Amministrazione trasparente“? A parole: i siti internet di centinaia di amministrazioni pubbliche non sono ancora conformi alle linee guida sulla trasparenza e la pubblicità, secondo la Bussola della trasparenza“, portale web legato al ministero della Pubblica amministrazione e la semplificazione. Un esempio? Un decimo dei circa 7800 Comuni non soddisfa nessuno dei 66 indicatori presi in esame, stesso discorso per 7 Asl su 150. Un decimo delle 90 aziende ospedaliere soddisfa invece al massimo il 3% degli indicatori. A far registrare lo 0% sono anche un terzo degli 80 Istituti autonomi delle case popolari e un terzo delle 2500 scuole prese in esame. Il percorso per la “trasparenza totale” era cominciata nel 2012 con il governo Monti. “Non ci saranno più aree di opacità nell’operato della pubblica amministrazione – aveva detto l’allora ministro Filippo Patroni Griffi – e i cittadini potranno verificare come saranno spese le risorse e riorganizzati i servizi amministrativi”. Ma la strada sembra essere più lunga del previsto. L‘analisi e le classifiche (aggiornate settimanalmente) pubblicate sul sito si basano sull’uso automatico di software e algoritmi. Secondo alcuni enti finite nel mirino del ministero, tuttavia, questo metodo sarebbe però troppo rigido e non sarebbe grado di far apprezzare la reale trasparenza: “E’ il portale a essere fuorviante per i cittadini – si controbatte – Basta un dettaglio e la valutazione sballa”.

Sotto la lente 20mila enti pubblici
Il portale, nato nel 2012, pone ai raggi x i siti web di 20mila amministrazioni pubbliche. Tra i molti siti che non soddisfano i requisiti ci sarebbero ad esempio quelli del Policlinico universitario “Gemelli” di Roma o dell’azienda ospedaliero-universitaria “Materdomini” di Reggio Calabria, quello dell’Aler (Azienda Lombardia edilizia residenziale) di Milano o quello della Provincia di Bari e Palermo.

L’analisi attraverso algoritmi
Il portale verifica se la sezione “Amministrazione trasparente” sia conforme a quanto disposto dal decreto legislativo 33 del 2013 (“Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”): una settantina le voci esaminate (“articolazione degli uffici”, “tassi di assenza”, “bandi di concorso”, “società partecipate”, ecc.). L’algoritmo verifica se ciascuna sezione o link del sito si trova nella posizione prevista e se la sua denominazione riporta esattamente l’indicazione fornita dalle linee guida (il sistema non è però in grado di valutare la qualità del contenuto).

Le classifiche
Circa la metà dei 7800 Comuni soddisfano tutti i 66 indicatori: tra questi Milano, Napoli, Torino, Firenze, Venezia, Palermo. Roma ne soddisfa 64. A soddisfarne meno della metà sarebbero invece un migliaio. Tra i casi critici Tivoli, Spoleto, Portoferraio (all’isola d’Elba) e Lentini. In fondo alla classifica delle Province troviamo invece Bari, Palermo e Rimini: 0% di indicatori, anche se bisogna dire che questi enti stanno andando verso l’abolizione (prima o poi). Tutti i siti delle Regioni sono sopra l’88%. Se gran parte delle 67 aziende ospedaliere incassano il massimo dei voti, i siti del Gemelli e della “Materdomini” di Catanzaro presenta invece diverse lacune, un po’ come l’Azienda sanitaria regionale del Molise. In fondo alla classifica, nella sezione Iacp (Istituti autonomi case popolari), si trova l’Aler di Milano, l’Ater di Roma e l’Aterp di Reggio Calabria. Tra le università le peggiori sono quella di Scienze gastronomiche di Bra (Cuneo), la “Suor Orsola Benincasa” di Napoli e la “Kore” di Enna. Esaminati anche i ministeri e vanno tutti bene: tutti sopra il 98%.

“Rimedieremo” ma anche “analisi troppo rigida”
Cosa rispondono gli enti “bocciati”? Abbiamo provato a contattarne alcuni. “Rimedieremo il prima possibile – dichiara Luigi Di Gregorio dall’Asrem – negli ultimi mesi c’è stato l’avvicendamento di tre direttori generali e siamo stati impegnati su altri fronti”. Vincenzo Terlizzi risponde dall’ufficio stampa della Provincia di Rimini: “Già 2 anni fa stavamo pensando di realizzare un nuovo sito, poi le incertezze sul futuro dell’ente hanno rallentato tutto”. Alcuni evidenziano come la mancanza di un solo link possa in realtà far “sballare” in negativo l’intero giudizio: “Sono i cittadini che consultano il portale a essere fuorviati”.

Basta però davvero poco per rimediare. Una settimana fa il Comune di Como risultava ad esempio a fondo classifica: “C’è un problema nell’accesso – precisarono dall’ufficio stampa – lo segnaliamo subito al portale”. Nel giro di 2 ore venimmo ricontattati: “Tutto sistemato, adesso il sito è tornato al top”. Discorso simile per la Provincia di Palermo: “La classifica non risponde realmente a quanto puntualmente pubblicato sul sito. Il nostro ente sarebbe in realtà adeguato in 57 sezioni su 68“. La scorsa settimana anche il sito del consiglio regionale dell’Abruzzo risultava a fondo classifica: “A fronte della vostra segnalazione – riferisce a ilfattoquotidiano.it Gianni Giardino, responsabile trasparenza dell’ente – abbiamo contattato il portale. Dov’era il problema? Le parole ‘amministrazione trasparente’, seppur presenti, non erano linkate. Grazie a questa piccola modifica adesso rispettiamo il 100% dei requisiti”.

Anche Aler Milano controbatte: “La maggior parte delle voci indicate come mancanti sono invece presenti e dettagliate. Sarà nostra premura inoltrare un chiarimento agli uffici del ministero affinché possano effettuare una verifica sullo stato reale dei contenuti per una valutazione più attendibile”. Dall’ufficio stampa del Gemelli si precisa invece che l’ospedale è parte integrante dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, università non statale: per questo motivo – si sottolinea – non si può parlare di pubblica amministrazione.

“Strumento innovativo”
Secondo i tecnici del portale “il limite della Bussola è quello di non riuscire a cogliere le sfumature poiché il suo funzionamento si basa su algoritmi. E’ però uno strumento altamente innovativo: nel 2013 ha infatti conquistato l’Epsa (European public sector award)”. Poi la conclusione: “L’obiettivo non è quello di sanzionare i siti poco trasparenti, bensì quello di attivare una sana competizione tra le varie amministrazioni per poter offrire un servizio al cittadino sempre migliore”.

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