Che siano i colleghi in visita di stato a Mosca o che sia lui stesso a presentarsi, dietro invito, a casa loro, le idee regalo di Vladimir Putin per gli altri uomini di stato sono sempre originali, piuttosto eccentriche e spesso oggetto di speculazioni negli ambienti diplomatici a proposito della simbologia sottesa.

Putin al Cairo incontra Al-SisiNelle foto scattate al Cairo pochi giorni fa, l’ultimo dei suoi doni fa capolino da un astuccione nero, imbottito: intorno, i notabili egiziani, abiti scuri, camicia chiara e cravatta, sono intenti ad osservare l’amico russo le cui mani, che spuntano dai polsini immacolati, stanno accarezzando con delicata destrezza l’omaggio offerto a un compiaciuto presidente Abdel Fattah al-Sisi. No, non si tratta di un vero e proprio gioiello, anche se un po’ forse lo è: l’oggetto di tante attenzioni è infatti un elegante kalashnikov, con le impugnature in legno pregiato, dai riflessi caldi, ma pur sempre un kalashnikov.

Solidarietà della Russia all’Egitto nella lotta al terrorismo? Offerta prova in vista del contratto da tre miliardi di dollari per l’acquisto di armi russe? O un piccolo show per il pubblico e la stampa occidentale che non ha mancato di rilevare la minacciosa peculiarità del pensierino?

Certo il kalashnikov sembra di più facile interpretazione rispetto, per esempio, al dono destinato nel gennaio 2006 ad Angela Merkel, alla fine dei colloqui sulle armi iraniane: un cagnetto di pezza bianco e nero che, chi l’ha visto, racconta fosse molto simile al tipico cane-premio per i vincitori al tiro al bersaglio del luna park. Sul suo significato si sono esercitati i diplomatici tedeschi e la conclusione più gettonata suggerisce il riferimento ad un episodio dell’infanzia della signora Merkel citato e reso noto da Bild. La piccola Angela, secondo il quotidiano tedesco, sarebbe stata morsicata da un cane in tenera età e l’episodio le avrebbe in seguito provocato un’istintiva reazione di paura, in presenza di cani, che persiste tuttora, in età adulta. Se il cagnetto giocattolo dovesse suscitare paura o farla passare non è stato tuttavia appurato.

Di immediata comprensione risulta invece l’omaggio del celebre lettòne all’amico premier Silvio Berlusconi, soprattutto alla luce delle rivelazioni di alcune giovani frequentatrici di palazzo Grazioli. Più sobrio ma beneaugurante e adatto all’attuale situazione del signor B. un dono recente, un’opera d’arte della tradizione russa raffigurante una scena di caccia, subito contraccambiata dall’amico italiano con una preziosa scultura di soggetto non rivelato, ma forse intuibile grazie ai ricordi di altre giovani frequentatrici di villa San Martino ad Arcore.

Fuori dagli schemi anche lo scambio di doni con l’Iran: due tigri siberiane in cambio di due leopardi persiani completi di personale competente per ricreare le migliori condizioni ambientali favorevoli alla vita e alla riproduzione. Il tutto ad maiorem gloriam del Putin ambientalista.

In controtendenza il dono a Papa Bergoglio: nulla di fantasioso, solo un’icona della Madonna di Vladimir ma con segno della croce e bacio alla stessa a beneficio dei fotografi.

Intanto, appreso dalle parole di Romano Prodi che “Vladimir Putin è molto grato che Matteo Renzi lo abbia invitato all’Expo di Milano, e spera proprio di venirci”, si accettano scommesse sull’eventuale regalo che potrebbe toccare al presidente del Consiglio italiano.

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