Non si ferma la furia fondamentalista in Libia. Il commando di jihadisti che venerdì ha assaltato il campo petrolifero di Al Ghani, a sud di Sirte, avrebbe decapitato otto persone. Nell’attacco, in cui sono state uccise 11 guardie e che ha gravemente danneggiato l’impianto, erano stati rapiti 9 dipendenti, tutti stranieri, tra cui due europei (un austriaco e un ceco).

Nelle ultime settimane analoghi attacchi sono stati rivendicati dallo Stato islamico. Giovedì, in seguito agli attacchi degli jihadisti, la National Oil Corporation, compagnia petrolifera nazionale libica, aveva dichiarato lo stato di “forza maggiore” in 11 campi petroliferi del paese. La misura è una tutela legale per far fronte all’eventuale mancato rispetto di contratti in seguito alle azioni dei militanti dello Stato islamico. La National Oil Corporation inoltre ha minacciato di “chiudere tutti i campi e i porti” qualora la situazione della sicurezza non migliorasse.

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