Il presidente e amministratore dell’Anas Pietro Ciucci un giorno ha deciso che non intendeva più avvalersi del lavoro del direttore generale Pietro Ciucci e la lauta buonuscita di 1 milione 825.745 virgola 53 euro che gli ha elargito sta diventando un caso. Immaginate la scena: seduto alla scrivania del palazzo di via Monzambano a Roma, sede dell’azienda pubblica delle strade, il presidente-amministratore Pietro Ciucci comunica severo la ferale notizia al direttore Pietro Ciucci. Poi si sposta dalla parte opposta del tavolo, abbassa il capo e calatosi nei panni del direttore generale prende atto della sentenza di licenziamento.

Da manager tutto d’un pezzo, sempre seduto alla stessa scrivania, il direttore generale Pietro Ciucci verga una rispettosa letterina di due righe e mezzo in cui “in adesione alla richiesta avanzata chiede di poter risolvere consensualmente il rapporto di lavoro”. Nonostante i due Ciucci fossero così intimi, deve però essersi verificato lo stesso un malinteso. Il presidente-amministratore Pietro Ciucci forse non deve aver comunicato nei modi dovuti la sua decisione al direttore generale Pietro Ciucci. E gli sbagli si pagano. Nel calcolo della buonuscita del direttore Pietro Ciucci, il presidente-amministratore Pietro Ciucci ha così fatto inserire anche il criterio “dell’indennità di risoluzione senza preavviso”. Che vale 779.682,83 euro, scivolati dalle casse pubbliche dell’Anas nelle tasche del direttore Pietro Ciucci.

Tutto ciò avveniva nell’estate 2013, tra fine agosto e inizio settembre. Il direttore Pietro Ciucci se ne andò in pensione, rimanendo però ben piantato alla poltrona come presidente-amministratore. Ora a fine mese riscuote due volte: la prima volta dall’Inps un assegno per i suoi 44 anni di lavoro passati alle Autostrade (allora dell’Iri), poi allo stesso Iri insieme a Romano Prodi, poi a Fintecna, Stretto di Messina e infine dal luglio 2006 all’Anas. La seconda volta Pietro Ciucci riscuote ogni mese un’altra bella somma dalla stessa Anas in qualità di presidente e amministratore. Tra indiscrezioni e mezze verità, la storia della sibaritica liquidazione del direttore generale Pietro Ciucci circola da settimane nei luoghi del potere romano.

L’Anas ha cercato di camuffare finché ha potuto i termini esatti della vicenda. Venerdì 20 febbraio ha mandato in avanscoperta alla Camera il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Il quale per rispondere a una interrogazione di Donatella Agostinelli dei 5Stelle, si è avvalso di una nota preparata dagli uffici della società stradale. Dopo aver confermato l’entità della buonuscita, Baretta ha escluso che fosse stata riconosciuta una qualche “in – dennità di mancato preavviso”. Nel frattempo al Fatto sono stati però consegnati documenti dell’Anas da cui risulta un’altra verità basata su tre certezze. Prima: su un foglio di carta intestata Pietro Ciucci, senza qualifica né di direttore generale né di presidente e amministratore, lo stesso Pietro Ciucci firma una richiesta di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro protocollata in data 9 agosto 2013.

Seconda certezza: il calcolo della buonuscita elaborato dagli uffici tiene invece conto anche dell’indennità di mancato preavviso e pure dell’indennità spettante “in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro”. Come se le due circostanze non facessero a pugni l’una con l’altra. Terza certezza: la parte del Trattamento di fine rapporto in senso stretto è la più esigua: 266.379 euro. Dopo molte sollecitazioni, l’Anas ha inviato una nota al Fatto in cui ammette che le cose stanno così, sostenendo che “è stata data esecuzione al contratto di lavoro individuale” di Ciucci che “disciplinava le condizioni economiche dello scioglimento secondo regole standardizzate” del ministero dell’Economia.

Da Il Fatto Quotidiano del 27 febbraio 2015 

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