Sono una brutta persona. Ho passato questa settimana a respingere assalti all’arma bianca da parte dei fan di Lara Fabian, la ultramegastar internazionale giusta sul palco dell’Ariston per deliziarci con la sua voce cristallina, reo di aver scritto su di lei un articolo che riassumeva il pensiero di buona parte degli spettatori e degli addetti ai lavori riguardo al suo nome, un enorme punto di domanda seguito da una faccia con la stessa espressione sveglia tipica di Maurizio Gasparri. Insulti, attacchi personali, giri di parole ridondanti a sottolineare la mia presunta ignoranza, sbertucciamenti che volevano essere inesorabili e che suonavano invece inquietanti. Insomma, un vero attacco all’arma bianca. Cui si sono uniti gli attacchi ben meno incisivi dei fan di altri artisti che ho osato sfiorare con il fioretto, da Nina Zilli a Jimmy il Fenomeno aka Federico Paciotti, e Bianca Atzei (no, non è vero, nessun fan di Bianca Atzei ha avuto da ridire, forse perché la costruzione di parole “fan di Bianca Atzei” non è ancora entrata nel nostro linguaggio comune, e neanche in quello fantasioso di chicchessia).

Poca cosa, comunque, nel confronto dei LaraFabians, che hanno un po’ messo a soqquadro i miei social e gli spazi del forum dei miei pezzi qui su ilfattoquotidiano.it Ho, senza ironia, fatto notare loro che se invece di attaccare me si fossero concentrati sul votare la loro beniamina, che dai loro commenti usciva più come una incarnazione vocale della Madonna che la cosa triste che abbiamo sentito noi, lì a cantare in maniera affettata un brano che, lo confesso, fatico anche solo a definire brutto, forse sarebbe planata fino alla finale, ma loro hanno proseguito, convinti con questo di arrecarmi un non ben precisato qualche danno.

Ieri sera, poi, con il tipico spirito conciliatorio che mi accompagna da sempre, ho lanciato un hashtag solitario, #larafabianstaiserena, come dire, vediamo come va a finire. Ed è andata a finire come non poteva che essere, Lara Fabian, la ulramegastar internazionale è finita in fondo alla classifica, in buona compagnia di Biggio e Mandelli, che però proprio all’ultimo posto ambivano, outsider per autodefinizione, alla Tatangelo, rea di non essersi presentata sul palco con l’outfit giusto (in quanti abbiamo rimpianto il suo spot di Coconuda delle edizioni precedenti, anche se Claudia Magrè ce ne ha regalato un altro altrettanto strepitoso) e Raf, ingiustamente punito per il suo essere sottotono, causata bronchite. Probabilmente, suppongo, i miliardi di suoi fan in giro per il mondo hanno avuto problemi a votarla con le App del Televoto e i suoi miliardi di voti ora saranno lì, dispersi nell’etere insieme ai nostri buoni propositi e agli amori infranti che oggi non potranno essere festeggiati. I voti di Sala Stampa e Giuria di Esperti, invece, non li ha proprio presi, anche loro lì a chiedersi chi sia esattamente. Lei, Lara Fabian, la Dolly Parton francofona, tornerà a salutare il pubblico alzando il pollice alla Fonzie e a fare le facce da diva in altri luoghi e in altri laghi, che da noi, anche stavolta, gli ha detto male. La sua eliminazione, lo dico sicuro di non essere creduto, mi addolora, perché in fondo mi ero affezionato all’idea di aver qualcuno da guardare con la faccia spocchiosa da hipster che ha nelle cuffiette gli Alt-J in un centro commerciale dove i Dear Jack mettono in fila migliaia di bimbiminkia per il “firmacopia”. Pazienza, me ne farò una ragione. Chi invece se ne sarà immagino rallegrata è la nostra eronia nazionale, l’astronauta Samanta Cristoforetti, unica ad aver percepito senza l’ausilio di macchinari i suoi acuti, complice la distanza dalla crosta terrestre e dal teatro Ariston di Sanremo.

Ciao Lara, insegna agli angeli il testo di Adagio, almeno loro riescono forse a capire cosa canti.

Per il resto, che dire? La gara dei giovani si è svolta esattamente come ci si attendeva, con la vittoria di Giovanni Caccamo, dato per vincitore già prima di sapere i nomi degli otto concorrenti. Fatta eccezione per le divertenti trovate messe in scena dai Kutso, che come è noto hanno un nome che è stato costantemente storpiato da Carlo Conti in omaggio a Mario Adinolfi, unici a portare qualcosa che suonasse non dico sconvolgente, ma quantomeno giovane e contemporaneo, tutti gli altri partecipanti a questa edizione del Festival hanno fatto rimpiangere gli anni in cui gli esordienti andavano in onda a tarda notte, in contemporanea con le partite di biliardo o le lezioni di fisica su Rai3.

Continua a rimanere un mistero la scelta delle vallette, perché, diciamolo, sembra che questa bizzarra decisione non abbia premiato nessuno. Arisa e Emma non hanno bucato, non sono risultate né competenti né simpatiche (fatta eccezione per quando Arisa si è presentata sul palco sotto metanfetamine), la loro presenza è paragonabile a quella di una qualsiasi velina o starlette e non credo ciò gioverà alle loro carriere canore. Rocio, invece, si è dimostrata un po’ più diligente, ma lunedì ce la saremo scordata.

Oggi c’è la finale, e a parte la vittoria de Il Volo, che potrebbe anche andare in onda in preregistrata, come certe tristi celebrazione dell’ultimo dell’anno su Mediaset, ci si chiede chi arriverà sul podio con loro. É noto che qui si tifa per Nesli, ma per senso di concretezza ci si immagina la partita sia tra Nek, Masini e i già citati Dear Jack.

Il premio della Critica dovrebbe andare a Di Michele/Platinette, sempre che Adinolfi non faccia irruzione in sala stampa. Tutto sotto controllo, insomma. Sanremo è Sanremo. Chiudo assumendo un tono serio, che poco mi si addice. Stasera sul palco salirà Enrico Ruggeri, per ricordare Giorgio Faletti, Gaber e Jannacci. La canzone che ci proporrà, inedita, era data inizialmente in gara, poi però Enrico si è sfilato, per questioni legate alla lavorazione del suo album. La presenza di Ruggeri lì, con il brano Tre signori è la medaglia che Carlo Conti dovrebbe avere sulla giacca, perché il cantautore milanese è un patrimonio della nostra cultura musicale e celebrarlo è cosa buona e giusta.

P.s: Come consuetudine, ecco il messaggio di Nesli, colui per il quale campanilisticamente si fa il tifo. Questo è il messaggio arrivato ieri, quindi fa riferimento alla serata delle cover. Domani, invece si parlerà della finale.

Buongiorno Michele o buon pomeriggio! Ma che ne so, non ci capisco più niente… ieri serata di cover, per me esperienza miova, emozione e orgoglio! Che dici, la giacca si notava? Ho letto tanti commenti positivi sul web, devo ringraziare il mio pubblico che mi sostiene qualunque scelta io faccia, sono sensibili e intelligenti, che gran fortuna che ho! Sono un po’ stanco nel fisico ma felice nello spirito! Ringrazio GOWILD, la mia squadra che mi sta aiutando tantissimo, senza di loro nulla sarebbe stato possibile. Stasera mi esibirò nuovamente. Darò il meglio!!! Grazie, ti abbraccio! Nesli, passo e chiudo”.

In bocca al lupo, compaesano. Le giacche si notano, sì,

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