Io sono un poeta. In questa brevissima affermazione ci sono tre tipi di delirio, il delirio dell’io, il delirio dell’essere e il delirio della poesia. Che cos’è il delirio? Uno stravolgimento del giudizio sulla realtà, così ci spiega il vocabolario. Ma che cos’è la realtà? Uno stravolgimento del delirio? Un poeta ha intitolato un suo libro di poesie Area di rigore. Quindi un delirio rigoroso?

La poesia è un ossimoro? Io sono un poeta. Io sono un ossimoro. Io sono un delirio. Uno solo? Ma non un delirio di onnipotenza, questo no, questo mi manca, ho il delirio di debolezza, mi sento debole, debole come una bolla di sapone, eppure è così assoluta e perfetta nella sua debolezza questa bolla che svolazza leggera riflettendo il proprio mondo.

Perché un idraulico può dire di essere un idraulico senza sembrare presuntuoso? Mi si accusa di presunzione. Lascialo dire agli altri se sei un poeta dicono. La colossale banalità viene ripetuta all’infinito. Perché io non posso essere altro da me? E in quanto altro non posso riconoscermi poeta? Vi sto confondendo le idee, ammettetelo. Almeno questo. Ecco, io sono uno che confonde. E sono confuso.

Ho il rigore della confusione. Un giorno vi trovate su questo blog un videoritratto, un altro giorno un autoritratto. Quindi andate in confusione, eppure non c’è niente di più semplice, la storia della pittura mi spalleggia. Riprendere se stessi è autoreferenziale? Ma io sono un abisso e quando mi riprendo scavo nel mio abisso che è anche il vostro. L’abisso è l’abisso, per tutti. Non si scappa, nemmeno una bolla di sapone può aiutarci, tutto si dissolve, e un giorno anche il mare annegherà.

Annegherà in se stesso, nell’abisso del proprio abisso. E che cosa resterà? Annegare le proprie negazioni? Affermare le proprie fermate? Dio, che delirio! Dio, ho detto Dio! Ma che cosa significa Dio? Torna la confusione, anzi, non ci aveva mai lasciati. Dal primo vagito ci con-fondiamo con il mondo. Il mondo. E forse viviamo per confondere la morte.

Il rigore della morte. Della morte che tutto con-fonde. Bene. Ma perché vi fa paura un uomo che dice: “Io sono un poeta”? Non voglio farvi paura, non voglio infastidire nessuno, io non sono un poeta, così va meglio? Io non sono un poeta. E non sono nemmeno un idraulico.

Sono pieno di perdite. Mi perdo. Mi confondo. E posto questo film che è il film di un…poeta.

Sorpresi? Non fateci caso, è tutto così confuso, ma voi avete le idee chiare? Le mie idee sono scure. E mi piacciono così. Sono un illuminista delle tenebre. Un bagliore terminale. E adoro le bolle di sapone al vento. Questa è la mia guerra trasparente contro Dio. Contro io.

Contro l’essere. Contro l’universo plurimo. Contro di voi. Contro di me. A favore di tutto e tutti. E in fondo che cos’è un poeta? Uno che fa, che fa qualcosa, qualsiasi cosa, ma con amore.

Aforisma del giorno:
Non fate morire per ultima la speranza, non è cortese lasciarla morire da sola
Articolo Precedente

Terrorismo, l’antidoto alla paura è la ‘resilienza civile’

next
Articolo Successivo

Estetica oncologica, come convivere con i segni della malattia

next