Con lo spread che cala sotto quota 100 (evviva!) e il Pil che sale sopra lo zero (+0,1%) potete scommetterci che nelle prossime ore Matteo Renzi comincerà a suonare le proprie campane mediatiche per rivendicare i meriti del nuovo miracolo economico.

Ma siate accorti e ponderate bene i giudizi prima di attribuire i meriti. Perché, a quanto sembra, il presidente del Consiglio pare avere a che fare poco o nulla con il timido (o temerario?) risveglio annunciato dai professoroni dell’Istituto nazionale di statistica (Istat).

A dirlo è una valente economista, Lucrezia Reichlin (nella foto), docente della London Business School. “Renzi ha tanti meriti e sicuramente l’ottimismo aiuta in economia”, dice la studiosa: “A mente fredda però non direi che si possa facilmente identificare un nesso tra le sue politiche e la ripresa“.

E’ la prima rasoiata. Quello che segue è anche peggio per l’ego smisurato del nostro premier. Praticamente, secondo la Reichlin, il presidente del Consiglio è praticamente estraneo al mai così tanto sospirato cambio di verso della nostra congiuntura.

La ripresa italiana, dice infatti, è “correlata a quelle delle altre economie europee”; è  in parte “anche da attribuire alla ripresa Usa molto robusta” e alle politiche della Bce che “hanno agito su tasso di cambio e il costo del credito”; è da collegarsi  “al ribasso del prezzo del petrolio e a una minore incertezza sulla crisi europea“.

A tutto sembra dovuta, insomma, meno che all’azione politica del governo in carica. Con buona pace del premier e di tutti quelli che intorno a lui si affannano a celebrarne le gesta picchiando duro contro i soliti gufi.

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