Tre scrutini non bastano. Che sia questo il destino di Sergio Mattarella? L’11 ottobre del 2011 il professore presta giuramento come nuovo giudice delle Corte costituzionale di fronte a Giorgio Napolitano e agli allora presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani. Eletto dal Parlamento dopo tre fumate nere, Mattarella la spunta alla quarta votazione grazie al quorum ridotto a 571 voti. Quorum che il candidato supererà per una sola preferenza. “Il Pd non riesce a mettersi d’accordo nemmeno sulla nomina di un giudice costituzionale”, è l’attacco rivolto in quelle ore dall’allora segretario del Pdl Angelino Alfano. I rumors punteranno il dito contro i domocratici, incapaci di arginare una fronda di ex diessini che fino all’ultimo avrebbero provato a spingere il nome di Luciano Violante., titolare di 65 preferenze al quarto scrutinio. Accuse respinte dai vertici Pd e dalla stampa vicina ai democratici, che nelle incertezze di quei giorni legge piuttosto la volontà della maggioranza di spaccare il partito, strumentalizzando il nome di Violante. Nelle cronache rimane agli atti il disappunto del Colle, che fece intendere la necessità di giungere presto all’elezione

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