Scarpe come tela. La pelle come superficie immacolata, sulla quale far vivere e rivivere personaggi, luoghi, film, cartoni animati. Così una semplice sneaker si trasforma in una vera e propria opera d’arte. È l’idea di Francesco Barrera, in arte MrPera, trentunenne catanese che ha deciso, insieme a un negozio di articoli sportivi, di proporre in Italia un’idea che ha già preso piede negli Stati Uniti: personalizzare la Nike Air Force, rigorosamente bianca. “Sicuramente una componente fondamentale è la voglia di reinventarsi, di provare e sperimentare. Ogni tanto si percepisce nell’aria una stasi, come se tutto fosse saturo e allora si sente il bisogno di qualcosa di “nuovo” e fresco. Parlando con un mio amico, nonché titolare del negozio Dreamteam, abbiamo pensato di riproporre quest’idea già in voga da diversi anni in America”, racconta.

Una passione, quella per l’arte, che lo ha sempre accompaganato. Quella istituzionale nel percorso scolastico, quella di strada come alternativa parallela: “Ho frequentato l’istituto d’arte e poi l’accademia delle belle arti. Entrambe mi hanno permesso di studiare la storia dell’arte, approfondendo artisti e movimenti, e di fare pratica con svariate tecniche e materiali (sia plastiche che pittoriche). Dopo la laurea ho cominciato a lavorare al computer con programmi di grafica digitale, inizialmente da autodidatta e poi approfondendo seguendo dei corsi specifici. I graffiti sono stati invece il mio percorso alternativo parallelo. Ho cominciato a 14 anni circa insieme a un gruppo di amici e col passare degli anni mi ha preso sempre più. C’è un mondo dietro in continuo movimento che ti permette di conoscere e confrontarti con tante persone, condividere esperienze, viaggi e fatiche”.

Quali sono i procedimenti per realizzare ogni scarpa?
La prima cosa che faccio è creare una bozza con photoshop per dare forma alle idee del cliente, in questo modo si riesce a dare la percezione della resa finale della scarpa. Realizzo il progetto in “diretta” così il cliente può modificarla a piacimento. Una volta confermato il progetto tolgo i lacci e preparo la superficie della scarpa. Appena pronta ripropo

rziono il disegno e la dipingo a mano con pennelli e colori acrilici appositi per la pelle.

Ci sono dei soggetti ricorrenti, che ti chiedono più spesso?
Devo ammettere che ho ricevuto una grande varietà di richieste, molto diverse tra loro e alcune davvero molto interessanti. Ho chiaramente trattato alcune tematiche più di altre, ad esempio lo sport (il calcio in particolare), i cartoni animati e gli elementi che rappresentano Catania e la Sicilia. Tutte le scarpe che realizzo sono pezzi unici, ogni singola scarpa è diversa dall’altra ed è stata progettata e studiata in base alle richieste del cliente.

Hai mai pensato potesse diventare una vera professione?
È iniziato quasi come un esperimento e personalmente non pensavo potesse prendere così tanto “piede”. Non l’ho mai considerato però un passatempo, è stato ed è tutt’ora molto impegnativo quindi credo di poterla definire una professione anche se sono consapevole del fatto che prima o poi possa sfumare.

Prima di iniziare, avevi mai pensato di poter conciliare la tua arte con la moda?
Un po’ si. Ho sempre avuto una passione per sneakers e abbigliamento ma un po’ meno per la moda. Parlando di moda bisogna considerare l’obbligo commerciale che essa ci impone, le regole del mercato e dei gusti di chi acquista.
Questo meccanismo snatura un po’ il processo creativo di un artista e lo rende un esecutore a tutti gli effetti, con scadenze e compromessi annessi. È una scelta. Io amo pensare un lavoro, un disegno o una grafica considerando la sua destinazione finale, ma ho bisogno di farlo avendo un certo margine creativo disponibile. Penso che riuscire a far dialogare idea e prodotto per raggiungere un risultato ottimale sia una cosa bella e gratificante.

Si sente spesso parlare di collaborazioni tra artisti e marchi di moda, tu come la vedi? Ti piacerebbe collaborare con qualche griffe o preferiresti qualche nome emergente?
Mi piace l’idea, penso che le collaborazioni portino davvero grande qualità e innovazione. Mi piacerebbe poter collaborare con qualche marchio noto e perché no anche con qualche new entry. Se si ha una visione comune del progetto e si trova un certo feeling nel lavorare può essere molto divertente, stimolante e produttivo.Da anni ormai si vedono grandi risultati, quando due o più potenze si uniscono ne viene fuori qualcosa di speciale. Questo accade perché il marchio, scegliendo l’artista per le sue qualità, lascia un certo margine di libertà e l’artista accetta di collaborare consapevole di dover adattarsi ad alcune dinamiche commerciali. Ammetto di essere più informato sulla street culture ma credo che sia una verità assoluta.

Progetti futuri?
I progetti per il futuro sono sempre tanti, ho parecchie idee che mi girano in testa e tante altre nuove arriveranno. Ne ho giusto un paio che vorrei concretizzare, ma questo dipenderà anche dalle dinamiche che avrò intorno. Trovare persone valide e fidate e trovarsi nel posto giusto al momento giusto possono essere delle componenti fondamentali per questo genere di progetti, vedremo. Silenziosamente stiamo imparando a reinventarci, e ci reinventeremo ogni volta che sarà necessario.

Articolo Precedente

La rivoluzione delle ‘curvy’: si moltiplicano i brand per ‘taglie forti’ e arrivano i ‘fatkini’

next
Articolo Successivo

Tra gli elementi dimenticati della moda 2.0, i bottoni rivivono in mostra a Parigi

next