Quando il giusto batte il potere

L’atto finale di una lunga saga italiana dovrebbe risultare in controlli più rigorosi per terapie non testate basate sulle cellule staminali, sia in Italia che all’estero.

Quale impatto possono avere i ricercatori nel mondo oscuro della politica? Quando la ricercatrice italiana in cellule staminali Elena Cattaneo è stata nominata Senatore a vita nel 2013, sapeva che i suoi colleghi riponevano in lei la speranza che lei facesse la differenza. I tribunali italiani ed i politici stavano autorizzando delle terapie basate sulle cellule staminali che non erano state testate e quindi erano potenzialmente pericolose. Queste prendevano alla leggera le emozioni di persone disperatamente malate per motivi puramente di interesse economico. I giornalisti, fra cui anche alcuni di questa rivista, che tentavano di descrivere questa situazione vergognosa hanno subìto ostruzionismo e menzogne, e sono stati minacciati di azioni legali. Poi la Signora Cattaneo è andata a Roma. Insieme ad altri ricercatori di cellule staminali ha contribuito a portare ad una conclusione tutta questa pietosa vicenda. Brava! (N.d.T. in italiano nel testo)

Per la sua ricerca all’Università di Milano, Elena Cattaneo studia la conversione di cellule staminali embrionali in cellule nervose mature, e come queste potranno essere usate un giorno per la cura di malattie neurologiche. Nel mondo, lo sviluppo di queste cure e il modo in cui dovrebbero essere testate, introdotte e regolate, sta contrapponendo gli scrupolosi approcci basati sull’evidenza agli opportunisti medici. Fino a poco tempo fa, l’Italia era un esempio di come sbagliare. Adesso ha la possibilità di mostrare, anche al resto del mondo, come si possano fare le cose giuste.

Per sette anni, la “Stamina Foundation” ha venduto delle terapie non testate basate su cellule staminali agli italiani come panacea per una serie di malattie. Un rapporto sulla vicenda, pubblicato dal Senato italiano la scorsa settimana, analizza che cosa sia andato storto. Descrive nei dettagli la complicata storia di questa vicenda e identifica la lista pietosa dei personaggi, tra cui molti politici, che ne sono responsabili.

Il rapporto fa dieci proposte ragionevoli per rettificare il sistema. I politici adesso devono accettarle e promulgarle. Quella della Stamina Foundation non è la sola terapia non testata che lo stato italiano ha approvato negli ultimi anni, ma bisogna che questo sia l’ultimo caso. I ricercatori e gli enti regolatori in altri paesi farebbero bene a imparare da questa vicenda, perché questa lezione mostra che essere nel giusto non è abbastanza per impedire che vengano fatti dei danni.

La vera sorpresa è stata che l’inchiesta del Senato non ha trovato alcuna responsabilità da parte delle agenzie techiche statali incaricate di proteggere il pubblico. Il messaggio degli esperti scientifici di queste agenzie era forte e chiaro: le affermazioni della Stamina non avevano alcun merito e la tecnica comportava dei rischi notevoli. Ma queste raccomandazioni sono state ignorate dagli altri pilastri dello stato: il potere legislativo e quello giudiziaro.

Nel 2012, l’Agenzia Italiana del Farmaco dichiarò che la terapia Stamina era pericolosa, e ordinò la chiusura del laboratorio dell’azienda situato nell’ospedale di Brescia. Tuttavia, istigate dalla inarrestabile campagna della Stamina, più di 450 persone fecero ricorso ai tribunali locali e richiesero di usufruire della terapia per motivi umanitari. Circa la metà di essi ottenne il permesso. I politici, temendo una sconfitta elettorale se avessero mostrato di ignorare i pazienti, chiusero un occhio, nonostante sapessero che c’era un’inchiesta dalla polizia in corso.

Ma essi andarono anche oltre. Nonostante le formali raccomandazioni da parte delle agenzie scientifiche governative, furono approvati vari decreti ministeriali per promuovere la cura della Stamina, tra cui uno che sanzionava l’inizio di test clinici sponsorizzati dal governo. I ricercatori di tutto il mondo assistettero increduli allo svolgersi della vicenda: le terapie continuarono fino all’Agosto 2014 quando un tribunale di Torino ordinò finalmente la confisca della strumentazione e delle cellule dal laboratorio della Stamina.

Un piccolo gruppo di ricercatori da tutta Italia, tra cui la Catteneo, lottò instancabilmente e anche con grande sacrifici personali, contro i potenti sostenitori politici della Stamina. La loro storia è stata raccontata in un articolo di Nature Comment nel 2014 (E. Cattaneo and G. Corbellini Nature 510, 333–335; 2014). Quando la Cattaneo fu nominata Senatore a vita dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, questa lotta acquistò una nuova dimensione. La sua prima azione fu di fare pressione per iniziare un’inchiesta del Senato. Una commissione costituita da 15 persone iniziò i lavori alla fine di gennaio dello scorso anno con analisi di documenti e 25 udienze tenute per valutare l’evidenza medica che gli oppositori della Stamina non sarebbero stati in grado di trovare.

Una delle proposte del rapporto finale è che qualunque tribunale in futuro incaricato di raccomandare un trattamento non autorizzato sulla base di motivi umanitari, deve avere sia un rappresentante del Ministero della Sanità che un pubblico ministero, per essere sicuri che tutte le argomentazioni siano ascoltate. Un’altra proposta vuole introdurre nei tribunali italiani, gli “standard di Daubert” per regolamentare la qualità delle perizie scientifiche. Questi standard, che sono usati nei tribunali americani, richiedono che i giudici si assicurino che la testimonianza di un esperto scientifico sia basata su nozioni che sono il prodotto di un valido metodo scientifico.

Inoltre il rapporto propone di cambiare i decreti e i regolamenti relativi all’uso compassionevole di terapie non autorizzate, per evitare scappatoie che potrebbero portare ad usi illeciti. Vengono anche suggerite nuove regole per assicurarsi che i comitati etici siano veramente indipendenti e suggerisce linee guida per i media simili a quelle adottate dalla Bbc l’anno scorso.

I ricercatori italiani sono spesso delusi dalla mancanza di rispetto per la scienza nel loro Paese. Sono ancora scossi dal verdetto di omicidio colposo che un tribunale ha inflitto ai sismologi che avevano agito da consiglieri del governo prima del terremoto dell’Aquila nel 2009; la condanna è stata ribaltata in appello lo scorso anno. Inoltre, il caso Stamina ricorda molto da vicino il tristemente noto caso di Luigi Di Bella, un medico che affermò negli anni ’90 che un miscuglio di molecole quali la somatostatina insieme alle vitamine poteva curare il cancro.

Il caso Stamina è stato una vergogna per l’Italia, ma mostra l’influenza che dei singoli ricercatori possono avere nei conflitti contro forze anti-scientifiche, anche in presenza di disparità apparentemente enormi. E, come per sottolineare il fatto che la scienza può prevalere negli ambienti più ostili, il giorno dopo la pubblicazione del rapporto del Senato, la Commissione Europea ha formalmente autorizzato l’approvazione della prima terapia basata sulle cellule staminali: il trattamento per un tipo raro di cecità è stato sviluppato recentemente da ricercatori italiani che lavorano esclusivamente in Italia.

Come si vede, non è solo nel mondo politico che i ricercatori possono aiutare gli altri a vedere con più chiarezza.

Articolo originale apparso su Nature il 24 Febbraio 2015

Traduzione di Loredana Spadola e Gaia Restivo per ItaliaDallEstero.info

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