Coney, agenzia di comunicazione internazionale (tra i suoi clienti figurano anche Walt Disney e Chrysler) ha elaborato un report intitolato “Lo stato dei Selfie”. E la fenomenologia dell’autoscatto a mezzo smartphone è servita. Non manca infatti nulla in questo studio americano. La storia, la scienza, le tecniche, le varianti, le invenzioni correlate, il linguaggio del corpo, le prospettive di una moda dai numeri impressionanti: ogni giorno sono ben 93 milioni i selfie che ci scattiamo (e che in buona parte condividiamo). E la parola selfie viene pronunciata circa 154 milioni di volte, day by day, sui social network. Al richiamo del selfie nessuno pare immune: dal capo di Stato allo showman consumato, dai nonni digitali ai sedicenni iperconnessi.

Questi ultimi, poi, grazie a quella bocca di fuoco chiamata Snapchat, l’app attraverso cui i teenagers si scambiano 400 milioni di foto al dì, attratti anche dalla promessa della loro immediata autodistruzione a consegna avvenuta… si può dire che siano fatti della stessa sostanza dei selfie. Che in verità ci son sempre stati, ci preesistono: ma senza cellulari all’avanguardia e velocissime piazze virtuali dove postarli, a cosa potevano mai servire? Meglio allora, in passato, le foto panoramiche, e i primi piani, e gli approcci creativi o civilmente impegnati di scuola pseudo-Magnum.

Con gran profusione di numeri, dati e curiosità, il rapporto “Lo stato dei selfie” parte da un sondaggio che l’agenzia Coney ha condotto su 778 “infuencers” online: oltre il 50% di loro ha confessato di provarci gusto nell’assistere allo spettacolo dei propri selfie che scorrono nei feed sui social media; l’85 per cento afferma di scattarsi almeno un selfie a settimana, ed è Facebook il loro approdo naturale (segue Instagram); l’82 per cento sostiene di farsi selfie soprattutto per “mostrare qualcosa di nuovo”, e quindi un nuovo taglio, un nuovo look, un make-up inedito. Spesso si mostrano le località visitate in quel preciso momento: il selfie turistico. Intanto corre sempre più forte Selfiecity.net, un sito che agglomera selfie provenienti dai quattro angoli del pianeta.

E quali sono le tendenze più eccitanti in materia? Ce lo dice Coney: gli “Hand selfies” (selfie delle mani), “Animal selfies” (selfie degli animali o con gli animali), “Shoes on floor” (il selfie delle scarpe indossate in quel momento su un pavimento possibilmente di color neutro sennò poi bisogna lavorare di photoshop). E poi ancora i “Kid selfies” (selfie dei e con i bambini), i Selfie con i droni, e i leggendari Belfies (selfie dei glutei).
L’high-tech al servizio del selfie compie passi da giganti. Il selfie stick, ad esempio, un bastone che consente di scattare selfie anche a distanza, sta salvando dalla depressione miliardi di umani sprovvisti di braccia da GodzillaParafrasando Sergio Endrigo, per fare un selfie, ci vuole tempo, e per fare il tempo (moderno) ci vuole il selfie. S’è scoperto che le inglesi impiegano 753 ore della loro vita (un mese) per riuscire a produrre il loro migliore selfie. E nel futuro prossimo ci attendono, tra le tante cose, le selfie-conferenze, gli interventi estetici-selfie, le cure disintossicanti dal selfie… Buon ultima, i ricercatori di Harvard hanno scoperto che le nostre braccia sono cresciute negli ultimi due anni di 0.5 pollici (1,27 centimetri per la precisione). E che si allungheranno di altri 4-5 centimetri entro la fine del secolo. Il selfie di massa ci renderà tutti supereroi.

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