Da un lato l’offerta per rilevare l’Unità. Dall’altro i grattacapi che gli sta provocando un’altra avventura imprenditoriale, quella della Roto Alba, storica stamperia in provincia di Cuneo. Quella di Guido Veneziani è una storia a due facce: accanto al salvataggio del quotidiano fondato da Gramsci, c’è infatti la situazione difficile di Alba. Qui è stata chiesta l’attivazione di una procedura di concordato preventivo in continuità, finalizzata a evitare la messa in liquidazione dell’azienda. Il passivo supera l’attivo per circa 12 milioni di euro. Tra i creditori ci sono anche i 140 lavoratori, con stipendi non pagati per alcune centinaia di migliaia di euro. E il fondo pensione Byblos, a cui per mesi non sono stati versati i contributi per la previdenza integrativa, nonostante venissero trattenuti dalle buste paga dei dipendenti. Tutto conseguenza non di mala gestione – sostiene Veneziani contattato da ilfattoquotidiano.it – ma della “situazione complessa ereditata quando abbiamo acquisito Roto Alba nel 2012”.

Crisi alla Roto Alba: scontro con i lavoratori e stipendi non pagati
Un tempo Roto Alba era lo stabilimento dove le Edizioni San Paolo stampavano Famiglia Cristiana. Poi sono arrivati i tedeschi della Begel, che nel 2012 hanno passato la mano al gruppo di Veneziani. Il settore è in crisi da tempo. Ma il bilancio nel 2011 era ancora in utile per 33mila euro e nel 2012 per 143mila. E’ finito in perdita l’anno dopo, con un rosso di oltre 1,8 milioni. “Nel 2012 c’era ancora la cassa integrazione iniziata sotto la vecchia proprietà – dice Veneziani -. A metà del 2013 il periodo di cassa integrazione è finito ed evidentemente la soluzione era ridiscutere il costo del lavoro unitario”. Parole che però non tengono conto di come il costo del personale messo a bilancio sia in realtà diminuito: 7,4 milioni nel 2011, 6,6 milioni nel 2012 e 6,2 milioni nel 2013.

La sorpresa più brutta i lavoratori l’hanno avuta quando si sono accorti che i loro contributi non venivano più versati al fondo Byblos. Tutte somme ora congelate, in attesa che l’azienda presenti entro fine marzo il piano per il concordato e che questo venga accettato da tribunale e creditori. Sul piatto ci sono anche due o tre mensilità di stipendio, oltre alla tredicesima, che mancano a ognuno dei 140 lavoratori. Non c’erano le risorse, si giustifica Veneziani, in una situazione in cui ha pesato anche “l’impossibilità di fare una negoziazione sindacale seria che abbassasse il costo del lavoro”.

La situazione precipita l’anno scorso. A luglio gli operai sono in agitazione per i ritardi nei pagamenti e per la disdetta unilaterale degli accordi di secondo livello, con tanto di eliminazione del servizio mensa. Veneziani parla di “privilegi insostenibili, come avere in busta 15 mensilità e mezzo”. Subito dopo l’annuncio di uno sciopero, da Roto Alba partono cinque lettere di licenziamento in tronco, due delle quali indirizzate a rappresentanti sindacali. La vicenda finisce in tribunale, dove l’azienda viene accusata di attività anti sindacale. Alla fine si arriva a un accordo e i cinque dipendenti possono rientrare.

Nel frattempo, iniziano ad arrivare ingiunzioni di pagamento e a novembre Enel stacca la corrente elettrica a tutto lo stabilimento. Non resta che tentare la strada del concordato preventivo. Negli uffici di Alba intanto sono in corso da settembre controlli della Guardia di finanza: “Una normale verifica sul 2012, sul 2013, fino a oggi – spiega Veneziani -. Al momento non ci hanno contestato nulla”.

Non solo Unità. Ecco le iniziative di Veneziani
Le complicazioni ad Alba non scoraggiano altre iniziative imprenditoriali. Nel 2013 Veneziani, a capo di un gruppo editoriale che pubblica periodici come Top, Stop e Vero, acquisisce un altro stabilimento del settore tipografico, le Grafiche Mazzucchelli di Seriate, in provincia di Bergamo. Nel 2014 è poi il momento di affacciarsi in Francia, dove viene rilevata un’azienda tipografica che ha chiuso i battenti a Nieppe, comune vicino al confine con il Belgio. Il piano per ripartire conta anche su fondi pubblici francesi, ma per ora le attività sono ferme: “Abbiamo concordato un finanziamento che verrà erogato solo nel momento in cui lo stabilimento diventerà operativo. E quindi quando assorbiremo il personale come previsto nell’accordo”. Tornando al di qua delle Alpi, Veneziani ha da poco acquisito la Enerprint di Moncalieri (Torino), nel cui stabilimento è stata avviata una nuova attività tipografica.

Poi c’è l’operazione per acquisire l’Unità. Per ora è arrivato l’ok del Pd e del comitato di redazione, manca ancora il via libera definitivo del giudice fallimentare. Manterranno il posto 25 giornalisti su 56 e al quotidiano arriveranno 10 milioni a parziale copertura dei 30 milioni di debiti. Perché investire qui e non pagare gli stipendi di Roto Alba? “Sono aree di business diverse – risponde Veneziani -. E il nostro è un gruppo che fa business. Era completamente inutile continuare a investire risorse in un’azienda che perdeva tutti gli anni”.

I rapporti con il finanziere Corrado Coen
Nell’offerta per il giornale del Pd Veneziani non è solo. Dietro alla Unità srl, la società che è stata costituita apposta, c’è la Veneziani Quotidiani, proprietà al 40% della Piesse del costruttore lombardo Massimo Pessina e al 60% della Guido Veneziani Editore. Quest’ultima è la holding del gruppo editoriale e tra i suoi soci compare Investimenti e sviluppo, entrata nel capitale con una partecipazione del 5% nel 2012, quando Veneziani, dopo l’acquisizione di Roto Alba, aveva bisogno di finanziamenti per entrare in possesso anche della Mazzucchelli. Tra i vertici di Investimenti e sviluppo in quel periodo c’era il finanziere Corrado Coen, arrestato lo scorso novembre per aggiotaggio nell’ambito di un’inchiesta della procura di Milano sul crac della Norman 95. In un’altra inchiesta, con al centro l’aumento di capitale di Investimenti e sviluppo avvenuto nel 2010, sono finiti indagati lo stesso Coen e altri ex amministratori della società.

Un rapporto scomodo, quello con il finanziere. “Coen – sostiene Veneziani – si è presentato dicendosi interessato ad acquisire con Investimenti e sviluppo delle partecipazioni nel mondo dell’editoria. Ha fatto una valutazione del nostro gruppo apparentemente molto generosa e si è comprato il 5%, senza farci sottoscrivere patti parasociali vincolanti. Noi abbiamo accettato, forse un po’ ingenuamente. Lui era già chiacchierato, ma non si sapevano le cose che sono state scoperte poi”. Oggi Investimenti e sviluppo sta portando a termine il piano previsto dall’accordo di ristrutturazione del debito che è stato siglato l’anno scorso con i creditori, dopo che la procura di Milano ne aveva chiesto il fallimento. “Se le cose non si sistemeranno – assicura Veneziani – rinegozieremo la nostra quota e ce la ricompreremo”.

Twitter: @gigi_gno

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