Sono più che raddoppiate, lo scorso anno, le richieste all’Antitrust per ottenere il cosiddetto rating di legalità, bollino blu per le imprese “virtuose” grazie al quale di ottengono facilitazioni nell’accesso a finanziamenti pubblici e al credito bancario. Le domande presentate al’authority sono state 402 contro le 142 del 2013. Secondo il presidente Giovanni Pitruzzella “il trend conferma la validità e l’efficacia di un meccanismo premiale in funzione della trasparenza e della libera concorrenza” e, “insieme alla repressione e alla punizione dei reati, è il miglior antidoto contro quella tassa occulta che è rappresentata dalla corruzione“.

Approvato dal Parlamento alla fine del 2012, il rating di legalità è lo strumento con cui l’autorità garante della concorrenza attribuisce un punteggio, da una a tre stellette, alle aziende con un fatturato superiore ai 2 milioni di euro che rispettano una serie di requisiti giuridici e di qualità. Per ottenere una stella, il titolare dell’azienda e gli altri dirigenti non devono avere precedenti penali per i reati di illecito amministrativo e per i principali delitti contro la pubblica amministrazione nonché per reati tributari, né aver subito condanne o essere sotto processo per reati di stampo mafioso. L’impresa non deve inoltre aver commesso illeciti amministrativi e non deve essere stata condannata nel biennio precedente per illeciti Antitrust e in materia di tutela del consumatore. E deve effettuare pagamenti oltre i mille euro solo con strumenti tracciabili. Per un punteggio più alto, il regolamento indica altri sei requisiti: dal rispetto dei contenuti dei Protocolli di legalità sottoscritti dal ministero dell’Interno, Confindustria e Lega delle cooperative all’uso di sistemi di tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori a quelli fissati dalla legge passando per l’adozione di forme di corporate social responsibility. A chi ne rispetta la metà vengono concesse due stellette, a chi li mette in atto tutti tre, il livello massimo.

Dall’entrata in vigore del regolamento sono stati attribuiti 271 rating, pari il 50% delle richieste. I dinieghi sono stati 12. Le richieste considerate non valutabili, perché il fatturato delle aziende non raggiungeva la soglia minima, sono 64 mentre sono 173 quelle in corso d’esame. Per la maggioranza, le richieste provengono dal Nord (43,3%), rispetto al 22% del Centro e al 31,7% del Mezzogiorno (Sud e Isole). Circa l’80% delle imprese che hanno richiesto il rating ha un fatturato tra i 2 e i 50 milioni di euro. Sono meno del 3% invece quelle che hanno un volume d’affari superiore ai 300 milioni. Il 78% ha meno di 100 addetti, contro un 3% che ne occupa più di 1.000. Circa il 25% delle imprese richiedenti opera in settori notoriamente “sensibili”, come l’edilizia, le costruzioni, il trasporto merci e persone e lo smaltimento dei rifiuti.

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