“Non cercate i risultati di un successo mondano, isolandovi in una casta che nulla ha di autenticamente ecclesiale, ma state con gli emarginati”. È la missione che Papa Francesco ha voluto affidare ai 20 nuovi cardinali. “La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, – ha affermato Bergoglio – è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione. Questo non vuol dire sottovalutare i pericoli o fare entrare i lupi nel gregge, ma accogliere il figliol prodigo pentito; sanare con determinazione e coraggio le ferite del peccato; rimboccarsi le maniche e non rimanere a guardare passivamente la sofferenza del mondo. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle ‘periferie’ dell’esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio”.

Un messaggio che non solo risponde alle critiche recenti che il Papa si è attirato anche da porporati e uomini della Curia romana, ma che si può leggere anche alla luce del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2015 dal quale dovranno uscire soluzioni concrete per l’apertura ai divorziati risposati. Francesco ha ricordato che “per Gesù ciò che conta, soprattutto, è raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio. E questo scandalizza qualcuno! Gesù non ha paura di questo tipo di scandalo! Egli non pensa alle persone chiuse che si scandalizzano addirittura per una guarigione, che si scandalizzano di fronte a qualsiasi apertura, a qualsiasi passo che non entri nei loro schemi mentali e spirituali, a qualsiasi carezza o tenerezza che non corrisponda alle loro abitudini di pensiero e alla loro purità ritualistica. Egli ha voluto integrare gli emarginati, salvare coloro che sono fuori dall’accampamento”.

Per il Papa si tratta di “due logiche di pensiero e di fede” a confronto: “La paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti. Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio. Queste due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e reintegrare”. Con una metafora significativa, Bergoglio ha sottolineato che quando Gesù guarisce il lebbroso, “non reca alcun danno a chi è sano, anzi lo libera dalla paura; non gli procura un pericolo ma gli dona un fratello; non disprezza la legge ma apprezza l’uomo, per il quale Dio ha ispirato la legge”. Così come “libera i sani dal peso dell’invidia e della mormorazione”.

Ai nuovi cardinali Francesco ha voluto indicare questa “logica di Gesù” che è “la strada della Chiesa”: “Non solo accogliere e integrare, con coraggio evangelico, quelli che bussano alla nostra porta, ma andare a cercare, senza pregiudizi e senza paura, i lontani manifestando loro gratuitamente ciò che noi abbiamo gratuitamente ricevuto”. Per il Papa, infatti, “la totale disponibilità nel servire gli altri è il nostro segno distintivo, è l’unico nostro titolo di onore!”.

Dal concistoro il neo cardinale di Agrigento, Francesco Montenegro, a proposito dei dibattito sui divorziati risposati e i gay sottolinea che “la Chiesa non può non guardare a questi suoi figli. Non è il momento delle crociate. Bisogna guardare la storia degli uomini e trovare la risposta più adeguata”. Sulle continue tragedie nella sua diocesi, a Lampedusa, meta del primo viaggio in Italia di Bergoglio, Montenegro precisa: “Non possiamo continuare a contare morti. Il Mediterraneo è diventato un cimitero. Il governo, ma tutti i tecnici, sanno cosa devono cambiare per risolvere definitivamente questa continua tragedia. Anche in Europa alcuni iniziano a dire che bisogna cambiare qualcosa. Speriamo che diventino in tanti”. Il neo porporato sottolinea, inoltre, che “Sicilia e mafia hanno fatto rima fino a oggi. È necessario ridare dignità alla nostra regione e pensare che essa diventerà la porta aperta all’Africa. La mafia c’è, ma c’è anche altro, bisogna guardare anche alle cose positive e impegnarsi di più”.

@FrancescoGrana

Articolo Precedente

Integrazione: a lezione di intercultura con il rapper Amir Issaa

next
Articolo Successivo

Sanremo 2015, mi si nota di più se lo guardo o non lo guardo?

next