Via libera della Camera con 280 sì  e96 no al decreto legge Milleproroghe, su cui il governo aveva posto la fiducia. “Salvi” per un altro anno, almeno sul fronte economico, i lavoratori in contratto di solidarietà. Mentre gli sfrattati, dopo le polemiche e le proteste dei Comuni, incassano una miniproroga di quattro mesi avendola così parzialmente vinta sulle resistenze del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che aveva definito le estensioni puntualmente concesse per oltre trent’anni “vecchio rito“. Gli appaltatori, poi, portano a casa un aumento dal 10 al 20% della quota dell’importo totale dovuto che viene anticipato dallo Stato prima che il lavoro sia completato. E le partite Iva, dopo il mea culpa del premier Matteo Renzi e la minaccia di “ritorsioni” in parcella, ottengono due vittorie, sia sul fronte fiscale sia su quello contributivo. Al contrario, è saltato il discusso emendamento che cancellava lo “sconto” a Rai e Mediaset sui canoni per le frequenze tv. Sono le principali novità entrate nel decreto durante il percorso nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera. L’ok alla fiducia blinda il testo che deve essere convertito in legge, pena la decadenza, entro l’1 marzo.

Lupi cambia verso sugli sfratti – Chi ha ricevuto lo sfratto “per finita locazione” avrà quattro mesi in più per trasferirsi in una nuova casa. Questo perché, come emerge dall’emendamento presentato dal Pd, deve ancora essere attuato il decreto con cui il ministero guidato da Lupi distribuisce alle Regioni le risorse stanziate nel Fondo affitti. “Nelle more” dell’attribuzione delle risorse, dunque, il giudice potrà “disporre la sospensione dell’esecuzione di dette procedure”. Il ministro, che a gennaio aveva escluso qualsiasi allungamento delle scadenze per poi incolpare gli enti locali di non “fare il loro dovere”, ha commentato dicendo che la modifica “fa giustizia in un doppio senso, non perpetua una automatica proroga degli sfratti, considerata incostituzionale dalla Consulta, e dà il tempo ai casi effettivamente bisognosi perché venga attuato il passaggio da casa a casa”.

Regalo per gli appaltatori, tegola per le medie imprese – Tra gli emendamenti dei relatori Maino Marchi (Pd) e Francesco Paolo Sisto (FI), approvati in commissione, ce n’è anche uno che farà felici le aziende vincitrici di appalti pubblici: l’anticipo sul valore del lavoro sale al 20%. Un bel salto rispetto al precedente 10% e anche in confronto con il 15% ipotizzato in alcune proposte di modifica della settimana scorsa. La norma, secondo Marchi e secondo l’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance), serve per compensare le imprese delle conseguenze dello split payment, cioè il meccanismo introdotto dalla Stabilità in base al quale la pubblica amministrazione verserà l’Iva direttamente all’Erario e non più al fornitore. Quindi quest’ultimo, sostengono i rappresentanti dei costruttori – che contro lo split payment hanno lanciato anche una raccolta firme -, si troverebbe in cassa solo crediti e sarebbe esposto a ulteriori problemi di liquidità, in un contesto già difficile sul fronte dell’accesso al credito. Tuttavia questa spiegazione regge solo in parte: considerato il ritardo con cui usualmente gli enti locali pagano le fatture, è facile immaginare che l’anticipo del 20% si tradurrà di fatto in un notevole vantaggio rispetto alla situazione attuale. Peraltro, mentre chi lavora per la pa avrà diritto a questo regalo per far fronte alla restrizione del credito bancario, per le altre medie imprese la vita diventa più dura. Un emendamento del Movimento 5 Stelle limita infatti l’accesso al Fondo di garanzia del ministero dello Sviluppo a quelle che hanno meno di 250 dipendenti. La legge di Stabilità aveva al contrario disposto che anche quelle più grandi, fino a un limite massimo di 499 dipendenti, avrebbero potuto contare su quella “stampella” che facilita l’accesso ai finanziamenti.

