Cinema

Il segreto del suo volto, opera intensa tra guerra fredda e post Olocausto

Costruito su forti contrasti di luci e ombre e su interpretazioni esemplari (specie Nina Hoss), lavora mirabilmente sugli scottanti temi dell’identità, del corpo “manipolato”, del rifiuto della memoria che porta alla negazione di un passato paradossalmente indelebile

di Federico Pontiggia

Sopravvivere ad Auschwitz ma non alla propria identità. È quanto Nelly deve affrontare, tornando a Berlino nel giugno 1945, ferita, sfigurata ma con un nuovo volto grazie alla chirurgia plastica. Si mette alla ricerca del marito Johnny scoprendo una verità che non si aspetta.

Al suo settimo lungometraggio, il tedesco Petzold ritrova la coppia Nina Hoss e Ronald Zehrfeld già protagonisti del riuscito La scelta di Barbara (2012). Ma dalla guerra fredda di quel film retrocede alle ceneri dell’immediato post Olocausto, mettendo a segno un’opera intensa e d’impressionante marca autoriale.

Scritto con il compianto Harun Farocki e ispirato al romanzo Le re-tour des cendres di Monteilhet, Il segreto del suo volto modella il genere noir attorno al Kammerspiel per affrontare l’evidente questione del “Lager post-trauma”.

Costruito su forti contrasti di luci e ombre e su interpretazioni esemplari (specie Nina Hoss), lavora mirabilmente sugli scottanti temi dell’identità, del corpo “manipolato”, del rifiuto della memoria che porta alla negazione di un passato paradossalmente indelebile.

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