Da alcuni giorni  circolava su Facebook e Whatsapp un video di insostenibile violenza girato in Italia: una diciassettenne veniva filmata mentre picchiava con aggressività inaudita una dodicenne che cercava di difendersi senza riuscirci. Il video suscitava impressione fortissima anche tra insegnanti e adulti che in molto casi fermavano il video prima della fine per l’insostenibilità delle immagini.

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Ieri sia la Rai, il nostro servizio pubblico, che il Corriere della Sera hanno deciso, la prima durante il Tg il secondo sull’edizione online, di pubblicare il video integralmente. Il Corriere facendolo precedere dalla scritta che avvisa i telespettatori che trattasi di immagini violente.

Mezzi di informazione gestiti da adulti, la Rai con l’aggravante di essere servizio pubblico, che si impossessano di materiale violento girato da adolescenti minorenni, che hanno quindi dalla loro l’ingenuità del loro operato, e lo diffondono con chiari fini mercantili. Questi video, in particolare quando sono preceduti dall’invito a non guardarli se si è persone sensibili, sono un vero traino per i clic e quindi per la pubblicità.

Nel caso dei filmati Isis era stato scelto di pubblicare i video senza la scena finale dell’esecuzione: quindi ne deduciamo che era la scena cruenta della decapitazione ad essere ritenuta eccessiva. Quindi è la morte la variabile? Calci violentissimi nella pancia e in faccia sono ammessi? E le immagini verranno rimosse solo qualora portino alla morte?

Di diverso dal caso Isis qui c’è l’adulto, che ci si immagina responsabile e che detiene il potere di informare che decide di appropriarsi di immagini girate da minorenni e destinate al web, per ampliarne la diffusione attraverso la messa in onda sui maggiori canali di informazione, Tg in primis.

A questo punto il video l’hanno visto tutte/i.

Serve mostrare queste immagini per informare correttamente? No, esiste una cospicua letteratura in merito ed è interessante come la Rai sempre più spesso inviti psicologi del’età evolutiva a commentare questi episodi, a condannare la diffusione di questi video con lo scopo di informare gli spettatori di come questi video creino emulazione. E mentre lo dice, mostra i video che sta condannando.

Con la messa in onda di questo video abbiamo confermato a chi ha ripreso l’attacco alla dodicenne che l’obbiettivo è raggiunto: la Rai ha diffuso il video. Di più il regista non potrebbe volere.

Questo è un caso in cui i diritti della rete e della tv si intrecciano e sarà sempre più così perché i dati ci raccontano di un Paese dove il 98,7% della popolazione guarda la tv, anche i giovani che ne fruiscono con modalità diverse dagli adulti: infatti guardano la tv online. E oggi milioni di ragazzini hanno visto e appreso che con un video violento girato con uno smarthphone si possono raggiungere milioni di spettatori/trici.

Credo che l’accaduto meriti una riflessione. E credo che la Presidente Tarantola, il Direttore Gubitosi e la Commissione di Vigilanza ci debbano delle spiegazioni.

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