a Monteverde: 246 euro al mese.

Bankitalia ha pubblicato sul suo sito, in risposta all’articolo del Fatto, la tabella dei canoni applicati ai terzi dalla società Sidief Spa (100 per cento Bankitalia) alla quale dal 2010 è stato conferito il patrimonio. Peccato che quella tabella non si applichi quasi mai. Sidief può affittare a terzi, basandosi sulla tabella del sito, solo quando gli appartamenti non interessano i dipendenti. Cosa che non accade praticamente mai a Roma. Anna Maria Tarantola paga un canone annuo di 115 euro a metro quadrato, come si legge nella tabella svelata dal Fatto Quotidiano e nascosta nei cassetti di Banca d’Italia. I terzi avrebbero pagato 179 euro a metro, come da tabella pubblicata da Visco.

La domanda che rimane inevasa è: perché i contribuenti devono pagare la differenza al presidente della Rai? Tarantola cumula già lo stipendio con la pensione Bankitalia, non potrebbe tirare fuori i 6mila euro mancanti all’appello, visto che in passato ha pagato un canone ancora più scandaloso? La stessa domanda potremmo porla a tutti gli altri vicedirettori generali e dirigenti (ex e non) strapagati. Le risposte al prossimo comunicato della trasparente Banca d’Italia.

Da Il Fatto Quotidiano del 15 marzo 2015

Articolo Precedente

Inps e mattone, una proprietà che divora 250 milioni di euro all’anno

next
Articolo Successivo

Robin Tax, 37 società restano nel mirino dell’authority. Ma potrebbero contestare

next