L’Inps, con una opportuna operazione di trasparenza, ha fatto luce sullo scandalo del Fsta, il Fondo che tutela ampiamente i già tutelati dipendenti dell’Alitalia.

Firmando la Cig (cassa integrazione guadagni) per i piloti e gli  addetti al trasporto aereo e assecondando con accordi sindacali i vari provvedimenti legislativi, che hanno costituito il fondo trasporto aereo, i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) hanno fatto un grave errore, avallando una tassa iniqua e dai contorni incostituzionali. Tale fondo toglie agli ignari passeggeri per dare alla ricca casta dei piloti. E’ per questo che va cancellata subito.

Lo speciale trattamento, che prevede una Cig pari all’80% del salario effettivamente percepito è  iniquo poiché eroga un assegno mensile che per i normali operai e impiegati è al massimo di 1200 euro mentre per gli aeroportuali va dai 3 ai 10 mila euro al mese e, in rari casi, supera anche i 20 mila euro mensili.

Finalmente l’Inps ha reso noti i dati su chi realmente sostiene i costi del fondo che permette ai dipendenti Alitalia, in particolare, di percepire una Cig di lusso. Emerge che il 96% del fondo è stato prelevato attraverso la tassa d’imbarco dei passeggeri in partenza. Mentre aziende e lavoratori hanno finanziato solo il 4% del totale del  miliardo e 400 milioni accumulati al 2014.

La tassa era di un euro nel 2007 poi passata a 2 poi 3 e infine 5 euro con la legge 92 art 4 comma 75 “disposizioni di riforma del mercato del lavoro”. La tassa  ha inoltre contribuito ad abbassare la competitività del nostro sistema aeroportuale in questi anni. Il paradosso è che essa aveva lo scopo di trasferire risorse per la mitigazione del rumore ai Comuni aeroportuali, che ancora però non hanno visto un euro.

E’ come se sul biglietto dell’autobus ci trovassimo una tassa per costituire un fondo per gli ammortizzatori sociali degli autoferrotranvieri. C’è da aspettarselo, visto che nel 2004 il loro contratto è stato finanziato con una accisa sulla benzina. Se da una parte i governi ritenevano la tassa “strategica” per il consenso, si è  rivelata un aiuto di Stato mascherato per Alitalia, che è sopravvissuta sul mercato con i costi del personale pagati anche dai passeggeri delle compagnie concorrenti che si imbarcano in Italia. In Europa  la protezione salariale è rivolta al lavoratore e non alla azienda decotta, che confonde i suoi interessi con quelli sociali per ottenere maggiori e più estesi sussidi.

La durata spropositata di sette anni della Cig ne è una prova. Il sindacato confederale, assecondando il meccanismo del fondo Fsta, ha dimostrato cosi di aver cambiato pelle, trasformandosi da una associazione con un forte profilo solidaristico in una neo corporativa che difende, con maggior slancio, gli interessi  di una fortunata casta di lavoratori e spicca nella tutela dei più tutelati. L’Italia delle rendite di posizione monopolistiche, in particolare quella delle public utilities, ha trovato cosi un potente alleato. Del resto neppure Matteo Renzi in questi campi ci mette mano e lascia a Maurizio Lupi non solo la sballata politica infrastrutturale nazionale e locale  ma anche quella sociale (cig, tariffe e pedaggi, estensione concessioni ecc.). Lo dimostrano ampiamente le politiche protezioniste e corporative del settore autostradale.

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