Nel 2014, il consumo medio giornaliero di televisione (sottolineo che si tratta di un valore medio) è stato di 255 minuti (nel 2013 sono stati 265 minuti), pari a 4,25 ore, al 18% di un giorno, a 65 giorni (notte e giorno) l’anno. In una vita di 90 anni, si passano in media davanti alla Tv (giorno e notte) 16 anni, di cui circa 3 anni a vedere solo gli spot pubblicitari e circa 6 anni a vedere la Rai.

Chi ha ipotizzato la fine della Tv, alla luce di questi dati si è dovuto ricredere. La televisione, o meglio il televisore, ha subìto sicuramente un ridimensionamento in particolare dal web, ma rimane il medium ancora più visto. Oltretutto la Tv e il web tenderanno sempre più a integrarsi, fino a diventare un tutt’uno. Se analizziamo la storia dei media, si evince che ogni nuovo mezzo non ha eliminato il precedente, ma l’ha ridefinito, come sta ora avvenendo fra Tv e web.

Alcuni sostengono che i dati di ascolto prodotti dall’Auditel non siano attendibili. Il campione, pari a circa seimila famiglie, è fra i più elevati nel settore delle ricerche, i criteri della scelta del campione sono rigorosi, così com’è d’avanguardia la tecnologia (il meter) sulla quale l’Auditel si basa: per questi motivi i risultati dell’Auditel sono affidabili. Va precisato però che i dati indicano la sola stima degli ascolti, cioè quanti sono gli ascoltatori e la loro ripartizione fra i target, mentre non danno alcuna indicazione sul gradimento dei programmi, sulle reali attività svolte davanti allo schermo, o sugli ascolti degli stessi programmi sui vari

L’Auditel offre ottime indicazioni per capire la società. Come sanno bene i pianificatori pubblicitari, e i politici più accorti. Si dovrebbe evitare l’errore commesso da molti intellettuali o esperti, i quali spesso pontificano su come la società dovrebbe essere, ma non sanno com’è realmente.

Le donne (284 minuti) guardano la Tv più dei maschi (225); il sud-isole (270) più del centro (247) e del nord (248); chi ha una scolarità elementare fa registrare un ascolto altissimo (379 minuti, pari 6,32 ore), chi ha un’istruzione medio/inferiore consuma mediamente 274 minuti, 220 minuti chi ha istruzione medio/superiore e solo 150 minuti chi ha una scolarità universitaria. Il consumo cresce con l’aumento dell’età: è alto fra i bambini 4-7anni (172 minuti), scende di molto fra i giovani 15-24 anni (150), e sale dai 25 anni in poi, fino a toccare punte elevate per gli anziani 55-64 anni (334) e per gli over 65 (377). Le regioni che registrano un consumo più alto sono la Basilicata (293 minuti) e la Sardegna (274); mentre le regioni meno televisive sono il Trentino (211) e il Lazio (238).

Infine una curiosità. Il programma Santo Rosario (in diretta da Lourdes) sulla rete Tv2000 in onda alle ore 18:00 (in contemporanea su Raiuno c’è Cristina Parodi e su Canale5 Barbara D’Urso), ottiene ascolti piuttosto consistenti, circa il 4% di share (600mila ascoltatori): in quella fascia è la rete più vista fra le Tv tematiche, situandosi al livello di Italia1 e Rete4.

Considerato il notevole numero di ore trascorse davanti alla tv, e in particolare i sei anni che si passano guardando la Rai, si auspica che non sia una perdita di tempo, ma fonte di conoscenza e di arricchimento culturale. Compito che dovrebbe essere assolto soprattutto da un rinnovato servizio pubblico.

A tal proposito, circolano in questi giorni diverse proposte per la nomina del vertice della Rai e quella del M5S di nominare per sorteggio il vertice su un gruppo di esperti, selezionati su curricula pubblici, sembrerebbe la più idonea per favorire un ricambio netto della Rai. È l’unico metodo che permetterebbe a esperti, che non siano consulenti di partiti o gruppi d’interesse, di poter assolvere l’immane compito di rifondare il servizio pubblico.

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