Cucina

Dalla filosofia alla vite, Gaetano Saccoccio: “Senza scomodare Platone, c’è una fusione fra amore per la sapienza e viticultura”

L’enologo ed export manager dell’azienda Tenimenti d’Alessandro racconta la Doc Cortona, una realtà piccola, ma ricca di vini curiosi e da assaggiare. "Mangiare e bere, oltre ad essere attività di mera sussistenza biologica, sono atti politici, etici e civili. E’ una vera e propria pratica filosofica. Se ho consapevolezza della filiera produttiva, vuol dire che ho a cuore la mia personale salute e la buona gestione dell'ambiente in cui vivo", ha detto Saccoccio a FQ Magazine

di Barbara Giglioli
Manzano, Tosacana del Sud, a pochi chilometri da Cortona, è il cuore di una delle più importanti aziende agricole della Val di Chiana: Tenimenti Luigi d’Alessandro. E’ qui che Gaetano Saccoccio, filosofo ed enologo, ha trovato la sua dimensione, quella del vino e del pensiero libero, tra i filari della vite. Proprio in questa zona, nel 1988, su cinque ettari piantati da Attilio Scienza, viene dato avvio a un vigneto sperimentale per verificare i limiti, le qualità e le potenzialità del territorio. Dopo quattro anni di ricerca e micro-vinificazioni, analisi del suolo e studi sulle condizioni atmosferiche, i risultati ottenuti dal vitigno Shyrah sono stati eccellenti. Nel 1999 nasce la Doc di Cortona, una realtà in continua crescita. “Ci vogliono giovani produttori che abbiano la forza di sperimentare senza tregua” commenta Gaetano. Ragazzi coraggiosi come lui e come la scelta fatta alcuni anni fa.
Gaetano Saccoccio, lei è passato dalla filosofia all’enologia. Ma quanto di filosofico c’è nel vino?
Senza scomodare Platone e Aristotele, direi che c’è una fusione pragmatica, oltre che teoretica, tra l’amore della sapienza e le pratiche legate alla viticoltura. E’ un processo d’integrazione millenario che si esprime molto bene nell’espressione “filosofia produttiva”, usata e talvolta abusata, da vignaioli e viticoltori.
Cosa ama di più del suo lavoro?
Gli amici mi invidiano, ma il mio lavoro non è sempre divertimento e allegria. Spesso devo fare i conti con difficoltà pratiche. Eppure amo tutto ciò che mi capita, mi piace incontrare tanta bellissima gente dall’Asia alla Scandinavia, apprezzo i ritagli di tempo per approfondire le collezioni d’arte del mondo, le passeggiate a piedi scalzi sulla spiaggia di Copacabana a Rio, il museo del Design di Helsinki e i bistrot austeri a Copenaghen. Sono meravigliose ed irripetibili esperienze interiori.
Quando ha deciso che il suo futuro sarebbe stato nel mondo del vino?
Non l’ho deciso io, è lui il vino – o lei la vite -, che hanno deciso per me, avvitandosi al mio corpo, soffocandomi la mente.Il primo ricordo che ha nel mondo del vino?
Digressione nostalgica. Da studente spiantato, in piena bohème universitaria, con i compagni di corso si frequentava un osteriaccia, “La Lumera”. Ma nonostante io abbia in questi anni praticamente bevuto ed aperto l’impossibile, ancora oggi ricordo quel posto con piacere. Perché quel che contava era il calore e la felicità della condivisione.
Se pensa al vino, qual è la prima parola che le viene in mente?
Piuttosto è un agglomerato di parole che poi si riferiscono a uno stesso “grappolo” d’idee. Il vino è fermento, fertilità e lievitazione.
Lei è export manager dell’azienda Tenimenti d’Alessandro. Dove i vostri vini vengono esportati maggiormente?
Esportiamo negli Stati Uniti, in Giappone, a Hong Kong, in Finlandia, Svezia, Benelux, Germania, Austria, Svizzera, Brasile, Canada, Russia, Danimarca, Norvegia, Messico e Australia.
All’estero cosa viene apprezzato maggiormente dei vini italiani e in particolare di quelli della vostra zona?
I Paesi meno abituati ad approcciarsi al vino, come la Finlandia, la Norvegia e la Danimarca, apprezzano più i vini corposi, gonfi di sole, e opulenti. In Germania, invece, dove si producono Riesling a residui zuccherini piuttosto elevati, non apprezzano particolarmente l’acidità e i tannini nei vini, caratteristiche fondamentali invece nei migliori Sangiovesi di Toscana e Nebbioli dal Piemonte. I nostri Syrah di Cortona suscitano una certa curiosità in quanto vengono sempre messi a paragone con i Syrah del Rodano, della California dell’Oregon e Shiraz d’Australia Cile o Sud Africa.
I vini di Cortona non sono tra i più conosciuti della Toscana. Secondo lei quali sono i loro caratteri distintivi?
Il territorio di Cortona con la sua Doc è ancora abbastanza vergine. C’è bisogno di nuove energie, giovani produttori, menti lucide e fresche, che abbiano la voglia e la forza di sperimentare senza tregua e far sempre meglio. Bisogna cercare di lavorare con un microclima difficile, secco e siccitoso. Il vitigno Syrah è quello meglio si è acclimatato in questa zona, anche grazie al pionieristico lavoro di ricerca svolto proprio da Tenimenti d’Alessandro. E’ necessario lavorar duro sulla Syrah di Cortona, cogliendone appieno quelle sue specifiche note speziate, quelle determinate caratteristiche di corpo e struttura del tannino, la mineralità e la freschezza del frutto. Solo così si riesce a tenere a bada l’eccesso di concentrazione alcolica, dovuto all’insidia delle temperature e si raggiunge un’equilibrata ed elegante piacevolezza di beva.Quanto è importante far conoscere alle nuove generazioni cosa voglia dire “bere bene” e con cognizione?
E’ fondamentale. Mangiare e bere, oltre ad essere attività di mera sussistenza biologica, sono atti politici, etici e civili. E’ una vera e propria pratica filosofica. Se ho consapevolezza della filiera produttiva, vuol dire che ho a cuore la mia personale salute e la buona gestione dell’ambiente in cui vivo. Capisco bene che e’ un ideale difficile da gestire e praticare, ma un consumatore consapevole non subisce dall’alto, tenta invece di controllare dal basso il grande e complicato meccanismo attorno al prodotto.

Fate visite in azienda? Come si fa per partecipare?
Certo, durante la primavera e l’estate vengono organizzate visite anche il sabato e la domenica in orari d’ufficio. Accogliamo non necessariamente su prenotazione. Se passate in zona, in direzione Cortona, via Abbazia di Farneta, ci trovate sempre a disposizione a braccia e bocce aperte.

Lei passa molto tempo in azienda tra i vini, ma quali sono le sue passioni extra-lavoro?
La letteratura ad esempio, che per me è una religione. Alcune delle mie divinità sono Marziale, Rabelais, Dante, Boccaccio, Shakespeare, Cechov e Gadda. Poi ci sono la gastronomia, il jazz, Bach, gli scacchi, i fumetti e il cinema classico, come Chaplin, Buster Keaton, Hitchcock e Orson Walles.

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