“La cosca Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, aveva entrature in Cassazione e nel mondo ecclesiastico”. Lo ha rivelato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo nel corso della conferenza stampa che per illustrare i dettagli del provvedimento di fermo eseguito stamattina nell’ambito della più vasta operazione dei carabinieri, coordinata dalle Procura distrettuale di Bologna e Brescia, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. Trentasette persone sono state arrestate dai carabinieri di Catanzaro. Stando alle indagini il locale di ‘ndrangheta di Cutro stava per diventare il punto di riferimento delle cosche del crotonese. Il boss assoluto era diventato Nicolino Grande Aracri che, secondo gli inquirenti, aveva intenzione di costituire una grande provincia in autonomia a quella reggina. La cosca Grande Aracri si era rivolta anche un monsignore in Vaticano per far trasferire un affiliato da un carcere del nord Italia a quello di Siano a Catanzaro. “Come le cosche di Reggio Calabria si sono infiltrate in Lombardia, – ha aggiunto il procuratore Lombardo – quelle del crotonese oggi comandano in Emilia Romagna” di Lucio Musolino

 

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