Le concessioni ai lavoratori – Per tutto il 2015 resta al 70% l’integrazione della retribuzione persa a causa della riduzione dell’orario di lavoro legata ai contratti di solidarietà. La prima versione del decreto approvato in Consiglio dei ministri il 24 dicembre sanciva al contrario la fine del contributo aggiuntivo, pari al 10% del reddito perso, garantito finora dallo Stato per rimpolpare il 60% garantito dall’Inps o dalla cassa di previdenza privata del lavoratore. Una mezza vittoria, comunque: l’integrazione (che fino a tutto il 2013 era del 20%) varrà solo fino al raggiungimento di un tetto massimo di spesa di 50 milioni di euro e verranno privilegiati i contratti sottoscritti nel 2014. Possono invece festeggiare i professionisti con partita Iva, su cui Renzi ha riconosciuto di aver fatto “l’autogol più clamoroso” triplicando nella legge di Stabilità la loro imposta sostitutiva dopo che per effetto della riforma Fornero si erano visti pure aumentare i contributi della gestione separata Inps. Grazie alle modifiche introdotte nel Milleproroghe avranno la possibilità di scegliere, ancora per tutto il 2015, il vecchio regime “dei minimi” al 5% al posto di quello al 15% introdotto dalla legge di Stabilità. Ma con due paletti: l’opzione varrà solo per chi guadagna meno di 30mila euro e ha meno di 35 anni. Vale invece per tutti lo stop all’aumento dell’aliquota contributiva, che resta quindi bloccata al 27,72%. Ma salirà al 28% nel 2016 e al 29% nel 2017. L’onere per le casse pubbliche della marcia indietro sui minimi è quantificato in 252,2 milioni di euro in cinque anni, coperti con le risorse del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica.

Novità per assegnisti di ricerca, cervelli in fuga e personale Croce Rossa – Buone notizie anche per i titolari di assegni di ricerca e i “cervelli in fuga”. I primi, infatti, potranno ricevere fondi da università ed enti pubblici di ricerca e sperimentazione per sei anni al posto degli attuali quattro. Mentre gli incentivi fiscali introdotti nel 2010 per i cittadini italiani “che studiano, lavorano o hanno conseguito una specializzazione post laurea all’estero e decidono di fare rientro in Italia” sono prorogati fino al 2017. Altri due emendamenti vanno poi in soccorso ai dipendenti civili della Croce Rossa, il cui posto era a rischio in seguito alla prevista privatizzazione: quelli che risulteranno in eccedenza o esubero avranno diritto allo stesso trattamento riservato ai dipendenti delle Province. Vale a dire che – se il governo andrà avanti sulla linea anticipata dal ministro Marianna Madia a gennaio – verranno spostati in altri enti della pubblica amministrazione. Starà alla presidenza del Consiglio e al dipartimento della Funzione pubblica “provvedere una ricognizione dei posti da destinare al ricollocamento”. Per i richiamati militari in servizio temporaneo è invece prevista una riserva, fermo il numero complessivo di 300 del contingente destinato ai servizi ausiliari delle Forze Armate.

Più tempo per gli enti locali in dissesto. E per i cittadini con tasse arretrate – Gli enti locali in dissesto avranno tempo fino al 30 giugno 2015 per presentare la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. L’agevolazione vale sia per quelli che non lo hanno ancora inviato alla Corte dei conti sia per quanti hanno incassato una bocciatura. In più non ci saranno sanzioni per le Regioni che nel 2014 non hanno rispettato il patto di Stabilità interno ma hanno destinato al pagamento dei debiti una quota dell’obiettivo del patto di stabilità superiore al 50%. Una norma contestata dalla Lega Nord, con il governatore della Lombardia Roberto Maroni che parla di “colpo di mano” inserito ad hoc per “salvare” il Lazio, che corrisponde perfettamente all’identikit, e l’omologo Nicola Zingaretti che nega il “regalo” e risponde che la Regione in ogni caso “pagherà le sanzioni previste dalla norma pari al 2% sulle entrate”. “Graziati” anche i contribuenti che hanno perso il diritto alla rateizzazione delle cartelle Equitalia: fino a luglio potranno ancora chiedere la concessione di un nuovo piano, che potrà prevedere fino a 72 rate. L’emendamento stabilisce anche che “a seguito della presentazione della richiesta del piano di rateazione non possono essere avviate nuove azioni esecutive“.

Ultima chiamata per l’adeguamento antincendio degli hotel – Gli albergatori ottengono una nuova – “l’ultima”, garantisce il deputato Pd riminese Tiziano Arlotti, primo firmatario dell’emendamento – proroga del termine per l’adeguamento alla normativa antincendio delle strutture con oltre 25 posti letto già in possesso dei requisiti minimi previsti dalla legge. Si tratta però, stavolta, di soli sei mesi in più: dal 30 aprile al 31 ottobre. Non fino a dicembre, proprio per mettere in chiaro che non ci saranno altri rinvii. Almeno fino a prova contraria.

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