Cinema

Festival di Berlino 2015, magnifica e ironica la Cinderella di Branagh

Fedeltà al mito ma senza trascurare le dovute innovazioni che si concentrano nella volontà dello script e soprattutto del regista "shakesperiano" Branagh "nell'approfondimento psicologico dei personaggi. Nel cast Cate Blanchett come matrigna, Helena Bonham Carter come fata buona, Lily James come Cinderella e Richard Madden come il Principe Azzurro

di Anna Maria Pasetti

“Abbi il coraggio di essere gentile!” Se il monito è durissimo nella quotidiana realtà, neppure nel mondo delle fiabe deve riscuotere gran successo vista l’adozione a leit motiv che ne ha fatto Kenneth Branagh nella sua luminosa rilettura di Cinderella, spumeggiante finale fuori concorso della 65ma Berlinale.

Commissionato dalla stessa Disney, che lo distribuirà nel mondo nelle prossime settimane inclusa l’Italia il 12 marzo, volge a restituire la fedeltà della celebre versione animata della stessa casa di Topolino ma con attori veri, doviziosamente scelti nell’empireo maximo di Hollywood, da una ferocemente splendida Cate Blanchett come matrigna a una divertente Helena Bonham Carter come fata buona fino alla scintillante (specie nella dentatura) coppia Lily James (Cinderella) e Richard Madden (il Principe Azzurro).

Fedeltà al mito ma senza trascurare le dovute innovazioni che si concentrano nella volontà dello script e soprattutto del regista “shakesperiano” Branagh “nell’approfondimento psicologico dei personaggi e del loro agire già insito nella tradizione delle grandi fiabe”. Accorsi tutti a Berlino a raccogliersi un lungo plausometro del pubblico (anche la proiezione stampa è stata calorosamente osannata, sarà anche perché finalmente si assisteva a un sicuro happy-ending movie…) cast e troupe erano ben consapevoli di sfidare una Leggenda, un patrimonio intoccabile.

Per Kenneth Branagh si trattava soprattutto di trovare quel sottile equilibrio tra leggerezza e sontuosità senza cadere nella pomposità o nel sentimentalismo. A giudicare dalla magnifica confezione della sua Cenerentola bisogna ammettere che sia riuscito nell’impresa: la restituzione del Sogno è intatta ma con l’adeguamento alle fatali attrazioni odierne: profusione di ironia (tipicamente British di cui quasi l’intero cast porta cittadinanza, ad esclusione di Her Majesty Blanchett…), uso mirabolante della tecnologia per le trasformazioni della zucca in carrozza/carrozza in zucca con annessi e connessi, costruzione dei mitici topini parlanti attraverso creature digitalmente generate che sembrano assolutamente vere e un’eccellenza assoluta nella cura “visual”, su cui spiccano le geniali creazioni della costum designer premio Oscar Sandy Powell e le scenografie del nostro Dante Ferretti. E diciamolo, nessuna signora o signorina sul globo resisterà – vedendo il film – alla stralucenti scarpette di cristallo (puro Swarovski) diventate il simbolo di Cenerentola.

Un film sensuale (più del freddo Cinquanta sfumature di grigio…), favoloso nell’etimologia del termine e avvalorato da interessanti citazioni da ogni dove. Una su tutte la fascinosa Cate Blanchett novella Norma Desmond a dominare il prefinale da una fiabesca scalinata. La diva, da parte sua, non ha mancato di suscitare uno scrosciante applauso alla conferenza stampa quando ha ha galantemente sorriso facendo il verso ai tiraggi di chirurgia plastica a chi le chiedeva “Ma come, non è lei a interpretare Cinderella?”

Il trailer di Cinderella

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