Il quartiere a luci rosse a Roma non si può fare semplicemente perché significherebbe favoreggiamento della prostituzione. A dare un primo stop al progetto è il prefetto della Capitale Giuseppe Pecoraro: “Non si possono fare, perché significherebbe ammettere la prostituzione, cioè dire che la prostituzione è lecita”. Alle parole del prefetto si aggiungono quelle che arrivano dai sacri palazzi aldilà del Tevere: “Indigna la decisione di istituire aree a luci rosse nel quartiere Eur di Roma – scrive l’Osservatore Romano – Ci sconvolge questa decisione che è espressione dell’incapacità di guardare in faccia il fenomeno nella sua complessità e drammaticità, di prendere misure adeguate per contrastare il traffico, di operare, anche e soprattutto a livello culturale, contro la mercificazione delle donne per farne oggetto di possesso, di profitto o di piacere”. L’editoriale è a firma suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’associazione Slaves no More (Basta schiavi). Suor Bonetti ricorda che l’8 febbraio, festa di santa Giuseppina Bakhita, è stata celebrata la prima giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani e le forme di schiavitù e sfruttamento, “fortemente sostenuta dal Papa”.

Intanto si scatena il dibattito politico. Forza Italia presenterà alla Procura un esposto in cui si ipotizza il reato di favoreggiamento della prostituzione. Si divide il Pd, azionista di maggioranza in Campidoglio. Sono in tanti a frenare sulla proposta del presidente democratico del IX Municipio Andrea Santoro. Fortemente contrari diversi consiglieri comunali che prendono le distanze dall’idea di una Roma come Amsterdam. “Non credo che l’istituzione tout court di alcune zone a luci rosse possa risolvere la questione della prostituzione, anzi, potrebbe far addirittura apparire legittimo un fenomeno che va contrastato” dice la vice capogruppo in Campidoglio Giulia Tempesta. Dice no anche Daniela Tiburzi, che chiede al sindaco Marino di istituire una commissione capitolina speciale per studiare le soluzioni al fenomeno della prostituzione. Magari “coinvolgendo direttamente le prostitute – dice -, le associazioni che operano nel mondo dell’emarginazione e della povertà e le forze dell’ordine”. “Molti esponenti del Pd hanno già aderito all’appello dell’Associazione Rising-Pari in genere – dice il suo collega Gianni Paris – ed oggi sono ancora più fermi nel dire no”.

Per mercoledì 11 è prevista una riunione al Nazareno con il commissario del Pd di Roma Matteo Orfini – presidente nazionale del partito – e da lì “uscirà la posizione” ufficiale dei democratici. Santoro, che presto presenterà tutta la documentazione al sindaco Ignazio Marino, difende il suo progetto. “Siamo in un momento in cui possiamo davvero cambiare le cose – scrive su Facebook – Possiamo essere quelli che riescono a dire basta alla tratta di vite umane. Siamo stati eletti per fare le cose, non per dirle. Perché il più grande regalo che possiamo fare al racket di ‘Mafia Capitale’ che gestisce la prostituzione sul territorio è lasciare tutto così com’è”. Durante la giornata del 10 febbraio l’ipotesi sarà discussa da Marino con gli assessori.

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