Ricordare, in latino, rappresenta l’azione di riportare al cuore. Qualche giorno fa si è ricordata la vergogna dell’Olocausto. In questo post proverò a tendere un filo tra Uniti per forza, del giornalista Federico Pirro, Sud a caro prezzo di don Tonino Bello e il ricordo dell’Olocausto.

Pirro-cannavaleQuando terminai di leggerlo, andai a incontrare l’autore a Gravina di Puglia, dove Pirro rinnovava la memoria della Shoah in un toccante evento poetico-musicale dal titolo “Le fanciulle di Auschwitz”. Volevo stringergli la mano, quasi per ringraziarlo della bella esperienza di lettura. Mi ritrovai a farlo per aver sentito nel cuore la fitta gelida conseguente alla rievocazione degli eventi tragici in cui nella storia si accese il buio. Della coscienza, della luce, della speranza.

Non parlerò dei capitoli del libro dedicati a ricche e documentate descrizioni del “furto del millennio” perpetrato dai Savoia ai danni del Banco di Napoli (443 milioni di ducati d’oro, oltre il 60% del patrimonio di tutti gli Stati preunitari), del tradimento di 2300 ufficiali borbonici, le tappe tristi dell’impoverimento progressivo di Napoli che, da dignitosa capitale europea, fu ridotta a città di emigranti (nel 1861 dal Sud emigrarono in 5.525. Nel 1873 erano già in 26.000). O dell’impressione suscitata dal processo di unificazione in personaggi come Napoleone III: “Il governo borbonico non ha commesso in cento anni gli errori e gli orrori che gli agenti del governo d’Italia hanno consumato in un anno solo”.

Ricorderò, invece, le pagine in cui si fa menzione degli episodi tragici del periodo della Resistenza che illuminarono di eroismo il nostro Sud: la fucilazione dei Vigili Urbani (e dei due netturbini) di Barletta per mano dei nazisti e la condanna a morte dell’eroico Generale Bellomo, che difese la città di Bari proprio dalla furia distruttrice dei nazisti in fuga verso il Nord. Per quella fucilazione di massa, e per il sangue versato nella difesa della città, Barletta è stata insignita della Medaglia d’oro al Merito Civile.

Barletta-Cannavale

O la cronologia frenetica delle Quattro Giornate di Napoli, che si liberò dall’occupazione nazista prima ancora che giungessero gli Alleati, dopo aver offerto un contributo di sangue di 25000 vittime nei bombardamenti tra il 1940 e il 1943. Napoli fu insignita della Medaglia d’oro al Valor Militare.

Ecco che un saggio interessantissimo, che rilegge criticamente un secolo e mezzo di storia del Sud, sembra fermarsi di fronte allo scenario horribilis dell’Olocausto. Mentre il Sud non stava a guardare e combatteva la sua dignitosa lotta per la libertà.

Bello-CannavaleLo stesso Sud a cui parla don Tonino Bello nel suo Sud a caro prezzo (ed. La meridiana). Quel Sud che può cambiare solo cambiando la testa dei meridionali, come scrive Guglielmo Minervini nella sua introduzione. La ricetta di Don Tonino, inutile a dirsi, è quella dell’apertura a chi sta peggio, ai popoli dei migranti, non quella dell’inseguimento di modelli altri da vestire come abiti scomodi e inadatti. La disponibilità ad accogliere è l’unica via per prendere slancio, secondo il vescovo salentino, “perché l’anima del despota ci dorme sempre dentro, anche a nostra insaputa”. E le pagine del libro paiono parlare ai nostri tempi, profeticamente, quando si legge “Di fronte a questo esodo di popoli alla deriva, paragonabile solo a quei massicci smottamenti etnici che la storia ha conosciuto come invasioni, occorrerebbe un atteggiamento ben diverso dall’enfasi della sindrome repressiva”. Il migrante è “l’allegoria del nostro precariato, l’emblema della nostra mancanza di patria. È la personificazione del buio oltre la siepe”. Mons. Bello fa rimbalzare il dualismo Nord-Sud italico al “densificarsi delle tristezze e delle angosce sull’asse Nord-Sud della terra”. Disgregazione dei modelli culturali, disoccupazione giovanile e tragici risvolti delle migrazioni di massa fanno del problema del Mezzogiorno una “questione morale”, perché le “profonde disuguaglianze “offendono la giustizia ed esasperano il modello di una Italia a due velocità”.

Spiegando molti di quei divari in questo modo: “Perché la situazione di squilibrio del Mezzogiorno nasce sostanzialmente da una fonte ad altissimo inquinamento etico: la considerazione del mercato come realtà vincente sull’uomo e sulla solidarietà tra gli uomini”.

Ricordare è la premessa di progettualità dell’accoglienza. Per attenuare i divari e sconfiggere i penosi accalappiatori dei consensi di pancia, mossi dalla paura.

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