Una battuta, una come tante. Parole. Semplici parole che vanno a colpire chi la fisicità, chi il modo di essere, chi l’orientamento sessuale, chi le idee politiche o religiose. “E’ semplice ironia”, ma quell’ironia quanto può far male? Ci sono decine di storie di persone segnate dalle parole. Non parliamo chiaramente di “macchine del fango” ma di semplice battute che feriscono. Succede nella realtà quotidiana di ognuno di noi ma anche nei media nessuno si risparmia. Tra i casi recenti la battuta di Siani sul bambino sovrappeso al Festival di Sanremo, il rivolgersi a Conchita chiamandola Tom sempre sul palco dell’Ariston, oppure le battute sulla fisicità che spesso Paolo Bonolis indirizzava ai partecipandi di Avanti un altro, o i commenti dei vari opinionisti televisivi. Quando è importante il linguaggio soprattutto in video?

Personalmente non ho riso sulla battuta di Siani nei confronti per lo più di un minorenne. C’è chi urla che dobbiamo stare leggeri, prenderla con ironia, ma deridere in eurovisione un minore può passare così inosservato? Ancora calda la vicenda che ha coinvolto Gasparri nei confronti di una ragazza discriminata per la sua fisicità solo per aver difeso il suo idolo Fedez. “Oltre ai costi emotivi ed economici ben noti, i nostri risultati suggeriscono che la discriminazione in base al peso aumenta il rischio di obesità“, hanno dichiarato i ricercatori, guidati dalla Dottoressa Angelina R. Sutin, una scienziata e psicologa presso la Florida State University College of Medicine a Tallahassee. “Questo potrebbe portare ad un circolo vizioso in cui le persone che sono in sovrappeso e più vulnerabili alle discriminazioni, ricevono input che vanno a contribuire alla conseguente obesità e alle difficoltà di gestione del peso“. I ricercatori chiamano questa discriminazione “weightism”.

Ma allora quale è il confine dove l’ironia lascia il posto alla discriminazione? Sicuramente i toni sono importanti, il contesto, ma le parole sono sempre uno strumento a nostra disposizione. I bambini non hanno armi per difendersi, quindi l’ironia di un adulto verso un bambino la trovo sempre fuori luogo. E’ vero anche che ridere di se stessi e sui propri difetti è una forma di intelligenza che si ha quando si è sicuri di noi stessi. Ma quanto è difficile trovare un equilibrio? Quanto è difficile accettare che qualcuno con il sorriso sulle labbra in qualche maniera ci giudica?

“Ho lavorato per molti anni per aiutare i miei colleghi a fornire una costruttiva consulenza sulla gestione del peso”, ha dichiarato il Dr. David Katz, direttore della Yale University Prevention Research Center. “I pregiudizi o il “weightism” inflitti dai medici o dalla nostra società in generale è letteralmente aggiungere il danno alla beffa”.

L’ironia è leggerezza, se diventa in qualche modo “pesante”, allora forse è discriminazione. Il confine è labile, impercettibile. Diamo un peso alle parole. Mazzacurati diceva: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”.

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