A Roma ci sono tre cose di cui non si può parlare male in pubblico: il Papa, Francesco Totti e l’Atac, l’azienda pubblica dei trasporti urbani controllata dal Comune. Degli sprechi di Atac vi raccontiamo in un dossier della Ragioneria del Tesoro. Eppure non erano necessari i funzionari ministeriali per capire cosa c’è dietro il discutibile servizio di tram e bus nella Capitale.

Anche in un sistema coeso come quello delle partecipate comunali romane, ogni tanto, c’è qualcuno che prova a segnalare l’origine dei buchi che poi vengono ripianati dai contribuenti. Come è possibile che una “guarnizione antine MA100” possa costare 5,85 euro o 118,60 a seconda dal fornitore da cui si compra? Sono queste alcune delle domande con cui si è dovuto confrontare nel 2006 Giovanni Sebastiani quando è stato nominato amministratore unico di Ogr Roma, una società che il Comune della Capitale aveva deciso di creare proprio per accentrare i lavori di manutenzione di tram, autobus e metro in modo da risparmiare e gestire in modo più efficiente operazioni che ogni anno costano milioni. L’allora sindaco di Roma Walter Veltroni affida la carica di amministratore unico a Sebastiani, un manager che arrivava dal settore privato (Abb, Salini), perché serviva qualcuno fuori dai giri del sottobosco politico per mettere ordine. Ma già dopo pochi mesi, il 15 novembre 2006, Sebastiani scrive a Veltroni per spiegare che non è in condizioni di lavorare: non gli vengono dati gli operai per i lavori, la capogruppo Met.Ro., una delle società chiave della galassia Atac, vuole gestire da sola i fornitori.

Eppure, dai documenti contabili di Ogr e dalle lettere che Sebastiani scrive ai suoi referenti in Comune, si scopre che di risparmi da fare ce ne sarebbero moltissimi: Met.Ro paga, per esempio, 20,79 euro una “valvola unidirezionale cilindro porte MB” che Ogr riesce a comprare a 5,22, una differenza del 400 per cento. Eppure, con i suoi volumi d’acquisto, dovrebbe essere Met.Ro. a pagare meno, non Ogr. Tra l’altro le aziende da cui il sistema Atac compra sono sempre le stesse che, visti i differenziali di prezzo con i concorrenti, realizzano profitti consistenti. A spese dei contribuenti romani.

Sebastiani osserva nelle sue relazioni un’altra cosa curiosa: la manutenzione è sempre straordinaria, quindi fatta più in fretta e, dunque, con ricorso a ditte esterne che si fanno pagare a caro prezzo il disturbo. Le gare d’appalto sono pochissime, perché i lavori vengono frazionati in piccoli lotti che non rendono obbligatorio il ricorso alla concorrenza. Ogr sarebbe pronta a sistemare l’impianto di condizionamento delle Frecce del Mare (i treni che vanno dalla città al litorale) a 340mila euro a convoglio, ma alla fine se ne occupa direttamente Met.Ro. per 900mila euro per ogni treno. Nel febbraio 2008, un po’ scoraggiato, Sebastiani scrive ancora a Veltroni (che sta lasciando il Comune per fare il segretario del Pd): “Le attività di Ogr Roma continuano a essere osteggiate in tutti i modi possibili”.

Con la vittoria, un po’ a sorpresa, di Gianni Alemanno comincia la seconda incredibile parte della vicenda di Sebastiani, che ancora non si è conclusa.

Nell’iniziale furia rottamatrice, Alemanno decide di affidare proprio a Sebastiani la presidenza dell’Atac, sia per dare un segnale di rottura con il precedente sistema sia perché il manager ha idee chiare (e un piano industriale) su come portare al pareggio in due anni un’azienda in perdita strutturale. Vuole mettere i tornelli sugli autobus, ha capito che c’è un problema con i biglietti (come emergerà dallo scandalo dei tagliandi contraffatti che sottraggono milioni di euro di incassi). Il 5 agosto 2008, con l’ordinanza 214, il socio unico di Atac, cioè il Comune, cioè Alemanno, nomina Sebastiani presidente dell’Atac. Una decisione che non diventa operativa e resta quasi clandestina. Lo stesso Sebastiani scoprirà solo molti mesi dopo di essere stato presidente dell’Atac a sua insaputa. Tutti fanno finta di non vedere l’ordinanza che viene revocata soltanto a novembre, con il provvedimento numero 302. Senza alcuna spiegazione, anzi, Sebastiani perde Ocr e viene licenziato (era dipendente Met.Ro.).

Il manager e la Lega Consumatori denunciano il Comune e Atac. Nella causa civile Sebastiani perde. La sentenza di primo grado del 2012 ha una motivazione curiosa: la nomina del Comune era valida, ma non efficace perché mancava la “l’accettazione necessaria”. Un po’ difficile visto che Sebastiani non è mai stato informato della nomina. Nel processo penale, Sebastiani è oggi assistito dall’avvocato (ed ex magistrato, politico mancato) Antonio Ingroia, che si è opposto alla richiesta di archiviazione della Procura sostenendo che in questa vicenda ci sono indizi di “corruzione, concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione”. Alemanno e i suoi funzionari, interrogati dal pm Francesco Dall’Olio, o non sapevano o non ricordavano nulla.

L’avvocato Giuliana Faedda, della Lega Consumatori, ha indicato una spiegazione, nel tentativo (respinto) di opporsi all’archiviazione: secondo un retroscena di Repubblica, nel settembre 2008 si tiene una cena a casa di Riccardo Mancini, uno degli uomini forti di Alemanno, poi arrestato, dove si sarebbe siglato un patto bipartisan tra gli uomini nuovi di destra e quelli del potere veltroniano. La nomina di Sebastiani arriva prima di quella tregua e si perde nelle nebbie subito dopo.

Soltanto oggi, dopo lo scandalo di Mafia Capitale, il nuovo assessore alla Legalità di Roma Alfonso Sabella denuncia i trucchi per gonfiare i costi degli appalti. Eppure, come dimostra la vicenda di Sebastiani, se qualcuno avesse voluto capire, non era impossibile farlo.

da il Fatto Quotidiano del 25 febbraio 2015

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