Un gruppo terroristico affiliato all’Isis ha rivendicato gli attacchi coordinati che giovedì hanno causato almeno 32 morti e 59 feriti fra le forze di sicurezza egiziane nel Sinai settentrionale. Nel mirino dei terroristi erano finiti una base militare, un hotel, un club della polizia e alcuni posti di blocco. Attaccata anche la sede – ormai distrutta – del giornale statale Al-Ahram, che si trova nella città di el-Arish. La rivendicazione compare su un account Twitter riconducibile agli Ansar Bait al-Maqdis (‘Partigiani di Gerusalemmè), principale gruppo jihadista egiziano basato nella penisola e da poco ribattezzatosi ‘Stato del Sinai’ nel quadro di un’alleanza con lo Stato islamico insediatosi fra Iraq e Siria.

Il gruppo ormai si definisce solo Wilayat Sina (‘Stato del Sinaì), e nel messaggio rivendica un “grande attacco simultaneo” nei centri di Al Arish, Sheik Zuweid e Rafah (la città alla frontiera con Gaza). I terroristi suddividono l’attacco in quattro tronconi: uno “contro il battaglione 101 Dayet el Salam con tre autobomba”; gli altri tre contro posti di blocco nelle tre città indicate. Fin da subito i media avevano attribuito l’assalto ai ‘Partigiani di Gerusalemmè. Il bilancio delle vittime si conferma di poco inferiore a quello dell’autobomba con successivo attacco che, rivendicato dagli Ansar sempre nel Sinai settentrionale, in ottobre fece almeno 31 morti risultando il più micidiale del precedente anno e mezzo.

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha interrotto anticipatamente la sua visita ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, dove si trovava per il summit dell’Unione africana. Al Sisi parteciperà alla seduta inaugurale del vertice Ue e poi torna al Cairo, è stato precisato in prima mattinata. “L’Egitto conduce una guerra contro la più grande organizzazione segreta” esistente e “vendicherà i propri martiri”, ha detto il presidente.

Il primo ministro egiziano, Ibrahim Mahlab, riferendosi agli attacchi nel Sinai ha esortato Stati e organizzazioni per la difesa dei diritti umani “a prendere nota e a testimoniare i sacrifici dell’Egitto di fronte al terrorismo”. Mahlab, in una dichiarazione, ha sottolineato che i sacrifici egiziani puntano a difendere il mondo intero dal terrorismo. L’appello giunge dopo mesi di critiche da parte di istituzioni internazionali, ong e governi circa violazioni dei diritti fondamentali in Egitto.

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